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Non sempre gli eserciti che si contrappongono ottengono la vittoria come viene riportato dalle cronache storiche – è il caso di citare la famosa battaglia di Karkemish, dove secondo i cronisti egizi il faraone Ramsete II° riportò una vittoria schiacciante contro l’esercito Ittita : nella realtà si è chiusa quasi in un decoroso pareggio.
Dunkerque che ha segnato la ritirata del BEF (tradotto in italiano come Corpo di Spedizione Britannico), organizzata dagli stati maggiori di Sua Maestà, di concerto con altrettanti comandi alleati, tra la fine di maggio e i primi di giugno del 1940, per recuperare le truppe francesi, del Regno Unito e belghe, fu riportata dai cronisti tedeschi, come una rovinosa impresa del Regno Unito ed un trionfo delle truppe del Reich.
In realtà, se da un lato è stata inequivocabilmente una ritirata con grandi perdite di materiali e mezzi (il web abbonda di filmati e foto delle spiagge di Dunkerque dove si vedono letteralmente cataste di equipaggiamenti, oltreché mezzi semidistrutti), dall’altro lato è stato un trionfo umanitario per tutti quei soldati che hanno portato, oltre Manica, a casa la pelle, grazie alla volontaria partecipazione delle marine militare e mercantile di Sua Maestà.
Probabilmente, se all’epoca avessero avuto anche dei gommoni come gli odierni scafisti del Mediterraneo, frotte di pescatori inglesi si sarebbero lanciati prodigalmente al recupero dei soldati in rotta, ed in attesa, sulle spiagge francesi.
Parliamo di oltre 400.000 soldati dei tre eserciti, sopra citati, la cui sorte sarebbe stata sicuramente in qualche campo di concentramento; è altrettanto vero che gli eserciti in ritirata accusarono una batosta talmente forte che prima di riorganizzarsi impiegarono molto tempo, permettendo alle truppe tedesche di conquistare la Francia e Parigi (quest’ultima faceva parte di un vecchio conto in sospeso riferito alla prima guerra mondiale, dove i tedeschi arrivarono alle porte della capitale, senza potervi entrare, grazie alla strenua resistenza delle truppe francesi in primis – erano talmente sicuri di entrarvi, che avevano già coniato una medaglia commemorativa per celebrare la presa di Parigi).
Il diorama che segue è un omaggio a quei soldati anonimi che, presi da sconforto per la colossale ritirata, hanno dovuto abbandonare armi ed equipaggiamenti sulle spiagge, consci del fallimento del fronte, ma che per "grazia di Dio"sono stati tratti in salvo – dalle cronache del British Army : chi abbandonava o perdeva il suo Enfield era passibile di una multa pari a 5 Sterline di allora – come direbbe un romano : ‘na cifra!!!
Vi posto anche le fasi di esecuzione per la realizzazione di uno spezzone di molo con la sua bitta.
Fasi iniziali : incollaggio di tre sezioni di balsa da 3 mm., per simulare n. 2 soglie di marmo e la piastra quadrata di ancoraggio della bitta, applicate su multistrato da 1 cm. (naturalmente per la scala 1/6), indi battitura del bordo per i marmi di cornice e stuccatura per togliere le venature del legno, con successivo passaggio con carta vetrata.
Realizzazione della bitta con pane di DAS, previo un'anima di polistirolo ad alta densità da contornare con la pasta, e, una volta asciugata quest'ultima, modellarla con la carta vetrata.
Con la sabbia da canarini, ho creato la pavimentazione della banchina - dopo aver spalmato una soluzione composta da colla vinilica diluita con altrettanto volume di acqua, ho cosparso il piano ed ho aspettato che il tutto si asciugasse per togliere la sabbia in esubero.
Non rimane che modellare la bitta ed inserirla nel suo riquadro, con ficcandola in due perni, sigillando la base ad imitazione di saldatura, come da foto.
Inizio della colorazione della bitta : già con il collaudato connubio tra nero opaco ed argento, a piacere per quel che riguarda la cromia del ferro appena uscito dallo stampo.
Mano finale di marrone opaco, diluito e non, per arrugginire la mia bitta, come da manuale.
I marmi li ho ottenuti con la miscela di nero, bianco ed un apuntina di giallo (q.b. per togliere il colore grigio plastico), indi passata finale con il bianco opaco fortemente diluito, a livello di velatura.
Leccata finale con il cordame intriso di colla vinilica per tenerlo teso verso l’ipotetica nave.
Ed ecco il risultato finale.