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46° Aerobrigata T.M., 98° Gruppo AMI, Pisa 1965 (Italeri 1/72)
Il C119 ha rappresentato per quasi trent’anni il mulo della nostra aeronautica pagando pure un tributo di sangue con la perdita di due equipaggi nel corso della guerra in Congo, quando la 46a Aerobrigata Trasporti operò sotto la bandiera delle Nazioni Unite.
L’origine del “vagone volante” (poco più corto del C130 Hercules: nel complesso dimensionale 26 m x 33 m di apertura alare) risale al progetto del C82 e sulle esigenze del secondo conflitto mondiale; la versione G, sotto potenziata, era dotata di due motori a doppia stella da 18 cilindri sviluppanti circa 3000 CV.
L’AMI a cominciare dal 1953 ricevette questa versione con la quale riformò la 46a e il 98° gruppo (lupo) i cui colori (verde) erano riportati in prua; il medesimo gruppo fu pure l’ultimo a dismettere il velivolo nel 1979 quando passò sul G222.
Nel corso degli anni alcuni velivoli furono condizionati alla versione H che permetteva l’apertura dei portelli posteriori (a valva) anche in volo; un grosso inconveniente che non concedeva al 119 la stessa operabilità del 130.
La scatola di montaggio dell’Italeri è stata di recente sostituita da una versione riedita molto accattivante per le pin up aggiornate (decisamente migliori della vecchia): peccato però che siano scomparse le coccarde italiane.
Per quanto concerne prettamente il modello diciamo subito che non è adatto ai principianti! Tuttavia non mi soddisfaceva ancora così ho fatto ancora alcuni interventi di affinamento, cosicché penso di avere ottenuto un modello veramente complesso.
Innanzitutto il cockpit è stato ritoccato aggiungendo le cinghie (grigio verde) ai sedili equipaggio (differenti per l’imbragatura dei piloti che sono dotate anche di spallacci) e le manette sulla piantana centrale; mentre per quanto concerne la colorazione il pavimento è in alluminio (Hu 56) non argento e le pareti (così come il telaio dei vetri e la barra della cloche) in interior green (Hu: non il cosiddetto chromate interior green Hu 80 in quanto era al cromo e negli USA già vietato al principio degli anni ’40 per le parti in cui era presente l’equipaggio), stesso colore per la struttura dei sedili con la seduta, lo schienale e il poggiatesta in verde kaki.
I volantini sono in nero con il correttore del trim elettrico in rosso (sul lato destro).
Ulteriore correzione la stiva: le pareti nuovamente l’interior green, analogo il discorso per le parti a vista dei portelloni.
Seguendo sin qui lo schema di montaggio, prima di procedere non mi sono accontentato dei portelloni con una struttura soltanto a basso rilievo traforato e ho provveduto a renderla analoga all’originale forando le centine con una punta da 1-1,5 mm (secondo le necessità).
Ho quindi messo mano ai motori aggiungendo i cavi delle candele.
Da ora in poi se avessi seguito le istruzioni avrei sbagliato tutto!
Montare due travi di coda non è una cosa semplice; il minimo errore e mi trovo i piani di coda storti. Quindi dopo avere fatto alcune prove a secco ho valutato in primo luogo quale dei due travi fosse stato meno problematico a mantenere secondo il proprio asse di struttura naturale, richiedendo la minima quantità di stucco; mentre il piano di coda sono andato a incollarlo all’altro trave, garantendomi di mantenere fra i due assi (verticale e orizzontale) un angolo di 90°.
Incollato le due semifusoliere fra di loro con il troncone centrale dell’ala (opportunamente stuccata) senza avere montato le navicelle motore ma con un trave di coda, ho proceduto a verniciare il tutto (4 pezzi separati + 2 navicelle e 2 valve portellone).
Corretto il verde (F.S. 34079 – Hu 116), sbagliato il grigio (F.S. 26152 o 36086: in entrambi i casi Humbrol Hu 111); superfici inferiori in argento (Hu 11).
Da ultimo in prua il verde del reparto (Hu 30) dove si deve fare invece attenzione che la sua estensione era inferiore a quella indicata a “progetto Italeri”.
Fatta questa operazione un’altra complicazione!
Le stripes (diceva Guccini “gli americani ci fregano con la lingua”) di alta visibilità in colore arancio non hanno nessun riferimento plausibile a eccezione di quelle a prua; pertanto fidandomi nella “bontà” del piano costruttivo ho preso le misure su questo e rapportate alla scala 1/72.
Mascherato dimensionalmente ho proceduto con il nero (Hu 33).
Il passo successivo è stata la nuova mascheratura per dare il colore arancio (Hobby Model H14).
Stesso procedimento ho effettuato per i triangoli neri (Hu 33) sotto le semiali.
Di seguito ho incollato l’ultimo trave con i piani di coda alla fusoliera, preoccupandomi soltanto di dare l’inclinazione corretta al tutto; stuccato opportunamente e nuovamente verniciato dove si sono fatti i “danni”.
Considerando le difficoltà che avrei incontrato a maneggiare un modello di quasi 50 cm di apertura alare, ho provveduto a mettere le decals tranne le semiali e le walking arounds.
Fatto questa operazione finalmente è toccato all’unione del tutto con le semiali; ripassando la connessione con un minimo di stucco da muro (molto liquido e facile da eliminare) e verniciando.
Da qui in poi ho proceduto a ritroso; dapprima i carrelli.
Tuttavia i portelli di quello anteriore sono in due pezzi, quando nella realtà erano quattro e i due più anteriori normalmente chiusi quando il velivolo era a terra.
Su tutti i portelli la parte in vista degli attuatori è di tipo meccanico; su quelli anteriori ho usato due pezzi in ferro ricavati dai punti delle pinzatrici di lunghezza 4 mm, analogamente sui due attuatori principali dei portelli alari, i quali erano associati al movimento da un tirante riprodotto con un filo di rame da 0,01 mm.
Fatta questa ennesima operazione ho proceduto al montaggio di antenne, tubi pitot, ecc. e da ultimo i motori completi di eliche e (ultimissimo) i tubi di scarico sui quali dopo avere dato una base di alluminio (Hu 56) o passato rame (Hu 55) molto diluito per rendere l’effetto brunito.
Alcuni dubbi e considerazioni:
quando è stato il momento di porre l’effige dell’aerobrigata mi sono accorto che questa era in verde e non in giallo oro come mi sarei aspettato; ho quindi proceduto con una ricerca fotografica e fra queste le foto scattate dall’amico Fabrizio Montironi in occasione dei 50 anni dello stormo di Villafranca.
le pareti laterali dei portelli carrello posteriore sono in nero opaco (Hu 33);
il bordo d’attacco delle pale delle eliche è colore acciaio: per riprodurlo ho mescolato su una base di argento (Hu 11) un blu molto diluito;
le decalcomanie per il walk around sono state riprodotte a coppie di dimensioni identiche senza tenere presente le differenze dovute alle gondole motori, pertanto devono essere tagliate e “cucite” insieme tenendo fissi i parametri che si posso ricavare dal piano costruttivo;
in prua c’è un faro, riprodotto con un puntino di argento (Hu 11);
il carrello principale è composto da una gamba di forza a V e una di controventatura/retrazione (anche questa a V), le tubazioni freni sono presenti sul ramo esterno delle gambe di controventatura.
- Le centine sono traforate -
- Le ruote del carrello principale riportano le tacche rosse per le verifiche di slittamento eventuale del pneumatico -
- Scaricatori di energia statica sulle semiali -
- Lo stemma della 46° con i colori del Gruppo -
- Gli attuatori meccanici (a due dimensioni) -
- In questa immagine si vede il complesso sistema di retrazione dei portelli principali oltre alla caveria delle candele motore -
Massimo Cerrato [Gallery] 10.04.2011 |
Molto bello! E quanti ricordi... Si può trovare un modellino piccolo, non sono capace di montaggi complicati, tanto per ricordo.
molto bello e particolareggiato io vorrei farlo in versione Kindu, ho trovato le dacalcomanie ma purtroppo ho il kit senza istruzioni per il montaggio. Ricomincio a montare modellini dopo anni di fermo, la poca esperienza mi sta mandando avanti, ma avere la istruzioni mi farebbe essere più sicuro, non è che le hai conservate?
ciao Gabriele, scusa se rispondo soltanto ora; ma non ho l'abitudine di ricevere commenti sui miei modelli: generalmente conservo ogni istruzione quindi dovrei trovarle nel mucchio. Se mi lasci una e-mail te le giro. Massimo