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Tutto è cominciato con l’acquisizione delle immagini, rintracciate sul web, relative al casco coloniale inglese del Welch Regiment, il cui contrassegno, inequivocabile, è dato dal distintivo in stoffa tricolore posizionato sul lato sinistro.
A conferma di tale cimelio, mi sono documentato su un opuscolo reggimentale disegnato e redatto da Mike Chappell (una celebrità nel campo delle pubblicazioni Osprey).
Il tricolore altri non è che la rappresentazione della bandiera del Galles, la quale è formata da due bande orizzontali, di cui quella inferiore verde e quella superiore bianca, a rappresentazione dei colori del porro (ortaggio nazionale gallese e anche il simbolo delle Welsh Guards), mentre il dragone centrale ha origini che si perdono a cavallo tra l’invasione romana e i simboli delle tribù celtiche – non mancando anche di riferimenti leggendari a re Artù, ma, comunque, nulla a che vedere con eventuali campagne in Cina.
Non contento del particolare, ne ho ricercato un altro: la pistola lanciarazzi (flaregun in madrelingua), per poterla posizionare in mano al mio figurino, nell’atto di sparare un bengala di segnalazione – per caso, ma non è vero, rovistando nel vecchio materiale dei miei Gi Joe, ho scovato un esemplare che faceva al caso mio.
Naturalmente la pistola lanciarazzi del Gi Joe, ha dovuto subire opportune modifiche per renderla il più vicino possibile alla sua corrispettiva impiegata nella 2ª guerra mondiale ed in dotazione all’esercito di Sua Maestà – sinceramente un lavoraccio.
Per la precisone, trattasi di una Webley & Scott, il cui produttore fondò la casa nel 1834 a Birmingham, in Inghilterra.
Tale modello è servito sia nel primo conflitto mondiale, che nel secondo.
Fin qui la storia della ricerca per immagini – la parte più intrigante è stata la costruzione del figurino, per ovvi motivi di scelta per l’area di conflitto: è il primo in assoluto che configuro nel quadrante nord africano, dal momento che mi sono allenato ed allevato sul versante della Normandia.
I gradi da tenete ed il cappello coloniale provengono direttamente dal suolo britannico dall’ormai famoso Tony Barton, che affettuosamente chiamo il real forgiatore, mentre il manichino è un blue box, revisionato e corretto a suon di Milliput bianco, e la divisa è tutto materiale Dragon a parte gli scarponcini della DID.
Le controspalline, a supporto dei gradi, sono state ritagliate da un tessuto beige chiaro, ottenuto da un residuo di una delle prime sacche per caricatori Thompson americana, di marca Dragon.
L’abbronzatura (rigorosamente copiata da foto d’epoca), altri non è che l’applicazione materiale dei processi di brunitura della pelle, allo stesso modo di come la si prende in vacanza: cioè gradualmente.
Sulla base di una colorazione rosea in acrilici, simil-pelle anglosassone, ho passato ripetutamente il marrone fortemente diluito, a più strati, fino ad ottenere la famosa “bruciatura desertica“ della pelle, con tanto di macchie solari più chiare (vedasi la foto con i militari cotti dal sole nordafricano).
Il capitello in stile composito, del basamento, è un’eredità che avevo nei miei cassetti e che non sapevo come impiegare fino alla realizzazione di questo figurino (la Cirenaica è piena di ruderi di monumenti greco-romani), dandomi lo spunto per posizionarlo in mezzo alle sabbie del Sahara, adagiato a mo’ di supporto per i piedi dei nuovi conquistatori.
Le lettere che compongono la scritta CYRENAICA 1942, sono fotoincise e tagliate da una lastra in metacrilato da 3 mm. di spessore, con il laser, dopo di ché sono state cartavetrate sulla superfice a vista per poter applicare il color avorio, con gli acrilici, ad imitazione del marmo del capitello; indi applicazione e fissaggio sulla superfice laterale troncoconica, del basamento, a mezzo Attak.
La base è formata da un supporto circolare in legno dell’Amati, da 16 cm. di diametro, mentre il terreno sabbioso è realizzato da una sezione ritagliata da un pannello in polistirolo ad alta densità da 2,5 cm. di spessore (Brico), sul quale è stato applicato un velo di colla vinilica diluita per aggrappare la sabbia dell’Adriatico, per finirla, a sua volta, con la colorazione n. 78 opaca, della Tamiya.
Nello specifico, il mio figurino ambientato nel 1942, appartiene al 1° battaglione del Welch regiment, il quale dopo ardui combattimenti nella zona di Bengasi, è stato nuovamente impiegato contro l'Afrika Korps attraverso la Cirenaica, la Libia e nella prima battaglia di El Alamein, subendo pesanti perdite.