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Per memoria personale di mio nonno, allora tenente di complemento al 124º fanteria, passato poi alla fine del conflitto in servizio permanente effettivo (s.p.e.), la brigata Chieti era denominata la brigata "Prosciutto" per via dei colori delle mostrine.
In particolare ricordo come egli mi parlasse delle postazioni nelle valli Giudicarie e dell’avvicendamento a fine guerra, in qualità di truppa di occupazione, ad Innsbruck e poi a Bolzano dove, nel ’19, sposò mia nonna, sua conterranea.
Valli Giudicarie 1917 – mio nonno al centro
Corso mitraglieri – 13 aprile 1917 – mio nonno al centro con la medaglietta – alla sua destra l’attendente Sardo
Non avendo grande dimestichezza con il Regio Esercito (per questo mi faccio carico della mia pigrizia ed ignoranza), vi ripropongo di pari passo quanto è pubblicato nel volume dedicato alle Brigate di Fanteria nei riassunti storici dei corpi e comandi nella guerra 1915-1918, di cui, in specifico, al Vol. VI, Roma, Libreria dello Stato 1927, pp. 177-182.
La Brigata venne costituita nel marzo 1915 dai depositi del 13º e 18º Fanteria ed ebbe queste vicissitudini scandite, anno per anno, in questi trafiletti sintetici.
Anno 1915
La Brigata è inviata ad inizio giugno nella zona di Peschiera, quindi tra Pozzolengo e San Martino della Battaglia (sul Lago di Garda) dove fino al 20 luglio si dedica ad un periodo di esercitazioni. Pochi giorni dopo la "Chieti" è trasferita fra Ruda e Pascolet, in Friuli, sotto il comando della 19a divisione: il 28 luglio è in linea ad ovest di Fogliano Redipuglia. Operativa fino al 6 agosto, a testimonianza dello sforzo profuso in combattimento – che frutta la conquista della cosiddetta «trincea delle frasche» – vi sono gli oltre 2600 caduti tra gregari ed ufficiali. Passata agli ordini della 25a divisione, la Brigata rimane nelle posizioni acquisite finché non viene sostituita dalla "Bologna", l'8 settembre: mandata quindi a riposo tra Scodovacca e Perteole (poco oltre Cervignano del Friuli), gli uomini tornano in linea tra le quote 118 e 100 ad est di Polazzo, nel Goriziano. Tra il 28 ottobre e l'11 novembre sono impegnati in diverse sortite soprattutto contro le trincee dette «dei sassi rossi» e «ad ipsilon»: in particolare, la conquista di parte di quest'ultima costa alla truppa la perdita di oltre 2300 uomini.
Il 20 novembre la Brigata è sostituta dalla "Barletta" ed è inviata a riposo oltre il fiume Torre, a Campolongo; dopo tre settimane abbondanti è di nuovo in linea occupando le consuete posizioni, continuando nell'opera di sistemazione della linea e conducendo ulteriori puntate contro il nemico.
Anno 1916
Dall'inizio dell'anno fino all'agosto la "Chieti" si alterna con la Brigata "Barletta" fra il tratto di fronte compreso tra Polazzo e Redipuglia e la zona di riposo attorno a Perteole. Il 4 agosto, in vista dell'offensiva italiana verso Gorizia, la preparazione alla battaglia ha inizio con il tiro dell'artiglieria e diverse sortite in campo nemico, alle quali partecipano anche reparti del 123º reggimento. Il 10 agosto, poiché le operazioni su questo fronte stavano dando esito felice, si presume che il nemico sgomberi le sue posizioni: la Brigata è quindi inviata dapprima verso Doberdò del Lago (presso quota 116) e poi verso il margine orientale del Vallone di Doberdò. I reparti avanzati trovano le prime forti resistenze sulle alture di Mikoli e a nordovest del Crni Hrib (it. Colle Nero), quest'ultimo conquistato dal III battaglione del 124º che riceve anche un'espressione di compiacimento da parte del Re Vittorio Emanuele III – il quale seguiva l'evolversi della battaglia da un osservatorio sul Carso. Il 12 agosto la Brigata, data una minore pressione da parte del nemico, avanza verso quota 208 nord, dove incontra nuove resistenze delle quali non riesce ad avere ragione. Da metà giugno sino al 27 la truppa svolge attività di pattuglia finché, sostituita dalla "Salerno", non si reca di riposo nei pressi di Perteole, passando sotto il comando della 34a divisione.
A metà settembre gli uomini sono di nuovo operativi nel tratto compreso tra Lukatic (it. Lucati) e quota 238, ma gli sforzi non corrispondono ai quasi nulli vantaggi territoriali acquisiti. Il 6 ottobre la Brigata è inviata a riposo presso San Vito al Torre quindi, a metà del mese, gli uomini sono tradotti a Vobarno, nel Bresciano. Il 29 settembre, destinati a sostituire la "Valtellina", entrano a far parte della 6a divisione divenendo operativi nel settore delle Prealpi Giudicarie, nel tratto compreso tra Monte Melino e Monte dei Pini. Qui, in relativa tranquillità, trascorrono ciò che rimane dell'anno.
Anno 1917
La Brigata trascorre l'intero anno presidiando il settore delle Giudicarie. Gli uomini si alternano tra attività di pattuglia e colpi di mano contro le posizioni nemiche, cercando di resistere ai conseguenti contrattacchi avversari.
Anno 1918
La Brigata viene rilevata dagli uomini della "Siena" ai primi di aprile: raccoltasi nella zona meridionale del Lago d'Idro, attende fra il 14 e il 22 un periodo di riordino nel settore compreso tra Odolo, Barghe e Preseglie (nel Bresciano). La truppa è quindi tradotta nuovamente nelle Prealpi Giudicarie, sulla linea di fronte compresa tra la Val Croina ed il Monte Melino.
Dal 15 giugno i Comandi degli Imperi Centrali lanciano la loro ultima grande offensiva sul fronte del Piave: per quanto riguarda il settore delle Giudicarie, qui si registra solamente un aumento del tiro d'artiglieria. Fino agli inizi di agosto, la "Chieti" continua nella sua azione di vigilanza, prodigandosi anche in qualche sortita verso le posizioni nemiche. Sostituita il 5 agosto, dopo un primo trasferimento a sud del Lago d'Idro, a metà del settembre è a San Bonifacio, nel Veronese, quindi nel Vicentino tra San Germano dei Berici, Villa del Ferro e Spessa. A fine mese è fra Thiene e Chiuppano per rilevare le truppe della Brigata "Casale", mentre dal 1º novembre è operativa tra il Monte Cimone di Tonezza e la Val d'Astico, al posto degli uomini della "Acqui". Il 2 novembre, presumendo che dopo la rotta del Piave gli austriaci stiano per cedere anche nel settore degli Altipiani, reparti della Brigata riescono, superata Pedescala, a catturare il presidio del Monte Cimone, puntando quindi su Tonezza. La sera stessa il 123º giunge a Lastebasse, mentre due battaglioni del 124º entrano nell'Altipiano di Tonezza. Il giorno successivo la "Chieti" marcia su Vattaro, quindi raggiunge Mattarello. Il 4 novembre la Brigata, che stava per giungere a Trento, ha l'ordine di riunirsi alla 6a divisione tra Vattaro e Vigolo Vattaro (a sudovest del Lago di Caldonazzo), mentre il II battaglione del 123º, in avanguardia, ha l'onore di far parte delle truppe italiane che per prime entrano nella Trento redenta.
Autore: Andrea Spicciarelli
Il figurino
Reperito un tessuto in cotone che più si avvicinava al grigio-verde, la parte più sfiziosa è stata la realizzazione del cappello, ottenuta con un supporto di cartoncino, sia per la parte della calotta, sia per la parte del soggolo e della visiera. Il tutto rifinito con stoffa per le fodere.
Mentre il fregio è stato realizzato con dei trancini di filo di rame, opportunamente cuciti con del filo di cotone di minimo diametro e poi dipinto con l’oro; il numero 124, all’interno della granata, è stato dipinto con la punta di uno spillo. Insomma, autocostruito nella sua totalità.
La divisa è stata approntata da una sarta di "contrabbando" su modello indicatole dal sottoscritto, ma per mancanza di cultura è stata confezionata con alcune imprecisioni non rimediabili.
La placca della fibbia del cinturone è stata ricavata da un lamierino di alluminio sbalzato per ottenere l’aquila Savoiarda e la sovrastante corona.
La sciabola è una produzione Tony Barton, a cui ho dovuto adattare l’elsa conforme a quella dell’allora Regio Esercito.
Autocostruiti pure i paramenti di allaccio del fodero metallico alla cintura interna.
Il figurino è di serie (DID), ma questo non mi interessava più di tanto perché il mio obiettivo era ricostruire la divisa il più attendibile a quella vera.
Per completare il periodo storico, vi allego una medaglia coniata dall’allora Ministero della Guerra in occasione del ventennale della Vittoria, sempre ereditata da mio nonno che si chiamava Giuseppe Giovenco.