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Sibari (Sybaris) importante città della Magna Grecia sorgeva sul mar Ionio, affacciata sul golfo di Taranto, tra i fiumi Crati (Crathis) e Coscile (Sybaris), attualmente riuniti a circa 5 km dal mare, ma una volta con foci indipendenti.
La grande Sibari venne fondata attorno al 720 a.C. da greci provenienti dall’Acaia, una regione della Grecia meridionale.
“Sibarizzare” significava per gli antichi Greci: “vivere nel lusso come i Sibariti”.
Infatti, sfruttando la fertilità della piana, gli abitanti di Sibari seppero assicurarsi una vita immersa nel lusso e nell’ozio, a cui si accompagnavano eccessi e stravaganze tali da renderli odiosi ai contemporanei.
Ben presto Sibari estese il proprio potere non solo sulla pianura e le alture circostanti ma anche sulla costa tirrenica, fondando prima Lao e Sidro e poi Posidonia, che diverrà in età romana Paestum.
Alleata dapprima con Crotone, partecipò alla distruzione di Siri, ma a sua volta venne rasa al suolo da Crotone nel 510 a.C. Il motivo del conflitto sembra sia stato la differenza di regime politico delle due città: a Crotone gli aristocratici seguaci di Pitagora, a Sibari i popolari guidati dal tiranno Telys.
Dopo la grande battaglia avvenuta nel 510 a.C., a cui avrebbero partecipato 300.000 Sibariti e 100.000 Crotoniati, tra cui Milone, l’atleta sette volte olimpionico, i vincitori decisero di deviare il corso del fiume Crati, perché ricoprisse le rovine della città sconfitta cancellandone ogni traccia ed impedendone la ricostruzione.
Solo nel 444 a. C. gli Ateniesi, per volere di Pericle e con il concorso di Greci da altre città, fondarono Turi sulle rovine di Sibari. La città venne ricostruita sulla base del progetto del famoso urbanista Ippodamo da Mileto.
Il Figurino
Il pezzo è un celebre figurino scolpito da Adriano Laruccia per Pegaso, e rappresenta un oplita greco equipaggiato con elmo di bronzo di tipo “corinzio” che riparava anche il collo, corpetto dotato di lamine di protezione in bronzo, scudo in legno rinforzato esternamente con una lamina di bronzo, schinieri in bronzo, lancia puntuta da entrambe le parti e spada corta.
La pittura del figurino è volta a voler rappresentare un oplita Sibarita riconoscibile dalla decorazione dello scudo sul quale ho riprodotto l’immagine del toro che guarda indietro riportata sullo statere in argento della città di Sibari risalente al VI sec. a.C.
Per la pittura ho utilizzato colori acrilici Vallejo e Maimeri, gli incarnati e le parti in cuoio naturale dopo la pittura ad acrilico hanno subito un trattamento con trasparente acrilico satinato della Lifecolor dato in più mani molto diluite; le parti in bronzo sono state dipinte con una mescola di inchiostro tipografico color oro e terra d’ombra bruciata ad olio progressivamente schiarita con l’aggiunta di inchiostro dorato.
Ho provato ad ottenere un oplita impegnato in azioni belliche, pertanto ho sporcato il vestiario con lavaggi di terra d’ombra bruciata e beige ad acrilico.
Le ammaccature dell’elmo e del bordo dello scudo, sono state riprodotte accostando tratti scuri (bronzo base + terra d’ombra bruciata ad olio) con tratti chiari (bronzo base + argento Model Master).
Dipingere un figurino che rappresenta un soggetto che appartiene alla storia del territorio in cui vivo è stato per me particolarmente stimolante. Sarà interessante in futuro riprodurre altri soggetti riconducibili ad altre città calabresi della Magna Grecia.
Considerato che non ho molte occasioni di confrontarmi con altri figurinisti mi farebbe particolarmente piacere ricevere critiche e consigli, pertanto ringrazio anticipatamente chiunque voglia esprimerne.
Riferimenti:
“Sibari e la ricchezza in Magna Grecia” a cura dell’Istituto Italiano Archeologia Sperimentale
“Gli Antichi Greci” - Eserciti e Battaglie n. 45 - Edizioni del Prado.
Museo Archeologico Nazionale della Sibaritide.
Bellissimo lavoro. Complimenti Antonio
Ciao Antonio, premesso che non sono assolutamente un figurinista, modellisti che ammiro immensamente per le capacità che tu stesso hai dimostrato con i tuoi lavori visti nella tua galleria, ma un semplice aeroplanaro, convertito da poco al "lato oscuro del modellismo", come amo chiamare i mezzi di terra; ho ammirato i tuoi fantastici lavori, ricchi di particolari storici incredibili: tuniche, insegne, scudi, cimieri... veramente molto realistici.
Forse mi è scappato, in che scala sono i tuoi lavori?
Complimenti, Ezio