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Der Rot Baron - Ezio Bottasini

Manfred von Richtofen "il Barone Rosso"




Il nome del Rittmeister (Capitano di cavalleria) Barone Manfred Siegfried von Richtofen, comandante dello JG 1, durante la Grande Guerra, viene collegato automaticamente al Fokker Dr I Dreideker (velivolo triplano n.d.a.), il folclore popolare, ne fece un connubio indissolubile, anche se nella realtà, solo 19 delle 80 vittorie confermate di Richtofen vennero conseguite al comando di questo piccolo e agile triplano.
Nato a Breslavia il 2 maggio 1892, entrò all’età di undici anni nella scuola militare di Walstatt; dopo aver frequentato l’Accademia militare Reale di Lichterfelde, divenne ufficiale di cavalleria e assegnato nel 1912 a un reggimento di Ulani nella Prussia Orientale, dove si troverà allo scoppio della guerra.
La domanda per essere assegnato all’aviazione fu accolta il 10 giugno 1915, ed assegnato alla 6° Fliegerabteilung, come osservatore.
Il primo combattimento aereo, a colpi di fucile, sostenuto dal futuro asso, avvenne il 1° settembre 1915.








L’incontro con Osvald Boelcke, decise il futuro di Richtofen; impressionato dalle qualità di Boelcke, colui che sarebbe diventato l’asso degli assi tedesco della “Grande Guerra” ed anche l’asso assoluto della stessa guerra), decise di diventare pilota da caccia.
Dopo aver imparato i rudimenti del pilotaggio, Richtofen effettuò il primo volo da solo nell’ottobre del 1915, dopodichè entrò alla scuola di pilotaggio di Doberitz. Dopo aver ottenuto il brevetto, l’aviatore riuscì ad abbattere un Neuport francese il 26 aprile 1916.
Il 16 gennaio 1917, in occasione della 16° vittoria, venne insignito del più ambito degli ordini militari tedeschi: la croce “Puor le Merite”, più popolarmente conosciuto come Blue Max.
Insieme al fratello Lothar, che era entrato in aviazione nel 1916, seminò il terrore tra i piloti del Royal Flyng Corps, durante il mese di aprile 1917, abbattendo in due trentacinque aerei britannici (15 Lothar e 20 Manfred). Al ritorno da una licenza, dopo l’abbattimento ed il ferimento del fratello, in una settimana abbatté quattro aerei nemici; nel giugno0 1917, portò a 56 le sue vittorie.
Diventato ormai l’asso degli assi, colui che sarebbe passato alla storia come il “Barone Rosso” per il colore col quale fece verniciare prima il suo Albatros e poi il suo Fokker, rimase ferito alla testa nel luglio 1917, durante un combattimento con aerei inglesi. Quella sarebbe potuta essere l’occasione, come gli era stata proposta dai superiori e dal Kaiser in persona, per smettere di volare in prima linea.
Richtofen rifiutò categoricamente, non se la sentiva di mettere al sicuro la sua vita, quando i suoi compagni la continuavano a rischiare al fronte.
Neppure le forti emicrania conseguenti alla ferita riportata lo fermarono.












A quel tempo aveva incominciato a volare sul triplano Fokker Dr. I, fu così che riuscì nel marzo e aprile 1918 ad accrescere il numero delle sue vittorie fino ad 80.
Manfred von Richtofen, il “Barone Rosso”, incontrò la morte il 21 aprile 1918, a bordo del suo Dr. I 425/17 interamente di colore rosso, nel corso di una missione, attaccati da Sopwith Camel, i tedeschi dovettero rompere la formazione e ne seguì uno scontro confuso. Il Fokker di Richtofen raggiunto dal fuoco nemico, picchiò verso terra, perse il carrello principale e si schiantò.
Il corpo dell’aviatore venne ritrovato intatto, il cuore spaccato da una pallottola.
Sul suo diario dal titolo “Ich bin der Rot Baron” (Io sono il Barone Rosso), che fa trasparire la sua vera personalità; dopo aver esaltato la temerarietà e l’ardimento ad oltranza, nell’ultima pagina scriveva:
“…Ora dopo ogni duello aereo mi sento come un caneE’ questa la vera guerra secondo me…”








Dal punto di vista modellistico, la riproduzione del triplano rosso di Richtofen, un po’ come per gli aerei di altri grandi e famosi “Assi” (Baracca, Bong, Hartmann, Sakai, Gorrini,…), è un classico che difficilmente manca nella collezione di un appassionato di Storia Aerea (in miniatura).

Personalmente mi sono avvicinato a questo modello in diverse scale, epoche e modalità, a partire dal classico Revell 1/72 , per passare all’1/8 distribuito in edicola che penso sia la brutta copia dell’Hasegawa nella stessa scala (che però non ho mai visto in negozio ma solo sul catalogo) ed arrivare infine al Revell in scala 1/28 con tanto di Barone e serventi con cui confezionare un dioramino di minima che ho intitolato “21 aprile 1918 - L’ultima missione”.

Ezio Bottasini

[Gallery]

28.10.2010


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