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Principali modifiche
Il kit di partenza è della Dragon, ottimamente realizzato dalla ditta cinese, appartiene alla penultima generazione di mezzi realizzati con estrema cura nei dettagli, nella riproduzione della texture delle superfici tranne i particolari più minuti i quali risentono degli ovvi limiti dello stampaggio in plastica iniettata.
Stesso discorso si applica ad alcune parti, quali i parafanghi anteriori, leggermente spessi proprio a causa della tecnica di stampaggio.
Per migliorare la resa finale ho adoperato la lastra di fotoincisioni della ditta polacca Aber.
Dopo aver assemblato senza problemi il treno di rotolamento e le ruote motrici ho incollato la grossa piastra posteriore.
L’incastro è ottimo e non necessita di alcun intervento di stuccatura.
Dopo l’incollaggio di altri particolari sono passato al posizionamento (dopo alcune prove di allineamento a secco) della parte superiore dello scafo.
A questo punto ho raschiato e rifinito con carta abrasiva fine gli inviti per sostegni degli attrezzi posti sulle due fiancate del carro.
Una documentazione specifica e chiara è ‘vitale’ per evitare spiacevoli sorprese una volta incollate le minuscole parti... in quanto spesso a seconda della versione dei Panther, gli stessi attrezzi venivano posizionati in punti differenti.
Ho incollato le "grondaie" con gli appositi perni che sostengono le lastre di protezione alle ruote, assenti in questa particolare versione del carro.
Su quelle posizionate sulla parte sinistra ho simulato un piccolo incidente deformando leggermente le parti verso il fondo del carro.
Ho sostituito i parafanghi anteriori con quelli fotoincisi della Aber, splendidi per finezza e per i particolari; sopra il parafango sinistro ho incollato il faro Bosch opportunamente "prelevato" dal pezzo in plastica per adattarlo al parafango in lamina.
La torretta non necessita di particolari interventi di modifica, a parte l’inserimento degli iposcopi simulati con delle strisce di plasticar di spessore, il sistema di bloccaggio della cupola del capo-carro in fotoincisione e la sostituzione delle maniglie in plastica con altre realizzate con del filo di rame.
La canna non ha subito alcun intervento di miglioria in quanto ottimamente realizzata (nella realtà era un simulacro in legno atto solo a dare la parvenza del cannone... in quanto il ‘nostro’ era un carro comando... armato solo con una mitragliatrice MG 34 coassiale).
Discorso a parte per il retro della superficie posteriore, dove ho inserito le grate sopra le prese d’aria ed una quantità di piccole parti fotoincise.
Colorazione
Dopo aver incollato tutte le parti in fotoincisione ho dato una mano leggera di primer acrilico spray della Tamiya aspettando poi un giorno per la completa asciugatura.
Per iniziare, ho steso una leggerissima mano ad aerografo di nero acrilico della Lifecolor negli interstizi e nelle parti soggette ad accumuli di sporcizia.
A questo punto ho cominciato a dare più mani di dunkel gelb (sempre acrilico) della Tamiya, stando attento a non coprire le parti precedentemente dipinte in nero.
Alla fine dei passaggi del colore di base sopra le preombreggiature di nero, il carro comincia ad assumere una certa ‘profondità’ cromatica.
Sempre con il dunkel geb mischiato con percentuali di bianco opaco Tamiya, sono andato a schiarire le parti soggette a usura ed esposte al sole; la percentuale di bianco usato varia dal 10 al 20 %.
Il tutto serve per spezzare l’uniformità del colore di base seguendo la logica delle parti più esposte al sole.
Successivamente ho spruzzato con il verde della Tamiya le chiazze che vanno a formare la mimetica usata per il carro.
Valgono le stesse tecniche di miscelazione usate per la tinta di base sopraesposte.
Le parti interne delle chiazze sono state quindi schiarite per seguire l’andamento decolorante di alcune parti del carro.
A questo punto ho cominciato a ‘sporcare’ la parte bassa (treno di rotolamento e scafo inferiore) con del marrone chiaro molto diluito, mischiando alcune parti di marrone più scuro per simulare gli accumuli di fango e sporco comuni a tutti i carri con un avita operativa lunga.
Invecchiamento
Per cominciare l’invecchiamento ho cosparso il carro di acquaragia inodore con un pennello piatto medio dopodiché miscelando del bruno Van Dyck ad olio (nella percentuale del 10% di colore e 90 % acquaragia) ho cominciato i lavaggi selettivi per dare profondità ai particolari e far risaltare i recessi.
Il colore, grazie al lavaggio precedente, si insinua senza problemi per capillarità negli angoli più nascosti e difficili a raggiungere.
Successivi interventi con altre tonalità di marroni più chiari (quali il raw umber) sono serviti a dare una diversità cromatica utile al fine di evitare di appiattire il contrasto con un unico colore.
Piccole parti di nero, sempre diluito, è servito per far risaltare quelle parti soggette ad accumuli di grasso od olio.
Bisogna però prestare attenzione a non esagerare con il colore nero e una piccola ricerca di dove usarlo sarà necessaria come ad esempio tipo la parte posteriore del carro vicino alle griglie di aerazione e al grosso sportello del vano motore.
Piccole quantità di terra di Siena bruciata servirà a simulare piccoli accumuli o colate di ruggine; anche in questo caso la prudenza nell’usare il colore è d’obbligo in quanto un eccessivo uso provoca un improbabile color ruggine molto esteso: nella realtà le continue manutenzioni al carro evitavano tale stato... a patto che il carro non fosse abbandonato dall’equipaggio al suo triste destino.
Una volta asciugato il tutto sono passato ad un leggerissimo dry-brush (tecnica del pennello a secco) coni colori di base schiariti con il bianco o usando il colore rosa carnicino puro della Lifecolor.
Svariate mani e passaggi delicatissimi sono serviti a far risaltare le parti sporgenti; la cautela anche in questo caso è consigliata al fine di non guastare tutto il lavoro con un poco realistico effetto di dry–brush pesante.
Preferisco mai usare il colore bianco puro per i motivi sopra menzionati, sempre meglio schiarire il colore di base con del giallo-ocra o, a seconda dei casi, con del rosa.
A questo punto sono passato alla simulazione delle scrostature, ottenute con un pennellino a lingua di gatto triplo 0 avendo cura di usare il colore sottostante per evidenziare graffi e colpi ricevuti dal carro durante i vari spostamenti.
Con una matita ho simulato invece le piccole scrostature ossidate, il tutto rifinito con microscopiche quantità di colore ad olio terra di Siena bruciata per ricreare delle formazioni di ruggine.
Varie passate leggere di aerografo di buff Tamiya sono servite a creare una velatura tendente e ricreare l’effetto polvere.
Ambientazione
Come base ho usato una lastra di polistirolo ad alta densità , sulla quale ho incollato altri pezzi (sempre di polistirolo) per ricreare una piccola altura.
Ho inciso il terreno per dare un aspetto non omogeneo e per marcare il transito del carro causato dai cingoli evitando un effetto ‘galleggiamento’ del carro.
Ho cosparso il tutto di colla vinilica, sabbia di varie granulometrie e sassolini.
Successivamente ho incollato l’erba sintetica di varie dimensioni sul piccolo avvallamento, con l’aggiunta di canapa usata dagli idraulici per simulare l’erba più alta.
Uno steccato è servito per rompere la prospettiva della scena ed è stata completata nell’angolo opposto con un cartello stradale divelto.
Il figurino della Dragon è stato dipinto con colori acrilici e rifinito con i colori ad olio per il viso e per i panneggi dell’uniforme.
Ho sostituito la testa originale con una della Verlinden aggiungendo i laringofoni e le cuffie in dotazione ai carristi tedeschi.
Kits utilizzati
Mario Bentivoglio [Gallery] A. M. B. Brescia 15.05.2006 |