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Il Me 163 "Komet" fu un caccia intercettore con motore a razzo prodotto dall’azienda tedesca Messerschmitt AG, compì il suo primo volo il 1º settembre 1941, fu l’unico aereo razzo operativo ad adottare questa soluzione propulsiva durante la seconda guerra mondiale.
Ottenne prestazioni impareggiabili per l’epoca (il collaudatore Rudy Opitz raggiunse i 1123 km/h).
Costruito in circa 300 esemplari, riuscì ad abbattere una decina di aerei alleati.
Il Komet era in pratica un’ala volante con un motore a razzo a propellente liquido che usava due componenti estremamente volatili, il T-Stoff (perossido di idrogeno ad alta concentrazione) e il C-Stoff (metanolo ed idrazina), molto pericolosi da maneggiare e suscettibili di esplodere al primo incidente, trattandosi di propellenti ipergolici, cioè propellenti che si infiammano al primo contatto con un ossidante, magari per un atterraggio un po’ brusco.
Oltretutto il motore poteva generare fiammate se la potenza veniva variata.
Il T-Stoff era talmente corrosivo che, in caso di schianto dell’aereo, poteva letteralmente dissolvere il corpo del pilota.
I Me 163 causarono la morte di 16 piloti complessivamente.
Il motore razzo era il Walter HWK 109-509, costruito dall’azienda tedesca Hellmuth Walter Kommanditgesellschaft (HWK), questo motore equipaggiava, oltre che il Komet, un altro "pericoloso" velivolo tedesco di quest’ultimo scorcio di guerra: il Bachem Ba 349 "Natter".
Dopo la costruzione della prima serie di motori a razzo "freddi", in cui la spinta propulsiva era generata dalla sola dissociazione del perossido di idrogeno (H2O2), nel 1941 la Walter iniziò a lavorare ad una versione che prevedeva la combustione dell’ossigeno prodotto dalla dissociazione del perossido con un combustibile (metanolo e idrazina), da essere impiegato sul Me 163.
Il motore Walter HWK 109-509 utilizzava una combinazione ipergolica di due sostanze, ossidante e combustibile (T-Stoff e C-Stoff).
L’ossidante T-Stoff, era costituito da una miscela di perossido di idrogeno (80% in peso) ed acqua (20%), relativamente stabile, però una volta a contatto con un catalizzatore il perossido si decomponeva in una miscela ad alta temperatura (500º) di vapore d’acqua ed ossigeno.
Per migliorarne le caratteristiche di stoccaggio, venivano aggiunti additivi quali acido fosforico, fosfato di sodio e 8-idrossichinolina.
Si notò che a concentrazioni superiori all’85%, il perossido d’idrogeno a contatto con il catalizzatore tendeva a detonare piuttosto che a dissociarsi.
Fu quindi preferita una concentrazione minore che garantiva una migliore controllabilità della reazione.
Il combustibile C-Stoff era una miscela di alcolmetilico (57% in peso, anche noto come M-Stoff), idrato di idrazina (30%, B-Stoff) e acqua (813%) additivata del catalizzatore cuprocianuro di postassio (K3Cu(CN)4) necessario alla decomposizione del T-Stoff.
Questo catalizzatore veniva aggiunto direttamente nel serbatoio del C-Stoff mescolandolo al combustibile con un getto di aria compressa.
La decomposizione del perossido di idrogeno una volta a contatto con il catalizzatore contenuto nel C-Stoff in camera di combustione provocava l’innalzamento della temperatura e la conseguente accensione automatica del combustibile.
Tornando al Me 163, come abbiamo accennato era un’ala volante, che combinava gli alianti senza coda di Alexander Lippisch ai motori a razzo di Hellmuth Walter.
Questa combinazione sembrò offrire il potenziale per creare un potente intercettore a breve raggio con propulsione a razzo capace di una velocità massima di 955 km/h e una tangenza operativa di 16000 m, armato, con una coppia di cannoni MK 108 da 30 mm con cartuccia da 60 colpi ciascuno annegato nel bordo alare (la versione B-0 era armata con due cannoni MG 151 da 20 mm la cui canna sporgeva dall’ala).
L’impiego operativo iniziò nel 1944, occorsero più di tre anni al Major Wolfgang Späte per poter costituire la prima unità di Me 163, lo JG 400, a Brandis, vicino a Lipsia, con l’obiettivo di fornire ulteriore protezione agli stabilimenti per la produzione di carburante sintetico a Leuna, che, alla fine del 1944 erano pesantemente e frequentemente attaccati dagli alleati.
Come previsto l’aereo si dimostrò estremamente veloce.
Ai piloti venne ordinato di salire alla massima potenza a alla velocità di salita di 5000 metri al minuto fino a carburante finito, dopo circa 2,5 minuti poi planare verso i bombardieri nemici, attaccare e rientrare sempre planando alla base, dove però spesso erano attaccati dai caccia nemici in agguato, che a quel punto potevano abbatterli senza problemi.
Dal punto di vista operativo il Komet fu un fallimento, registrando più perdite che vittorie, la bassa cadenza di tiro dei suoi cannoni non permettevano di investire i bombardieri con una grandine di proiettili, vista anche la grande differenza di velocità tra Me 163 e bombardiere alleati.
Allo stesso tempo il Komet fu un progetto futuristico, molto in anticipo sui tempi; fu uno dei primi segni che indicarono la fine dell’era degli aerei d elica ed ispiro i progetti di aerei innovativi.
Il kit Hasegawa risale agli ultimi anni ’90, non è certo all’altezza dei kit Hasegawa attuali; stampato in plastica grigio chiara con pannellature e rivetti in positivo; la plastica ha una buona lavorabilità.
Mi sono avvalso, per migliorare i dettagli del kit dei seguenti aftermarket:
Il montaggio degli interni in resina non è stato particolarmente difficoltoso, anche se sono sicuramente meno precisi e dettagliati rispetto a quelli della Aires, ma per il Me 163 al momento dell’acquisto non c’era la disponibilità di tale prodotto a marca Aires.
La cosa da porre attenzione è il posizionamento del blindo-vetro, in quanto posizionando il pezzo in resina e quelli fotoincisi, che vanno a formare la palpebra del cruscotto si aumenta lo spessore originario di quella parte con conseguente necessità di abbassare il blindo-vetro al fine di poter posizionare le cupoletta trasparente (anche se poi ho deciso di lasciarla aperta).
Ho sezionato le parti mobili di ali e timone verticale prima di montare le ali e il tronco di coda della fusoliera, ricreando gli alloggiamenti e risagomando il punto di attacco, per poi posizionarli in modo plastico.
Un po’ di difficoltà l’ho trovata nell’unire i due tronchi di fusoliera, in quanto lo stampo in questo punto di unione non era precisissimo e poi essendo presenti rivetti e pannelli in positivo dovevo stare molto attento per non rovinarli.
La stuccatura l’ho fatta con il solito stucco Tamyia mascherando con del nastro il più vicino possibile alle fessure da chiudere, ed applicando lo stucco in piccole quantità e facendolo penetrare il più possibile nella fessura.
è stato necessario assottigliare la parte terminale dell’antenna per renderla maggiormente realistica, vista la lavorabilità della plastica l’ho assottigliata con la lima senza doverla sostituire con dello sprue stirato o con del filo di rame sottile, mantenendo in tal modo una maggior compattezza del pezzo.
Il rimanente montaggio non ha richiesto particolari accorgimenti.
La confezione contiene cinque possibili profili per al verniciatura e relativa decorazione:
Questo velivolo è quello su cui Späte effettuò la prima sortita operativa al mondo di un caccia a razzo il 14 maggio 1944.
Il personale di terra aveva verniciato questo velivolo in rosso in memoria di Manfred von Richthofen il Barone Rosso; Späte non riuscì ad ottenere nessuna vittoria con il Me 163.
Più tardi Späte rivendicò l’abbattimento di cinque bombardieri B-17, ottenendo lo status di asso anche con gli aviogetti, mentre volava con il Me 262 A, incrementando così le sue vittorie finali, portandole a 99.
La verniciatura, quindi, dopo aver dato una mano di primer, è stata effettuatra con l’H 60 rosso scarlatto.
Prima della cera però, ho "ricreato" in modo virtuale pannelli e rivetti, posizionando lungo tutte le pannellature in positivo del nastro per mascherature Jammy-Dog da 0,5 e 1,5 mm, successivamente del nero opaco con aerografo; di cera ne ho date due mani prima di posizionare le decal ed un’ulteriore mano di cera dopo.
A completamento della verniciatura ho dato una passata ad aerografo con del trasparente satinato.
Il figurino deriva dalla scatola MB Master Box Ltd nº MB3202, al pilota si è cercato di modificare la tenuta, facendola somigliare alla speciale tuta che veniva indossata dai piloti di Me 163 per proteggersi dai vapori tossici che si sviluppavano nell’abitacolo; la stoffa era dichiarata dal costruttore a prova d’acido, ma i piloti si lamentavano che "perdeva come un colabrodo", vista la mancanza sullo stampo della maschera per l’ossigeno e il relativo tubo, questa è stata realizzata con un pezzettino di DAS pronto modellato, con l’aggiunta del tubo fatto con del filo di rame sottile spiralato attorno ad un pezzo di ROD evergreen da 0,88 mm, uniti con Attack, gli anellini di aggancio realizzati anch’essi con del filo metallico sottile e incollati con l’Attack; il tutto verniciato di nero opaco e "drybrushato" con grigio scuro.