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Rapa Nui – L’uovo di Pasqua 1700 d.C.

Pietro Ballarini



Alcuni Moai presso la cava di pietra nei pressi del vulcano Rano Raraku


A 3800 chilometri dalla costa più vicina, l’Isola di Pasqua è il luogo più isolato al mondo; poco più piccola dell’Elba (23 x 13 km) essa ha origini vulcaniche e conta 3000 abitanti.
Il suo aspetto brullo testimonia il più palese esempio di deforestazione perpetrato dall’Uomo; come un pianeta in miniatura questo posto ha un enorme fascino per lo studio dell’evoluzione umano-territoriale.
Si pensa che primi colonizzatori provenissero dal Sudamerica in quanto i più antichi manufatti richiamano lo stile dell’antico Perù, inoltre Thor Heyerdahl con la sua barca di giunchi ‘Kon-Tiki’ ha dimostrato che grazie agli Alisei si può facilmente navigare dal Perù alla Polinesia, confutando così anche la teoria dell’origine asiatica dei primi pasquensi.
Essendo molto isolata, la storia di Rapa Nui si evolse in modo indipendente dal resto dell’umanità; i suoi abitanti lo chiamarono infatti ‘l’ombelico del mondo’.
In una prima fase di sviluppo la vita prosperava fino ad avere una popolazione stimata di 15-20.000 abitanti; la religione autoctona si incentrava sul culto degli antenati dei quali stilizzavano le sembianze nelle sculture dei MOAI.
Ogni insediamento quindi celebrava i propri dei-antenati erigendoli su tombe/piatteforme detti AHU con le spalle al mare e lo sguardo protettivo sul villaggio.



Sito archeologico di Ahu Tongariki


Nella seconda fase, il consumo indiscriminato del legno estinse le piante creando di conseguenza l’impoverimento del terreno agricolo e la mancanza di materiale per costruire barche per la pesca.
Inoltre l’arrivo di colonizzatori Polinesiani produsse un conflitto continuo che decimò la popolazione costretta a vivere nelle grotte scavate dalla lava; si manifestò anche il cannibalismo.
Per sfiducia negli Dei e ritorsioni tra i Clan tutti i Moai furono abbattuti.




La terza ed ultima fase della Civiltà pasquense si individua nel '700 quando le tribù regolavano i loro rapporti ‘democraticamente’ con la competizione legata al mito dell’’Uomo Uccello’.
Quando le sterne di passaggio depongono le uova sullo scoglio di Motu Nui prospiciente la caldera del vulcano Rano Kao, i campioni dei vari clan nuotano su un fascio di giunchi per 2 km di oceano, prendono un uovo, affrontano eventuali squali, e tornano indietro.
Chi vince assicura le risorse migliori alla sua tribù per tutto l’anno.



Scoglio di Motu Nui



Il cratere del vulcano Rano Kao


Dalla scoperta dei navigatori Europei (il giorno di Pasqua del 1722) i locali cominciarono a soccombere lentamente agli interessi del più ‘tecnologico’ conquistatore di turno fino a divenire un serbatoio di schiavi.
Nel 1872 sull’isola rimanevano 111 individui, nel 1888 il Cile annetteva l’isola per motivi strategici, gli abitanti ottennero la cittadinanza solo nel 1966.
Oggi l’isola è gestita dai discendenti Rapa Nui che hanno deciso di non svenderla al turismo di massa (non ci sono grandi alberghi, la piccola capitale sembra un villaggio).
Una volta al mese arriva dal Cile una nave con i rifornimenti, non si pagano le tasse e il carburante per i locali ha prezzo scontato.
Sull’isola c’è la seconda pista più lunga dell’Emisfero Australe (4 km) costruita dagli americani per un eventuale atterraggio dello Shuttle nel continente Oceania.



I Moai del sito archeologico Ahu Akivi


L’uovo di Pasqua 1700 d.C.
Nella sperduta isola in mezzo al Pacifico Meridionale un guerriero avanza di fianco ad un Moai.
Ha da poco concluso vittoriosamente la prova annuale che darà alla sua Tribù la disponibilità delle risorse migliori dell’isola.
In una mano porta l’uovo di sterna che ha raccolto sullo scoglio di Moto Nui in competizione con gli atleti degli altri Clan.
Scalare scogliere, nuotare nell’oceano infestato da squali, parare i colpi avversari e tornare per primo vale al vincitore il titolo di ‘Uomo Uccello’ (Tangata Manu).
Nella destra porta il bastone del comando a forma di pagaia.




Il Moai che ‘osserva’ il vincitore è invece una scultura litica che, con altre centinaia, è stato abbandonato sulle pendici del vulcano Rano Raraku.
Questa infatti è la ‘Fabbrica di Moai’ da cui partivano le statue per i vari villaggi sparsi lungo le coste.
Non conoscendo il ferro la civiltà Rapa Nui utilizzava l’ossidiana come pietra da intaglio, se ne trovavano un blocco nella statua in preparazione si doveva abbandonare il lavoro.




Il figurino è una copia in resina fatta da me del kit SMES-08 della Soldiers ma non essendo venuta bene, ho dovuto rifare tanti particolari e aggiustature con lo stucco bicomponente Milliput Superfine White.
Il braccio sinistro proviene dai ‘Multipose Airfix’ in stirene.
Acconciatura, pizzetto e perizoma sono le sole modifiche aggiuntive al soggetto.




Per la pittura ho usato i colori Acrilici Vallejo; sul guerriero non ho messo nessuna decorazione pittorica e ammennicoli vari in quanto appena reduce da una gara in acqua.
I tatuaggi triangolari sul braccio del giovane uomo rappresentano i denti dei pescecani, probabilmente già affrontati in precedenza.
Il simbolo sul petto è il Rei Miro, attualmente presente nella bandiera dell’isola.
Anticamente era un pettorale di legno portato dai Nobili e dovrebbe rappresentare il profilo dei catamarani che colonizzarono Rapa Nui.
Con tali imbarcazioni i polinesiani si espansero nel Pacifico attorno al 1000 d.c. al pari dei Vichinghi in Europa con le loro Drakkar.






La modellazione del Moai è stata fatta con il Das sopra ad una sagoma in polistirolo.
Pur essendoci soggetti di varie dimensioni i canoni della scultura sono comuni ed ho dovuto fare molti raffronti e aggiustamenti per emularne la giusta forma.




Il Moai rappresenta l’antenato che aveva il MANA (la conoscenza); esso era posto sulle tombe-altari-piatteforme detti AHU.
Veniva portato al villaggio sulla costa dal vulcano già rifinito e, una volta messo in sede, gli venivano attaccati gli Occhi per ‘dargli vita’.
Sul capo era posto il PUKAO, probabilmente un acconciatura, di pietra lavica rossa.



I Moai nei pressi della spiaggia di Anakena



Pietro Ballarini
26.02.2014

[Gallery]
[N.d.R.]: Le immagini relative all'Isola di Pasqua sono a cura dell'autore

Commento di Roberto [27/05/2014]:
Visto dal vivo a Verona, i colori sono davvero stupendi, oltre a essere un soggetto originalissimo, ma a questo Pietro ci ha abituati. Interessante anche la chiccherata che abbiamo fatto assieme.
Ciao Roberto

Commento di ezio bottasini [28/05/2014]:
Ciao Pietro, ogni tua nuova realizzazione è un'opera d'arte che lascia a bocca aperta.......l'unicità delle realizzazioni che, ormai da tempo, ci hai abituato ad ammirare, ci fanno partecipi delle esperienze da te vissute.
GRAZIE.
Alla prossima Ezio.

Commento di Riccardo Casati [16/06/2014]:
Bella realizzazione originalissima mi piace soprattutto la colorazione del figurino, meravigliosamente realista

Riccardo


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