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Lo Space Shuttle, ufficialmente conosciuto come: Space Trasportation Sistem (STS), è stato il primo sistema di lancio riutilizzabile e di navette spaziali della NASA.
Lanciato in orbita per la prima volta il 12 aprile 1981 (personalmente ho visto le riprese del lancio dall’interno delle base missili contraerei dell’esercito in cui ho prestato servizio di leva), ha portato a termine le sua ultima missione il 21 luglio 2011, dopo trent’anni costellati di successi e di drammi.
La storia dello Space Shuttle inizia e si inserisce sul finire del contesto della guerra fredda con la celebre corsa allo spazio tra le due superpotenze dell’epoca: USA e URSS.
Con lo sviluppo di un veicolo spaziale riutilizzabile, la NASA sperava di continuare i suoi progetti spaziali riducendone i costi ma, la complessità del progetto, i problemi di sicurezza e i costi operativi, hanno disatteso questa aspettativa fino alla definitiva dismissione nel 2011.
Lo Shuttle si compone essenzialmente di tre sottoinsiemi:
Il complesso viene assemblato nel Vehicle Assembly Building presso il Kennedy Space Center, in Florida, e quindi trasportato, per mezzo di una piattaforma mobile che ha una velocità massima di 2 km/h, presso il complesso di lancio 39.
Il lancio della navetta avviene in posizione verticale come un razzo convenzionale ed avviene grazie alla spinta fornita dai suoi tre motori principali e dai due booster (SRB) laterali.
La navetta è progettata per raggiungere orbite comprese tra i 185 ed i 643 km di quota con un equipaggio composto da due a sette astronauti (dieci in caso di missione di recupero di emergenza).
L’intero sistema è stato ritirato dal servizio dopo 135 lanci.
Le missioni più importati realizzate hanno permesso il lancio di satelliti (tra cui il telescopio Hubble) e numerose sonde interplanetarie, di condurre esperimenti scientifici nello spazio e la manutenzione e la costruzione di stazioni spaziali.
Nel corso del Programma Space Shuttle sono stati costruiti cinque orbiter, due sono andati distrutti in incidenti.
Nella sua storia è stato utilizzato per le missioni spaziali orbitali dalla NASA, dal Dipartimento della Difesa statunitense, dall’Agenzia Spaziale Europea, dal Giappone e dalla Germania.
Lo Space Shuttle è composto da quattro parti principali:
I progetti iniziali prevedevano serbatoi supplementari sull’orbiter e altre attrezzature che però non furono costruite.
I progetti iniziali prevedevano serbatoi supplementari sull’orbiter e altre attrezzature che però non furono costruite.
La NASA ha costruito cinque Orbiter, ognuno dei quali con caratteristiche diverse:
Altri due Orbiter sono stati costruiti per lo sviluppo della navetta:
Tutte le missioni Shuttle sona state lanciate dal Kennedy Space Center e, condizioni permettendo rientra alla stessa Base, tuttavia, se la situazione metereologica non dovesse rendere possibile l’atterraggio, è possibile utilizzare la base di Edwards in California o altre piste di atterraggio.
Lo Shuttle Columbia, durante la missione STS-3 atterrò alla White Sands Missile Range nel Nuovo Messico, anche se questo sito è considerato come ultima scelta poiché gli ingegneri temono che la sabbia possa danneggiare la parte esterna dell’orbiter.
Dopo ogni missione gli Orbiter vengono spostati in uno dei tre edifici dedicati che si trovano al Kennedy Space Center, in cui vengono eseguite le operazioni di manutenzione ordinaria.
L’orbiter viene sollevato da diverse piattaforme mobili che permettono l’accesso alle diverse parti della navetta.
Per prima cosa vengono aperte le porte del vano carico ed estratto il carico utile della missione precedente.
Molti altri componenti vengono poi rimossi per essere analizzati con più cura, tra cui i tre motori principali che vengono revisionati in un edificio dedicato.
Lo scudo termico viene analizzato mattonella per mattonella e quelle che risultano danneggiate op mostrano segni di cedimento vengono sostituite.
Vengono analizzati e corretti i malfunzionamenti che si sono verificati nell’ultima missione.
Il carrello di atterraggio e altri componenti strutturali vengono accuratamente ispezionati.
La manutenzione e la configurazione dell’Orbiter per la missione successiva ha mediamente la durata di meno di 100 giorni.
Il 21 luglio 2011, con l’atterraggio al Kennedy Space Center dell’STS-135 Atlantis, lanciato l’8 luglio 2011, si conclude ufficialmente l’era dello Space Shuttle.
I tre orbiter rimasti: Discovery (OV-103), Atlantis (OV-104) ed Edeavour (OV-105) saranno ricondizionati per poter essere esposti in diversi musei di storia aerospaziale negli Stati Uniti a partire dal 2012.
Essi si andranno ad aggiungere all’orbiter Enterprise (OV-101) che non ha mai volato nello spazio ed è unicamente servito per le prove dinamiche di rientro ed atterraggio.
Il Kit
Il modello Tamiya illustrato in questo articolo non è quello dedicato specificatamente allo Shuttle Atlansis ma quello generico dello Space Shuttle Orbiter in cui sono contenute le decal per tutti i cinque Shuttle.
A mio parere, questo kit, non è all’altezza della generalmente precisa e dettagliata casa giapponese.
Il montaggio di non particolare difficoltà, risente però di una certa imprecisione dello stampo, che richiede svariate prove a secco e una discreta quantità di stucco per le correzioni, inoltre la scarsità di dettaglio superficiale richiede le "creazione" delle piastrelle dello scudo termico, infatti sono riportate in rilievo solo su una porzione di ala, mentre sono assenti sulle rimanenti superfici del modello.
Personalmente ho scelto di ricrearle in modo virtuale, dopo aver analizzato altre possibilità, fattibili ma sicuramente con un impiego di tempo di carattere biblico.
Dopo aver dato una passata di primer bianco su tutte le superfici interne ed esterne, per simulare le piastrelle sulle superfici inferiori ho steso ad aerografo del grigio scuro Humbrol 32, ad asciugatura avvenuta, dopo aver dato due mani di cera, con del nastro Jammydog da 0,5 mm, ho realizzato un fitto reticolo, dopo di che, sempre ad aerografo ho coperto con nero satinato Humbrol 85.
Per le superfici superiori invece, dopo aver individuato le zone da "piastrellare", oltre alle ali già "piastrellate" in positivo da stampo, ho steso del grigio chiaro Humbrol 147, successivamente mascherato con lo stesso nastro da 0,5 mm, dopo di che ho spruzzato del bianco opaco Humbrol 34.
Gli effetto "invecchiamento", li ottenuto con tecnica dry brush, usando il grigio 32 e del marrone Humbrol 160.
Ad asciugature avvenuta, ho dato un’ulteriore passata di cera per facilitare l’adesione delle decal ed una finale spruzzata con del satinato trasparente Humbrol 135.
Facendo dell’autocritica, le piastrelle così ottenute non sono certo come erano sugli originali (probabilmente Roberto "Target" Colaianni sarebbe stato capace di "perdere" mesi per posizionare il nastro in modo corretto, fortuna per lui che per quanto lo conosco questo soggetto molto probabilmente non lo interessa), comunque credo che un’idea la diano.
Il modello l’ho rappresentato in orbita con i portelli del vano carico aperti; si può vedere un esempio di carico utile così come era istallato durante i voli operativi.
Buon modellismo a tutti.