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Qualche tempo fa, e con non poca sorpresa, mi è capitato di leggere il saggio "I Sardi di Vittorio Emanuele I e Carlo Felice" (link) interessante e originale lavoro (frutto di una certosina ricerca negli archivi di Stato di Torino) che vuole analizzare il (non molto conosciuto) contributo della gente di Sardegna alle armi sabaude ante Unità d'Italia.
L’autore, Alberico Lo Faso di Serradifalco, è un generale dell’esercito in pensione (con simpatie monarchiche? ed importanti esperienze nei Servizi) che ha all’attivo diverse altre pubblicazioni storiche a rilievo militare.
Frequenti nel saggio i rimandi al Rgt. fanteria di ordinanza Sardegna (cui è dedicata la parte della mia collezione che qui presento).
E non potrebbe essere diversamente, posto che la Sardegna (pur parte dei possedimenti di casa Savoia dal 1720) fino al 1848 (anno della cosiddetta fusione perfetta con i territori di terraferma dei Savoia) era esentata, per espressa previsione del trattato di Londra (che aveva concesso il Regno di Sardegna ai Savoia), dalla coscrizione militare e che quindi, in tale periodo, nella sostanza, il Rgt. fanteria di ordinanza Sardegna (fondato a Cagliari nel 1744) era, in pratica, la via di accesso privilegiata dei Sardi ai ranghi dell’Esercito.
Il "Sardegna", infatti, era un reggimento professionale composto, dopo i primi anni, in massima parte (se non esclusiva) da volontari (soldati e ufficiali) sardi.
Ed allora, senza qui poterne ripercorrere per intero la storia, mi piace ricordare, a riprova della considerazione in cui era tenuto il reggimento, le parole rivolte al suo comandante (col. De Candia) dal Re Carlo Felice nel 1821 (al termine della rivolta militare che,come noto, interessò buona parte dei reparti militari quell'anno):
".. l'ottima condotta del reggimento.. tenuta nelle tristi vicende che afflissero il Piemonte e le vive dimostrazioni di devoto attaccamento date...sono per noi motivi di una verace soddisfazione e nuovi titoli alla stima ed all'affezione che già ben grandi avevamo per codesta onorata truppa, della quale ci rammenteremo sempre con piacere di aver avuto personalmente per molti anni il superiore comando...".
Occorre del resto ricordare che, nel 1816, il reggimento, per diretta scelta del sovrano (grato per la sua opera ai tempi "dell'esilio in Sardegna"), aveva assunto la denominazione di Reggimento Cacciatori Guardie e così il rango di "Guardie" (che fra i reparti dell'Armata spettava solo al mitico Reggimento Granatieri).
In questa linea, nel 1832, il "Reggimento dei Sardi" andò a formare, con i Granatieri, la Brigata Guardie (fior fiore dell'Armata).
Torino, Genova, Cagliari, Nizza e Alessandria le principali sedi del reparto negli anni.
E venne il 1848 e la I guerra d'indipendenza; in battaglia a ciascun reggimento Granatieri (portati nel frattempo a due) fu assegnato un battaglione del "reparto dei sardi".
Pastrengo, Santa Lucia, Valeggio, Milano (viali fra Porta Romana - Porta Vicentina e fra Porta Romana - Porta Tosa) le battaglie in cui furono schierati i nostri "tenendo comportamento ammirabile" (naturalmente testimoniato anche dalle ricompense al valore riconosciute a ufficiali e soldati).
Ma parlavo di sorpresa dalla lettura del saggio, cerco di spiegarmi allora.
Vi si legge che, nel 1859, a seguito dell'annessione della Lombardia, si decise di procedere alla costituzione di 10 nuovi reggimenti di fanteria e fra questi ben 5 (!!) furono affidati al comando di ufficiali sardi (naturalmente nell'attuale accezione geografica del termine e non quindi con riferimento al nome ufficiale dei sudditi dell'allora Regno di Sardegna).
Se si pensa che, all'epoca (il dato, naturalmente, cala ulteriormente con l'annessione della Lombardia), gli abitanti della Sardegna rappresentavano solo il 12% della popolazione del Regno sabaudo e si ha a mente quanta importanza dava allo strumento militare e relative gerarchie la monarchia del tempo, credo non se ne possa che ricavare l'esistenza di una particolare considerazione in cui erano tenute le virtù militari dei sardi.
E così, abituati per il periodo in questione dalle letture in gioventu' (di deamicisiana memoria, per intenderci) ad associare i sardi... ai tamburini, ci si ritrova improvvisamente con una forte presenza, invece, di comandanti chiamati ad assumere ruoli importanti in fase delicatissima per i progetti del Regno.
Evidentemente, allora, il Rgt. fanteria di ordinanza Sardegna fu una buona fucina per questi bravi soldati. Onore a loro, anche se dimenticati.
Descrizione dei soldatini (da sinistra verso destra per chi guarda):
Riccardo Boi 28.10.2014 |
P.S.
Difficile non pensare al precedente del "Sardegna" come ispirazione per la nascita della mitica Brigata Sassari nella prima guerra mondiale (pur essa a "leva sarda", si ricorderà).
In realtà, però, la storia militare non riconosce continuità fra le due unità.
Il "Sardegna", infatti, (che nel frattempo, come già ricordato, aveva assunto, ferma la Sardegna come bacino di reclutamento, la nuova denominazione di Cacciatori Guardie) nel 1852 si fuse con i due Reggimenti Granatieri della Brigata Guardie (5 compagnie del "Sardegna" confluirono nel primo reggimento Granatieri ed altrettante nel secondo).
A perenne ricordo dell'antico e valoroso "Sardegna" il reparto dei Granatieri assunse quindi il nuovo nome di Brigata Granatieri di Sardegna.
E' quindi questo reparto che ha ereditato e conserva bandiere e tradizioni del "Sardegna" (oltre, naturalmente, quelle dei Granatieri).
Bandiera colonnella del reggimento d'ordinanza Sardegna (al centro i quattro mori affiancano le aquile sabaude).
Su intervento del Presidente Cossiga, sul finire degli anni 80, alla Brigata Sassari fu concesso (come tradizione solo per i più antichi reggimenti nel nostro esercito) l'uso di bandiera colonnella che evidentemente si rifaceva a questo vessillo. Come detto, però, le tradizioni del "Sardegna" sono custodite dai Granatieri e quindi l'operazione non era storicamente corretta.
18 febbraio 2014, Roma, Basilica di Santa Maria degli Angeli.
I Granatieri, in armi e in gran tenuta storica, celebrano cerimonia di suffragio in onore di Don Alberto Genovese, duca di San Pietro che (figlio del nobile sardo fondatore del reggimento fanteria Sardegna, don Bernardino Antonio Genovese e a sua volta comandante del reggimento) nel 1766 riservo' per gli orfani, le vedove e la banda del reggimento cospicuo lascito testamentario.
Con la fusione del 1852 fra reggimento Sardegna e Granatieri, il lascito e i relativi impegni di riconoscenza verso il duca sono stati ereditati dai Granatieri.
La cerimonia dal 1766 a tutt'oggi si è sempre tenuta, anche se i reparti erano coinvolti in azioni belliche (beh, e' bello avere conferma che la parola data continua ad aver valore. Almeno per alcuni).
Nella foto, al centro, con l'uniforme bianca, gli uomini che rievocano l'antico reggimento Sardegna.