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Questo famoso caccia statunitense prodotto dalla United Aircraft Corporation, fu impiegato principalmente nella Seconda Guerra Mondiale e durante la guerra di Corea.
Fu il miglior caccia imbarcato su portaerei della guerra, anche se dimostrò straordinariamente efficace anche con base a terra ed imbattibile nell’attacco al suolo, per molti aspetti superiore perfino al P-51 Mustang.
Registrò una quantità di vittorie aeree straordinaria.
Soltanto nel teatro del Pacifico, dive prevalentemente operò, gli F4U rivendicarono l’abbattimento di 2140 aerei giapponesi, a fronte della perdita di 189 Corsair, in combattimento aereo, un rapporto abbattimenti/perdite mai più eguagliato nella storia.
La sua produzione durò dieci anni, fino al dicembre 1952, facendo del Corsair l’aereo americano rimasto più a lungo in produzione; ne furono prodotti 12571 esemplari, gli ultimi dei quali restarono in servizio fino al 1965.
I primi Corsair di serie uscirono dalle fabbriche a partire dal giugno 1942 e furono impiegate dalle squadriglie della Navy e da quelle dei Marines; alla fine del 1942 la portaerei Saratoga, ricevette per prima i Corsair sul ponte di volo.
Entro il 1942 la Navy ottenne 178 aerei, ma aspettò fino all’aprile del 1944 prima di renderli operativi a bordo delle portaerei americane.
Il Corsair, quindi, entrò in combattimento prima con i reparti dei Marines basati a terra.
Il caccia della Vought ebbe il suo battesimo del fuoco il 13 febbraio 1943 a Guadalcanal; aveva doti di volo che lo rendevano superiore all’Hellcat e al Seafire (anche se non in maneggevolezza a bassa velocità), potendo inoltre contare su una struttura robusta che lo rendeva idoneo all’impiego sulle portaerei.
Gli statunitensi lo usarono come aereo destinato a reparti navali basati a terra, ovvero prevalentemente delle squadriglie dei Marines, le quali tra il 1943 e il 1945 si batterono in condizioni durissime contro nemici agguerriti a terra, in mare e in cielo.
Il Corsair è stato uno dei primi cacciabombardieri multiruolo e come tale operò nella fase finale della guerra.
Il Corsair non era particolarmente innovativo nella struttura della fusoliera, anche se ricorreva a soluzioni avanzate come il carrello totalmente retrattile e i rivetti sostituiti da punti di saldatura.
Il motore con i suoi 2000CV necessitava di un’elica di grande diametro a causa del fatto che era ancora tripala sui primi modelli (l’elica quadripala comparirà sull’F4U-4).
Anche per questo il Corsair aveva l’ala dalla struttura caratteristica a "W", per consentire al carrello di non essere troppo lungo.
L’ala riusciva a ridurre la resistenza aerodinamica complessiva e aveva nel suo bordo anteriore, vicino alla fusoliera, i radiatori annegati per il raffreddamento dell’olio.
La struttura era a cassone ripiegabile verso l’alto, soluzione moderna applicata poi a quasi tutti gli aerei imbarcati successivi.
Il suo impiego fece nascere leggende come il Maj. Gregory "Pappy" Boyington, l’asso dei Marines con all’attivo 28 vittorie totali e 4 probabili di cui 22 con il Corsar; ex-alcolizzato, comandante del VMF-214 "Black Sheep.
Nato nel 1912, Boyington diventò pilota dell’aviazione dei Marines nel 1935.
all’inizio della guerra entrò in un gruppo paramilitare e fu uno degli elementi di punta delle "Tigri Volanti", in appoggio alla resistenza cinese contri i giapponesi.
Dopo Pearl Harbour, "Pappy" rientrò nei Marines e nel maggio 1943 fu mandato a Guadalcanal.
La sua "esuberanza" (cioè il numero di risse da lui causate e la propensione per il whisky), gli impose una pausa di quattro mesi.
Dopo la cura, fu assegnato alle Isole Salomone, più specificatamente sull’isola di Vella Lavella al Barakoma Airfield, nel Pacifico, dove mise insieme uno squadrone che sarebbe diventato leggendario: il Black Sheep Squadron, un "mucchio selvaggio" di tesate calde e di sbandati a un pelo dal deferimento alla Corte Marziale, ma anche di piloti di primissimo ordine, capaci in pochi mesi di operazioni di seminare il panico tra i piloti giapponesi.
Abbattuto nel gennaio 1944 durante uno scontro memorabile sopra l’isola di New Britain, Boyington fu catturato e imprigionato fino alla fine della guerra.
Il "Bianco 86" raffigurato tra i modelli fotografati è il suo, ambientato nel novembre 1943 (periodo riconoscibile dai bordi rossi delle insegne di nazionalità), al rientro da una missione di attacco a qualche base giapponese come si può evincere dal supporto per la bomba vuoto (da qui il titolo "Missione compiuta").
I modelli illustrati in questo articolo sono di produzione Tamiya, in scala 1/48.
Inizialmente sono partito con il volerne fare uno con le insegne del Maj. Boyington (recuperate dal kit Academy), ma quando ho visto la fattura dello stampo e la possibilità di realizzarlo con le ali ripiegate sul ponte di una portaerei ho voluto esagerare e ne ho acquistato un altro che raffigura il Corsair del Lt. Cdr. Roger R. Hedrick, asso con un totale di 12 vittorie e 4 aerei danneggiati, ambientato sul ponte della USS Bunker Hill, con marinai, trattore e piloti che studiano una cartina con il loro comandante (da qui il titolo "Briefing sul ponte").
L’ottima base di partenza del kit Tamiya offre la possibilità di migliorarlo con alcuni piccoli dettagli che, personalmente, ho autocostruito senza ricorrere ad aftermarket (che in questo momento di crisi non è cosa da poco).
All’abitacolo, già piuttosto ben dettagliato, ho aggiunto solo le cinture di sicurezza, ottenute con del nastro da tappezziere, colorato con del Humbrol H26 kaki aggiungendo degli anellini ottenuti con del tondino di ottone da 0,10 per simulare le fibbie.
Le gambe del carrello principale le ho rifinite con l’aggiunta delle molle di ritorno, ottenuto con del filo di rame sottile avvolto a spirale su un tondino, e il tubetto del sistema idraulico del carrello, con il tondino di ottone debitamente sagomato e poi verniciato.
Ho inoltre dato movimento alle parti mobili dei piani di coda sia verticale che orizzontali, sezionandoli dall’insieme, ricostruendo il bordo di attacco e incollandoli inclinati.
Al motore ho aggiunto qualche cavetto ricavato dal solito filo di rame dando anche un tono di colore all’insieme.
Al Corsair di Boyington, visto il recente atterraggio, ho lasciato i flabelli di raffreddamento aperti con la conseguente costruzione del sistema di chiusura dei flabelli stessi e il supporto della bomba l’ho ricostruito, mantenendo la parte centrale, mentre il supporto è stato rifatto con del profilato Evergreen da 0,88 mm a cui ho poi aggiunto i blocchi ricavati da un altro supporto bomba trovato nella "banca-pezzi".
Un appunto sul montaggio, va fatto sui timoni di profondità orizzontali che tendono a montarsi inclinati, ho ovviato il problema eliminando gli incastri centrali, posizionandoli in modo corretto ed aspettando qualche minuto fino alla presa della colla.
La colorazione è stata fatta con i soliti smalti Humbrol, la mimetizzazione a tre toni con: Bianco opaco H34, Blu intermedio H144 e Blu Navy H77.
Ho usato l’H77 anche per il modello in overall blu e il Giallo H24 per la fascia sulla Naca.
Due belle passate di cera per pavimenti Livax 20 carati, posa delle decal altra passata di cera, lavaggio ad olio con marrone ombra, passata di cera finale.
La rifinitura: con opaco trasparente per il Corsair di "Pappy" e con satinato trasparente per quello di Hedrick.
Ad entrambi i trasparenti ho aggiunto alcune gocce di bianco opaco per accentuare la desaturazione della colorazione di fondo visto il teatro operativo usurante in cui i Corsari operavano.
L’effetto sui piani mobili, flaps e pannelli alari rivestiti in tela l’ho ottenuto usando come riferimento (è stato più un manuale che un riferimento), le tecniche descritte sull’articolo di Roberto "Missione abortita".
Veniamo alle ambientazioni.
Per "Missione compiuta", mi sono avvalso delle grelle di plastica della Eduard art. n° 8801, verniciate in Alluminio H56 dopo passata di primer e lavate ad olio con marrone ombra e incastrate in una basetta di compensato da 10 mm.
Il terrapieno è ricavato da un blocchetto di polistirolo espanso ad alta densità, di DAS pronto e spennellato di colla vinilica, poi cosparso di sabbia fine, il tutto spruzzato con una mescola (come direbbe Roberto: "…secondo le norme UNI AD OCCHIO…"), composta da: Bianco H34, una goccia di Rosa H61 e una di Giallo H24 (più o meno una proporzione di 10+1+1) a simulare la sabbia corallina delle isole del Pacifico, senza coprire le grelle se non per dare un effetto polvere.
Il terrapieno è sorretto con "tronchi di palma" ricavate da dei tondini di legno di balsa incise e verniciate con del Marrone scuro H82 e "drybruschate" con il Legno naturale H110.
Le due palme sono state auto costruite rivestendo di DAS due pezzetti di ramo d'acero presi in giardino e incise con il taglierino, verniciate con successive mai di diverse tonalità di marrone.
Le foglie sono state fatte con del cartoncino leggero cui è stato applicato del fil di ferro come nervatura e poi verniciate ad aeropenna con diverse tonalità di verde.
Bidoni e casse sono della Minimali, il pilota sull’ala fa parte della scatola di montaggio, mentre il meccanico che esulta e quelli che posizionano i blocchi alle ruote sono ricavati dalla scatola "U.S. Navy personnel 1942" della Eduard art. n° 8506, mentre i blocchi fanno parte della scatola Tamiya art. n° 107 "WWII U.S. Navy pilots".
La Jeep è un kit Hasegawa, l'ho verniciata come se fosse della Navy con H144 schiarito, forse impropriamente, ma non mi andava di fare la solita Jeep verde oliva (il numero di serie sul cofano è quello della Jeep dell'ammiraglio Nimitz contenuti nella scatola), il figurino è un mix dei due di scatola, colorato con la divisa da ufficiale pilota nel teatro operativo del Pacifico.
Il carrellino della bomba è auto costruito mentre la bomba e quella di scatola a cui è stato praticato un foro per simulare l’alloggiamento della spoletta non ancora inserita.
Per "Briefing sul ponte", ho usato il "U.S. Navy carrier deck Essex class" in plastica della Eduard art. n° 8802, dopo passata di primer, colorata la parte in legno prima con Legno naturale H110, poi passato a spruzzo con Marrone scuro H98, le parti metalliche con Alluminio H56, le righe con Bianco H34, due mani di cera per pavimenti Livax 20 carati, applicati i numeri recuperati da decal di avanzo, altra mano di cera, lavaggio ad olio con marrone ombra, mano di cera finale.
L’opacizzazione è stata fatta con Opaco trasparente H49 con alcune gocce di bianco opaco per simulare lo sbiadimento dovuto all’usura e alla salsedine, le strisciate sono state eseguite con una matita dermografica nera e le sporcature con una mescola diluitissima di nero H33 e marrone H98.
I figurini sono ricavati dalle stesse scatole citate nella precedente ambientazione, il moto-tug è contenuto insieme ai piloti Navy della Tamiya.
La colorazione dei figurini è stata eseguita:
Per tutti sono state eseguite sfumature più chiare o più scure partendo dal colore di base per dare profondità
Per il moto-tug ho usato il Dark Camuoflage Gray H156 schiarito; per il conducente i pantaloni in H25, camicia e maglia con mescole varie di H25 con bianco e grigio chiaro, come da foglio illustrativo.
Devo esprimere i miei più sinceri ringraziamenti agli amici e, con un minimo di presunzione, colleghi modellisti (anche se non mi sento al loro livello) Marco e Roberto; a Marco perché senza i consigli e le foto che fanno da sfondo, queste due ambientazioni non sarebbero state le stesse, a Roberto perché la sua "Missione abortita" da cui mi sono liberamente ispirato, è stata anche strumento di stimolo per osare a fare qualcosa di più, a realizzare quei piccoli dettagli (molle, tubetti, piani di coda riposizionati ecc.) che fanno la differenza tra un modello di scatola e un modello più "vivo" che si avvicina maggiormente al vero; il suo articolo è stato per me un "manuale" da cui prendere spunto ma soprattutto, capire come realizzare alcuni "effetti speciali".
GRAZIE!!
Buon modellismo a tutti