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Problema costante del Regno di Napoli (ma in realtà di tutti gli stati satelliti del regime napoleonico) fu sempre quello di trovare truppe sufficienti per le ambizioni del proprio sovrano e per le pretese dell’Imperatore.
Si consideri che Murat doveva mettere a disposizione di Napoleone 16.000 fanti e 2.500 cavalieri! Arrivato nel regno appena assegnatogli nell’agosto 1808, Murat troverà due soli reggimenti di fanteria di linea, per di più incompleti in quanto parecchi reparti erano partiti per la Spagna a supporto di quella disgraziata campagna.
Già nel 1807 Giuseppe Bonaparte, fratello maggiore di Napoleone e predecessore di Murat sul quel trono, aveva dovuto bandire una leva (sgraditissima alla popolazione!) per rimpolpare i quadri troppo esigui dell’esercito partenopeo.
La chiamata, però, aveva fruttato solo 6.000 reclute rispetto alle 32.000 previste.
Primo impegno del nuovo sovrano sarà, pertanto, di potenziare le truppe e migliorarne la qualità.
Nel 1809 viene ordinata la costituzione del 3°, 4° e 5° reggimento di fanteria, gli ultimi due su base regionale (Abruzzo e Calabria).
L’anno successivo un decreto del 10 dicembre stabilisce che il reggimento della Guardia Municipale di Napoli sia trasformato nel 6° di linea.
Il 7° di linea nasce poco dopo, con decreto del 17 dicembre 1810, incorporando il Corpo Reale Africano, un reparto di colore già al servizio francese dall’agosto 1806.
Questo reparto era nato nel 1803 come “Corp des Pionniers Noirs” ed era formato da negri provenienti dall’isola di Haiti, prigionieri o collaborazionisti venuti in Francia al ritorno della spedizione di Leclerc contro gli schiavi ribellatisi ai coloni francesi.
Il corpo era formato da due battaglioni di 5 compagnie ciascuno che da lavoratori militarizzarti impegnati in lavori di fortificazione vengono poi inquadrati come veri e propri soldati nel Reggimento Reale Africano e che vengono supportati anche da coscritti napoletani che, nel tempo, saranno sempre più numerosi.
Ho subito sostituito la testa con quella “uomo di colore” di Mussini sulla quale ho scolpito la barba, caratteristica indispensabile per uno zappatore.
Ho quindi realizzato il colbacco con tanto di fiamma e pennacchio.
Ho poi abbassato una spalla (quella appoggiata al fucile) e sostituito ambedue le braccia con altre più adatte ai miei scopi.
Con lamierino di piombo tagliato a misura ho fatto il caratteristico grembiule, adattandolo nella giusta posizione e stuccando nelle parti di congiunzione.
Quindi è stata la volta della cintura con le asole per le pistole.
Infine ho dotato il mio soggetto dell’apposita custodia porta ascia, che pende dalla schiena.
Ho quindi lavato il figurino con un pennello intriso di essenza di petrolio e steso una mano di primer grigio a spray.
La miniatura è stata dipinta con colori ad olio su base acrilica, come mia abitudine.
Il particolare tipo d’incarnato è stato realizzato con una base di terra d’ombra bruciata, cui ho aggiunto dell’ocra e una punta di arancio per le prime luci e giallo di Napoli per le massime.
Per le ombre ho aggiunto blu indaco alla terra ombra bruciata di base.
Davide Chiarabella [Models Soldiers for collectors] 25.03.2011 |