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Un capitano dei cavalleggeri di Sardegna (distaccato all'aviazione come pilota) dopo la durissima battaglia incontra i suoi amici e conterranei della Brigata Sassari.
Comincia a nascere la leggenda della "Sassari".
Insomma, una sezione tutta sarda della collezione.
In primo piano:
Capitano dei cavalleggeri di Sardegna (kit fuori commercio AMIS).
Dietro (da sinistra verso destra per chi guarda):
- Sergente della Brigata Sassari (kit AMIS modificato)
- Fante della Brigata Sassari (kit ALLARMI)
- Tenente della Brigata Sassari (Kit SOLDIERS)
Nella scelta c’è di certo la passione per la storia e credo che quella della "Sassari" sia una pagina di storia italiana e sarda davvero speciale (per chi volesse "ripassare" un po’ di dati segnalo questo nuovo sito dedicato: www.brigatasassari.it) ma anche l’omaggio personale ad una terra bellissima e, talvolta, ancora (fortunatamente) tanto diversa.
Ma bando alle ciance ora, mi piace ricordare che i vecchi compagni del cavalleggero-pilota (eredi di un antico reggimento sabaudo di cavalleria) "rimasero" sui loro bei cavalli. Infatti, nel 1916, aggregati ai cavalleggeri di Lodi, andarono a combattere (a cavallo appunto, cariche comprese) contro gli austro-ungarici in Albania come "squadrone sardo".
Anche in questo caso ne seguirono anni terribili e sanguinosi.
Colpisce, però, che lo "squadrone sardo" fu l’unico reparto di quel livello ordinativo (ricordo che lo squadrone di cavalleria equivale alla compagnia di fanteria) a meritare la medaglia d’argento al valor militare e la menzione sul bollettino del Comando Supremo... come dire, anche in questo caso, degli "intrepidi sardi".
Riccardo Boi 04.02.2013 |
P.S.
Rileggendo mi sono accorto che, nonostante l’intervento volesse essere un omaggio alla Brigata Sassari, sono stato assai avaro di informazioni sulla sua storia.
Ad ogni modo: bene così! Non me la sento proprio di fare un riassunto delle battaglie, onorificenze e citazioni sul bollettino del comando supremo. Quasi quattro anni di guerra non si "riassumono". E’ una questione di rispetto, anche a distanza di tanti anni, per quegli uomini.
Per chi volesse acquisire, con il dovuto approfondimento, quei dati, il sito che ho richiamato è fonte davvero preziosa.
Come più ancora lo è per capire lo spirito di quei reparti i cui soldati tornavano sotto il fuoco delle mitragliatrici per raccogliere i propri ufficiali che non ce l’avevano fatta e di ufficiali che, dopo avere guidato assalti spericolati e vincenti, rischiavano la fucilazione per proteggere i propri uomini da ordini assurdi degli alti comandi.
Insomma, un vero popolo in armi, consapevole che, in ogni cosa, la coesione e quindi la solidarietà è fondamentale.
Una citazione, però, la voglio fare.
Sette febbraio 1918, il gen. Diaz – nuovo comandante dell’esercito – alla "Sassari" schierata, con bandiere e uomini “appesantiti” dalle tante decorazioni conquistate, rivolge queste parole: "voi non sapete, e forse non saprete mai, quanto avete fatto per l`Italia. Grazie".
Diaz quindi, abbandonata per una volta la retorica dei tempi, rivolge a quegli uomini (e solo a loro) l’elogio più sincero (e grande!).
E allora, anche a distanza di tanti anni, accogliendo l’"invito" che ci rivolgono con il loro emozionante inno:
alziamoci in piedi, chiniamo il capo, sta passando la Brigata Sassari.