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Kit Tamyia scala 1:48
Il Me 262 fu un bimotore a getto da caccia con ala a freccia sviluppato e prodotto dall’azienda tedesca MesserschmittAG durante la seconda guerra mondiale; impiegato dalla Luftwaffe durante le fasi finali della guerra.
Detiene il primato di essere stato il primo caccia operativo della storia con motore a getto, nonché il primo caccia bireattore.
Le principali versioni prodotte sono state:
è considerato l’aereo più avanzato usato in combattimento durante la seconda guerra mondiale, precorritore anche dei jet da combattimento realizzati dall’Unione Sovietica nell’immediato dopoguerra (di cui avevano copiato i progetti).
Secondo alcuni storici alleati, con il Me 262 l’industria aeronautica tedesca creò un aereo che teoricamente avrebbe potuto vincere la guerra per la difesa aerea e ridare alla Luftwaffe la supremazia in territorio tedesco, se non fosse per la scarsità dell’apposito combustibile, i continui massicci bombardamenti e la dispersione di risorse nel tentativo di realizzare versioni diverse da quella da caccia.
Confrontato con i caccia alleati dello stesso periodo, compreso il Gloster Meteor che sarebbe entrato in servizio da lì a poco, il jet tedesco si rivelava più veloce e più potentemente armato.
Purtroppo numerosi problema di messa a punto dei motori, ne ritardarono l’entrata in servizio e i problemi tecnici di reperibilità di materiali e combustibile di cui soffriva ne resero operativi un numero troppo limitato di esemplari per poter influenzare le sorti della guerra aerea in Europa (malgrado ciò ne furono prodotti più di 1400 di cui però solo circa 500 consegnati ai reparti).
Tuttavia a differenza degli aerei a reazione degli alleati, che furono usati limitatamente in servizio operativo e senza scontrarsi con i veloci nemici, i Me 262 abbatterono oltre 100 aerei tra bombardieri e caccia.
Il primo volo di un Me 262 avvenne il 18 aprile 1941, mentre l’entrata in servizio avvenne solo nell’estate del 1944, era un caccia di notevoli dimensioni:
Il primo prototipo era già pronto nel 1940, ma i motori ebbero un ampio ritardo della messa a punto, così per i primi voli fu utilizzato un motore a pistoni Junkers Jumo 210 montato sul muso.
Nel 1941, finalmente la BMW consegnò i propulsori e nel 1942 venne effettuato il collaudo, ma la rottura di un compressore costrinse ad un atterraggio di fortuna.
Nel luglio 1943 arrivarono i motori della Junkers, due Jumo 004, e il quinto esemplare di sviluppo fu dotato di un carrello d’atterraggio a triciclo anteriore.
Il collaudo fu un successo totale; Adolf Galland, asso nonchè generale comandante della caccia, quando vi intraprese un volo di prova, descrisse l’aereo come "... se fosse stato spinto da un angelo...".
I ritardi nell’entrata in servizio nei reparti è da in grande maggioranza da imputare alle difficoltà della produzione in grande quantità dei motori; anche quando le turbine Jumo 004 cominciarono finalmente ad uscire dalle catene di montaggio, le consegne furono irregolari, con conseguenti variazioni numeriche nelle consegne mensili dei velivoli.
L’entrata in servizio del Me 262, ridiede speranza agli esausti piloti tedeschi.
Come sottolineò uno degli "assi" della Luftwaffe sopravvissuti, il Me 262 era come una "assicurazione sulla vita", in quanto dava loro speranza di sopravvivere nei cieli ormai dominati dagli aerei alleati.
Il 262 comunque non era un aereo perfetto, oltre all’inaffidabilità del propulsore, cosa dovuta anche alla indisponibilità di acciai speciali per le componenti critiche, nonché all’impossibilità di riaccenderlo in caso di spegnimento; il carrello era piuttosto fragile in atterraggio e, non ultimo, il cannone Mk 108 aveva la tendenza a incepparsi.
Comunque in compenso era un jet facile da pilotare anche se alle basse velocità non aveva una rapida ripresa, cosa che lo fece diventare, quando i piloti alleati lo capirono, una facile preda in fase di atterraggio, cosa che impose ai tedeschi di disporre sopra le basi dei 262, generalmente celate in boscaglie e aventi come piste di decollo le autostrade, pattuglie di caccia con motore a pistoni come protezione durante l’atterraggio dei jet.
Il kit presentato in queste pagine è il pregevole Tamyia in scala 48, al quale ho aggiunto:
Iniziando con il montaggio degli interni ho utilizzato la lastrina fotoincisa e preverniciata Eduard di buon impatto visivo, piuttosto precisa nelle misure, l’utilizzo di ciò impone levigare la strumentazione stampata in rilievo dei pezzi di scatola, dai vari pannelli di strumentazione, al fine di poter utilizzare gli stessi come base d’appoggio delle fotoincisioni.
Assemblato l’abitacolo e il gruppo cannoni, si può procedere con la chiusura delle due semifusoliere; ho aggiunto i cavi di comando sparo dei cannoni all’interno del vano dell’armamento dipingendoli in giallo per evidenziarli un po’.
Le parti mobili delle ali le ho lasciate solidali alle stessa, vista l’articolata mobilità degli stessi, non volendo ricorrere ad altri aftermarket, ho sezionato solo i piani di coda orizzontali, mentre il verticale, già separato dallo stampo si fusoliera, va solamente adattato per poterlo applicare in "movimento".
Nell’insieme il kit si monta abbastanza facilmente e l’unione dei pezzi è generalmente precisa richiedendo minime quantità di stucco, la plastica è di facile lavorabilità (forse anche troppo), bisogna anzi stare attenti a quando si limano i pezzi.
Da scatola vi è la possibilità di riprodurre quattro profili di altrettanti piloti:
Ho deciso di riprodurre il caccia dell’asso Heinz Bär, ottavo asso nella graduatoria mondiale con 220 vittorie totali di cui 16 su aviogetti, divenendo così il maggior asso degli aviogetti diurni, secondo solo al pilota della caccia notturna Kurt Welter nella classifica degli assi dei jet.
La particolarità degli aerei di BÄr è che tutti portavano il fortunato numero 13; anche questo Me 262 è uno degli ultimi di una lunga serie di "tredici fortunati"; dai lontani Me 109 E, passando agli FW 190 fino ai jet.
Questo 262 è mimetizzato con RLM 81 Braunviolet Autentic Color HG16, per l’RLM 82 ho usato l’H 117, le superfici inferiori con RLM 76 lifecolor UA 074.
Per l’ambientazione ho usato un pezzo di compensato da 30x28 h 2 cm; su cui ho creato un piccolo terrapieno con del polistirolo ad alta densità contenuto con delle "assette" di legno e ho costruito una piazzola per manutenzione con dei listelli di legno dono dell’amico Marco, ho steso sulla superficie della sabbia fine successivamente "mimetizzata" con colori ad olio, successivamente opacizzata a spray, infine sui bordi ho applicato delle chiazze di erba per ferromodellismo e qualche cespuglio sul terrapieno.
La Kübelwagen che fa da contorno è il kit Tamyia art.32501 all’interno della quale sono compresi i due piloti che consultano la mappa (ricavata dall’Web e ridotta a misure appropriate), il pilota che sta indossando il paracadute (che dovrebbe rappresentare l’Oblt. BÄr), il servente che lo sta aiutando e i due meccanici che stanno dando gli "ultimi ritocchi prima della missione" sono dono dell’amico Marco, a cui vanno i miei ringraziamenti per i consigli dati per verniciatura e ambientazione; bidoni e casse sono della Minimali.
La verniciatura della Kübelwagen è stata ottenuta con l’RLM 79VAR acrilico UA081 della Lifecolor, la desaturazione con l’Humbrol H63 mentre i lavaggi con Terra di Siena UA143 Lifecolor.
I figurini sono stati dipinti usando i seguenti colori:
"Buon modellismo a tutti"