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Mancò per un soffio l’ultima Coppa Schneider, prestigioso trofeo istituito nel 1912 dall’industriale e mecenate francese Jacques Schneider, nata come Cuope d’Aviatin Maritime, il fine della quale era la promozione dello sviluppo degli idrovolanti, il trofeo sarebbe stato assegnato alla nazione che avesse vinto la manifestazione tre volte su una serie di cinque.
La Schneider partì in sordina a Monaco nel 1913 con la partecipazione di tre francesi e un americano, tutti su aerei francesi, adattati con l’applicazione di galleggianti, la vittoria fu del francese Prevost.
Fu l’unico successo francese, nel 1914 contro una nutrita schiera di francesi si impose un inglese su Sopwith Tabloid, segnando la prima affermazione internazionale di un aereo costruito in Gran Bretagna.
La Guerra interruppe logicamente lo svolgimento della competizione che fui ripresa nel 1919 con una vittoria italiana (Guido Janello su Savoia), non convalidata per presenza di nebbia.
Il 1920 e il 1921 videro ancora due vittorie italiane.
Sarebbe bastata la vittoria nel 1922 per aggiudicarsi la coppa, a Napoli, ma gli inglesi con la vittoria del Supermarine Sea Lion II, rimisero tutto in discussione.
Gli americani parteciparono nel 1923 e 1925 (l’edizione del 1924 non fu disputata), sbaragliando tutti gli avversari ma si videro la strada sbarrata nel 1916 da Mario De Bernardi a Norfolk in Virginia con il suo Macchi M-39; gli americani delusi decisero anche per ragioni economiche di non partecipare più alla gara, fu un errore che sarebbe stato pagato caro in quanto gli studi per la Schneider si rivelarono più tardi di grande utilità.
Lo Spitfire protagonista della Battaglia d’Inghilterra, per esempio, discendeva infatti da quei Supermarine S-5, S-6, S-6B che con tre vittorie consecutive, 1927, 1929, 1931, assicurarono definitivamente la coppa alla Gran Bretagna.
L’Italia non fece in tempo a contrastare il passo agli inglesi, il più veloce idrovolante con motore a pistoni di tutti i tempi, il Macchi-Castoldi MC 72, sarebbe stato pronto solo nel 1932.
Questa meravigliosa macchina, il cui sviluppo aveva come obiettivo la vittoria nella Coppa Schneider, mancò di un anno questo obiettivo ma si rifece ampiamente nei tre anni successivi.
Ultimo e migliore degli idrocorsa di tutto il mondo, trovò l’immortalità il 23 ottobre 1934, sul Lago di Garda, ai comandi di Francesco Agello.
I 709,202 chilometri all’ora toccati in quell’occasione portarono il record mondiale di velocità a un limite che non sarebbe stato più superato.
Oggi a quasi ottanta anni da quella data, nonostante l’immenso progresso raggiunto dall’aviazione il primato dell’idrocorsa Macchi resta ancora imbattuto, per la categoria idrovolanti con motore a pistoni, e probabilmente rimarrà tale.
Il Macchi-Castoldi M.C. 72 fu l’ultimo idrocorsa progettato da Mario Castoldi, l’idea era di approntarlo in tempo per l’edizione del 1931, ma gli inconvenienti della messa a punto, soprattutto della cellula motrice, ne impedirono la partecipazione.
Il motore era appunto l’elemento nuovo che faceva della macchina della Macchi, una macchina eccezionale; era stato realizzato dalla FIAT accoppiando due unità del tipo A.S. 5 a dodici cilindri a V, in un unico complesso di 51,100 litri di cilindrata capace di erogare una potenza di oltre 3000 cavalli a 3300 giri al minuto; ogni motore era munito di albero e riduttore proprio e, tramite una speciale trasmissione il moto veniva impresso a due alberi portaelica coassiali controrotanti.
In pratica l’aereo era costruito attorno alla sua unità motrice, la struttura era mista, in tubi di acciaio nella parte anteriore e in legno per gli impennaggi e la parte posteriore della fusoliera.
I radiatori per il liquido di raffreddamento erano formati da superfici radianti sul profilo alare, sulle gambe di forza dei galleggianti, sulla loro superficie superiore anteriore e nella parte posteriore ventrale della fusoliera dietro il posto di pilotaggio; i galleggianti inoltre alloggiavano i serbatoi del carburante e due radiatori ciascuno per il raffreddamento dell’olio.
I primi voli ebbero luogo presso la Scuola di Alta Velocità di Desenzano del Garda, nel giugno del 1931, ai comandi del capitano pilota Giovanni Monti, che perse la vita nel corso di una delle laboriose messe a punto, a causa di un guasto nel sistema di trasmissione del moto delle eliche; le prove andarono avanti per lungo tempo e il ritardo accumulato impedì la partecipazione dell’ultima Coppa Schneider.
I primi risultati positivi si ottennero nella primavera del 1933, quando ormai i cinque esemplari costruiti avevano superato la delicata fase di approntamento ed erano pienamente efficienti.
Il 10 aprile, sul lago di Garda, il maresciallo pilota Francesco Agello conquistò per la prima volta il record mondiale di velocità con 682,078 km/h.
L’8 ottobre 1933, ad Ancona il tenente Cassinelli battè il primato assoluto di velocità su 100Km con 629,370 km/h.
E finalmente il 23 ottobre 1934 a bordo dell’ultimo esemplare costruito (matricola 181), Francesco Agello ripetè il suo eccezionale exploit.
Nel corso dei quattro passaggi (che dettero la media finale di 709,202 km orari), l’idrocorsa toccò la velocità massima di 711,462 chilometri all’ora.
Il kit è uno SMER in scala 1/48.
Buon modellismo a tutti