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La scenetta che ho voluto rappresentare è ambientata nel deserto dell’Africa settentrionale dove le nostre truppe corazzate tra il 1941 e il 1943 combatterono aspre battaglie contro i meglio equipaggiati eserciti alleati.
Ho cercato di riprodurre il momento del risveglio da parte di un equipaggio di carristi italiani nella fredda alba desertica (dove l’escursione termica tra le temperature notturne e quelle diurne è notevole) di fronte ad una caraffa improvvisata di acqua posta su un rudimentale fuoco per prepararsi un caffè o un tè frutto di preda bellica.
Altri generi di prima necessità, quali tavolette di cioccolato e altre cibarie, adornano la spartana tavola (un asse di legno) dove appoggiare le tazze.
Semovente M13/40 7/18 (Italeri/Zvezda)
La scelta per riprodurre il semovente italiano non lascia spazio a tante alternative: o si usa il vecchio (ma a mio avviso sempre valido) kit Italeri (re-inscatolato dalla Zvezda) oppure l’altrettanto datato kit della Tamiya.
Non ho avuto esitazioni, avendoli entrambi (sia Italeri sia Tamiya) e la scelta è caduta sul kit della marca nostrana.
Pur non essendo perfetto, c’è da apportare qualche piccola modifica per migliorare e correggere qualche piccolo difetto e il kit dell’Italeri presenta meno svantaggi rispetto al kit della ditta nipponica.
Uno su tutti: le ruote del treno di rotolamento del kit Tamiya ha tutti i fori ‘pieni’ al contrario di quello dell’Italeri.
Per cui, onde evitare un tedioso lavoro di svuotamento di tutti i fori, la scelta a favore del kit della casa emiliana è stata ovvia.
Volendo riprodurre il semovente con tutti i portelli aperti e con una configurazione con i parafanghi corti sono ricorso allo splendido set di miglioramento in resina della Model Victoria che oltre ad offrire le parti necessarie a ricreare tutti gli interni, il posto pilota e della trasmissione nonchè delle riservette delle munizioni offre anche la parte posteriore di copertura del vano motore, il cannone da 75/18,la parte frontale superiore del carro con i due sportelli per l’ispezione della trasmissione, i portelli superiori e tutta la struttura della casamatta oltre ad una piccola lastra di fotoincisioni per riprodurre o sostituire alcuni piccoli particolari errati o mancanti e i parafanghi del tipo corto.
Dulcis in fundo, sempre della Model Victoria, ho usato anche il set per i cingoli a maglia singola ad incastro in resina visti quelli orribili proposti dal kit.
Ho usato anche un set di fotoincisioni ormai introvabili della R.C.R. realizzati per il kit dell’Italeri, anche questo per sostituire tanti piccoli particolari.
Figurini
Per questa scena ho usato figurini di provenienza MiniArt ‘Italian crew at rest’ (cod. 35093), trovando adatte le pose di questo set per il tipo di ambientazione che volevo ricreare.
A tutti e tre i figurini ho sostituito le teste originali (non sono il massimo) con altre della specifiche della Hornet dedicate al set dei carristi ‘Italian Heads’ (cod.H02), per la migliore espressione dei visi, per la splendida scultura e per gli ottimi particolari.
Ho dipinto gli incarnati con una base di Flat Flesh Tamiya data ad aerografo e rifiniti con colori ad olio.
Stesso iter ha interessato la colorazione delle tute, dove ho potuto ricavare dalle foto originali dell’epoca una varietà cromatica del colore, spesso usate miste dagli equipaggi.
cioè giallo/sabbia chiaro oppure un blu/azzurro abbastanza chiaro.
Colorazione
Interni ovviamente dipinti - prima della chiusura e incollaggio delle strutture superiori - con del bianco opaco Tamiya, mentre la trasmissione ha avuto una colorazione più ‘complicata’ viste le tante parte metalliche che lo compongono composta di tante parti di materiale diverso.
Riservette per le munizioni, sedile del pilota e tanti altri particolari hanno ricevuto una colorazione a parte prima di essere incollati all’interno del carro.
Opportuni lavaggi con i colori ad olio (nero, bruno vanDyck e Terra d’Ombra naturale) sono serviti per dare il senso dello sporco e dell’usura che si forma – dato l’uso nel contesto desertico – durante la sua vita operativa.
L’esterno invece ha ricevuto parecchie mani stese con ‘passate’ molto leggere ad aerografo di ‘Italian Light Sand’ della Lifecolor’, schiarito poi con del bianco per cercare di dare un po’ di tridimensionalità alla colorazione del carro per non renderlo ‘piatto’ agli occhi di chi lo guarda.
Anche in questo caso ho provveduto ad effettuare con gli olii parecchi lavaggi settoriali per far risaltare tutti i piccoli elementi in rilievo, quali ad esempio i tanti rivetti presenti sullo scafo del carro.
Le decal sempre della Model Victoria hanno permesso di realizzare un soggetto con un motto particolare dipinto sulla parte frontale…dal titolo ‘ ...dei Tommy il terrore siam...’.
Ambientazione
Come di consueto su una piccola base di polistirolo ad alta densità ho cosparso della sabbia sulla colla vinilica precedentemente stesa, ho inserito ed incollato delle scaglie di corteccia di pino per simulare uno spuntone roccioso (dato che esistono diversi tipi di deserti, alcuni prettamente sabbiosi, altri rocciosi con sabbia).
Con dei filamenti di canapa ho poi simulato la rada vegetazione che si poteva osservare in questi aridi posti.
Qualche sassolino prelevato dalla solita scorta di lettiera per gatti ha provveduto a movimentare un po’ il terreno.
Ho aerografato il tutto con un color sabbia chiaro della Lifecolor e poi ho provveduto con dei lavaggi con colori ad olio a dare profondità al terreno e a far risaltare il più possibile il colore monocromatico del deserto.
Ho poi provveduto ad incollare delle scatole di alimenti di cartone di preda bellica degli Alleati, corde e qualche rifiuto tipico di un accampamento improvvisato, corde e detriti vari hanno poi ‘arrichito’ lo scarno paesaggio desertico.
A questo punto, tutto era pronto per una meritata... colazione!!!
Non da Tiffany come specificato nel titolo, volutamente ‘ironico’, viste le precarie condizioni nelle quali i nostri soldati e carristi operavano, ma sicuramente lo stesso apprezzata in una situazione simile.