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Indice
Avevo due reperti seppelliti da qualche parte in cantina, entrambi Eduard Profi Pack: un Albatros DV e, tanto per cambiare, un Fokker D VII, guarda caso proprio con i colori di Degelow.
Mi sono dovuto far aiutare da Indiana Jones, ma alla fine, gli scavi hanno avuto esito positivo, e i tanto agognati reperti hanno visto la luce.
Devo dire che, anche i più blasonati manuali di modellismo, sono carenti per quanto riguarda la descrizione di come rimuovere la polvere dalle scatole prima di aprirle.
Non nascondo che la pigrizia e l’atteggiamento prudente mi ha fatto propendere per il soggetto più semplice, almeno per quanto riguarda la tiranteria: il Fokker D VII.
Premettendo che pur cercando di riprodurre un oggetto realistico, non posso affermare che quanto fatto rispecchi fedelmente la realtà, le fonti storiche sono spesso lacunose o contraddittorie, e non sempre, in tempo di guerra, direttive e regolamenti venivano seguiti alla lettera.
Le fonti sugli esatti colori delle losanghe sono piuttosto complesse da interpretare, pare che, anche le decal delle prime edizioni dei kit Eduard, fossero sbagliate.
Per cui ho deciso di interpretare il soggetto, piuttosto che cercare di riprodurlo fedelmente.
Anche se nella realtà non ho seguito esattamente questa sequenza, descriverò le fasi del montaggio e della colorazione nell’ ordine classico.
Interni [torna all'indice]
La struttura tubolare della fusoliera, riprodotta in rilievo sui fianchi interni, risultava decisamente piatta, per cui è stata spianata completamente, sono state applicate le decal a losanghe fornite da scatola, velate con un color crema acrilico per simulare il lato posteriore del tessuto stampato.
I puristi del settore, sostengono correttamente che le decal del kit non dovrebbero essere usate, in quanto riproducono il lato “dritto “ del tessuto, non il “retro”, che dovrebbe essere speculare.
Ritenendo la porzione visibile a fusoliera chiusa, veramente esigua, ho risolto il problema rinunciando alla qualifica di “purista del settore” e le ho usate lo stesso.
Tutto il traliccio tubolare è stato quindi ricostruito con tondini Evergreen da 0,5e 0,88 mm.
I tiranti in cavo d’acciaio sono invece stati riprodotti in filo da pesca da 0,08 mm.
Sono stati modificati i convogliatori delle munizioni, ricreando la forma corretta e aggiungendo i proiettili, sotto forma di tondini d’ottone da 0,3 mm.
Ai comandi fotoincisi e precolorati ho aggiunto le aste di comando in sprue tirato a caldo, mentre quelli mancanti (pochi a dir il vero) sono stati auto costruiti in plasticard.
Bello il traliccio che regge il seggiolino, anche se sarà quasi invisibile, meno belle le cinture precolorate, non perché mal fatte, ma perché trovo difficile con le fotoincisioni, riprodurre la morbidezza del tessuto, e comunque le ricoloro con i Vallejo, per dare un minimo di luci e ombre.
Qualche piccola modifica alla pedaliera, ai comandi sul lato sinistro e al supporto a pavimento della bussola, hanno posto fine alla ricostruzione degli interni.
Gran parte dei particolari sono stati colorati con acrilici Vallejo, tranne il pavimento, che ha ricevuto una mano di Desert Sand Tamyia a spruzzo, la trama del legno a pennello con Vallejo marrone, e Arancio trasparente Tamyia a spruzzo.
Il supporto della bussola era ancora quello da scatola, troppo basso e semplificato. E’stato successivamente ricostruito in lamierino di rame.
Come potete constatare non vado troppo per il sottile nelle aree che rimarranno invisibili. Colate di colla ciano-acrilica e “travi” di plasticard per rinforzare il tutto sono inguardabili.
Ho avuto un po’ di fretta nel fare le foto: la lente del telescopio in Cristal Clear si stava ancora asciugando al momento degli scatti, per cui è ancora in parte bianca.
Motore [torna all'indice]
Per rendere il modello più interessante, viste le piccole dimensioni, ho deciso di rimuovere parte delle pennellature anteriori per rendere visibile il motore.
I primi D VII spesso volavano senza le due superiori, pare infatti che, a causa del raffreddamento insufficiente del vano motore, si fossero verificati dei casi di auto-innesco delle munizioni delle due MG08, con conseguenze catastrofiche e la morte di alcuni piloti.
Generalmente preferisco preservare un lato del modello abbastanza integro, mi piace vedere la linea del soggetto, ho evitato, pertanto di aprire “tutto”, e ho spannellato solo il lato sinistro, scelta non casuale, era quello più ricco di dettagli.
Le carenature rimosse, sono state auto-costruite in lamierino di rame, colorate inizialmente con primer Humbrol
Siccome le foto spiegano meglio di mille parole quanto fatto, dirò solo che tutto il lavoro di adattamento del motore e auto-costruzione del casello è avvenuto a semifusoliere ancora aperte, agendo su quella di sinistra (lato aperto e visibile).
Per prima cosa ho ricostruito la paratia taglia-fiamma in plasticard.
Poi, visto che il motore Eduard aveva un basamento decisamente sottodimensionato, ed il Vector in resina un blocco cilindri che si è rivelato troppo lungo per adattarsi alle modifiche fatte ala fusoliera, ho adottato una soluzione piuttosto drastica:
basamento motore Vector, blocco cilindri Eduard, protezione albero a camme Vector sezionato in otto parti e accorciato.
Il castello è poi stato costruito su misura sul motore, dopo aver fissato provvisoriamente quest’ ultimo alla paratia per mezzo di spina in filo d’ ottone e anteriormente col mozzo dell’elica posato nella sua sede debitamente spessorata.
Credo sia degno di nota il fatto che ho realizzato anche le molle delle valvole con un sottile filo di rame, anche se notarle è veramente difficile.
Elica [torna all'indice]
Visto che ormai i kit sono tutti multimediali, perché non aggiungere un “medium” a quelli solitamente compresi: il legno.
L’ elica che intendevo riprodurre, era quella realizzata in sette strati a due colori, tre marrone scuro, quattro giallo ocra, la cui trama aveva, il tipico andamento curvilineo.
Dopo aver provato un po’ di tutto, dal compensato multistrato a diversi tipi di lamina per mobili, e aver realizzato almeno 7 eliche, una peggio dell’ altra, il genio modellistico che si nasconde in me, ha avuto il sopravvento, e così, per fare un’elica a 7 strati di 2 legni diversi, ho pensato di realizzare un blocchetto incollando 7 strati di due legni diversi.
Mica tutti ci sarebbero arrivati!
Ho utilizzato dei listelli per modellismo navale da 0,6mm, già del colore giusto, li ho levigati per portarli a 0,4 mm di spessore e li ho incollati a sandwich con la ciano.
Carta abrasiva e olio di gomito, ed ho ricavato l’elica dal pieno.
Una mano di arancione trasparente Tamiya, due di Future hanno concluso il lavoro.
A sinistra uno dei primi tentativi con legno sbagliato, al centro quella in plastica del modello, a destra quella buona, prima della verniciatura. |
Elica nel suo aspetto definitivo, con mozzo Eduard foto-inciso |
Colorazione fusoliera [torna all'indice]
La coda del Fokker dell’aereo di Degelow era bianca,non è stato difficile far risaltare la struttura tubolare, peraltro già in rilievo, una mano di bianco Tamyia, mascheratura del traliccio per mezzo di nastro da 0.5 mm, una mano di grigio medio sulle mascherature, e velature di bianco ad attenuare l’ effetto volutamente esagerato.
La croce nera è anch’essa dipinta ad aerografo; tagliare delle croci con bracci perpendicolari e di larghezza costante non è proprio banale, ma con qualche piccolo accorgimento la cosa è fattibile.
Per ridurre al massimo gli errori lavoro su un foglio di carta millimetrata formato A3.
Fisso con del nastro da disegnatore la carta adesiva per mascherare circa al centro della carta millimetrata.
Riproduco la croce con del nastro per mascherare dello spessore giusto, il nastro serve a fare tagli assolutamente paralleli, niente nastri tagliati in casa quindi.
L’allineamento alla quadrettatura va fatto alle estremità del foglio, il più lontano possibile dalla zona da tagliare.
In pratica, anche se la croce misura poco più di un centimetro, io tiro strisce di nastro lunghe quanto il foglio di carta millimetrata.
Credetemi parallelismo e perpendicolarità (e spreco di nastro) sono garantiti.
Tutti i tagli vengono fatti lungo il nastro stesso, aiutandosi con un righello metallico, e lama del n°11 RIGOROSAMENTE NUOVA.
Non fate gli spilorci, le lame costano pochi Euro, nulla a confronto del capitale che il modellista medio detiene sotto forma di Bond (kits) Revell, Tamiya, Hasegawa ecc…nel proprio caveau segreto in cantina, e sono lo strumento che usiamo di più in assoluto! Spiacente per produttori e negozianti, ma ormai ho smesso di comprare kit, però quando vado ai concorsi dove sono presenti, non manco mai di comprare lame per bisturi e punte da trapano dello 0.3 mm.
Volete dipingere le insegne evitando di fare quanto sopra? La Montex Mask, ditta Polacca, produce un’ampia gamma di mascherature già pronte e di ottima qualità (altri produttori stanno seguendo a ruota).
Io, quando la complessità delle insegne me lo permette, coloro.
Meno patemi d’ animo che con le decals, amate e odiate dai più, anche perché la qualità non è sempre garantita.
Meglio i miei fidati Tamiya, loro non mi hanno mai tradito.
Tutto si può fare, ma un acrilico che asciuga in fretta e fa spessori molto sottili,lo trovo più indicato per questo tipo di lavoro, rispetto ad uno smalto.
Ovvio che quanto sopra ha senso su soggetti relativamente poveri di decal, inutile dipingere le piccole insegne di nazionalità di un F-15, se poi lo tappezzo di stencil.
E veniam alla parte nera, colore non facile, perché assorbe la luce e tende ad appiattire i dettagli.
Anche per uniformare l’aspetto della stessa, alla coda, ho deciso di ricreare l’effetto della tela che crea delle pance tra i quadratoni della struttura tubolare.
Questa è una licenza poetica, la tela dei Fokker era solitamente ben tesa, però ho preferito discostarmi dalla realtà assoluta e dare effettivamente l impressione che si trattassedi un aereo di tubi, legno e tela, piuttosto che riprodurre esattamente la realtà, dando però l’ impressione, a chi osserva, si trattasse di rivestimento in lamiera.
Il procedimento è lo stesso utilizzato per la coda bianca: mano di bianco uniforme, mascheratura del traliccio (questa volta non presente sotto forma di rilievo) e velature successive di NATO Black Tamyia.
Quando ho ritenuto che i quadratoni fossero sufficientemente scuriti, calcando di più la mano nella partealta, teoricamente in ombra, ho rimosso le mascherature del traliccio e velato di nero anch’esso.
Non so se mi sono spiegato bene, ma credo che le foto siano sufficientemente esaustive.
Devo dire che l’effetto mi soddisfa pienamente, anche se è un po’ dispettoso:
quand la luce batte direttamente sulle superfici laterali è gradevole, appena si ruota il modello, e le superfici vanno in ombra, sparisce tutto!
Per differenti applicazioni di queste tecniche, se interessati, vi segnalo un mio scritto su come dare tridimensionalità ai modelli con l’aerografo, e pubblicato su questo stesso sito.
Per finire le cappotte metalliche del motore, sono stare colorate in Nero opaco Tamyia drybrushate
(che brutto vocabolo ho coniato, ma che lingua è?) con alluminio Humbrol e rese lucide con una mano di Future data a pennello.
Colorazione losanghe [torna all'indice]
Qui ho voluto mettermi alla prova e colorare le losanghe ad aerografo, rinunciando alle decals, e costruendomi le mascherine a mano libera.
Scherzavo naturalmente: ho utilizzato quelle ottime della Montex Mask e terminato con le decals semitrasparenti che riproducono la trama del tessuto Microsculpt.
Non sono riuscito a trovare dei riferimenti esatti a colori “umani” per cui sono andato a naso,
provando a creare delle miscele relativamente semplici, puntando più ad un abbinamento gradevole e plausibile dei vari colori, piuttosto che cercare la fedeltà di ogni singola tinta (ma fedeltà a cosa, poi?) comunque un intero relitto di F-22 in 1/72 è stato dipinto a losanghe prima di raggiungere un risultato che ho ritenuto accettabile.
Ogni comune mortale si sarebbe scritto le percentuali delle varie miscele, visto che invece io sono un genio, se mai dovessi “losangare” un’ ulteriore crociato, mi sa che dovrò comprare un’ altro F-22 da usare per rifare tutto da capo.
Per le losanghe a cinque colori, Montex prevede quattro maschere, in quanto la prima tinta va data su tutta la superficie.
Fin qui tutto bene se non fosse che, almeno per il dorso, i nostri amici Polacchi, abbiano invertito i colori, e così, anziché dover dare che per primo quello più chiaro, ho dovuto partire con il più scuro, praticamente un Verde-nero.
Quindi, da li in poi, per non trovarmi con colori eccessivamente spenti, ho lavorato con due aerografi, uno caricato di bianco ed il secondo con la tinta prevista.
Per cui di volta in volta mascheravo, passavo il bianco e poi il colore definitivo, sfruttando i tempi di asciugatura dei Tamyia, che mi hanno permesso di procedere con una rapidità sorprendente.
Vi risparmio tutta la teoria su come venivano posate le strisce di tessuto a losanghe sulle ali, prodotte in bande di larghezza pari a 1,4 m (sto andando a memoria, se volete esserne sicuri ripassate qualche testo sacro sull’ argomento), dalle diverse fabbriche.
Quello di Degelow aveva la giunzione sulla linea di mezzeria, fate atto di fede e credetemi.
Sopra:
Blue: | XF 50 Field Blue |
Verde Chiaro: | XF 22 RLM Gray |
Ocra: | XF 52 Flat Earth + XF 2 Flat White |
Verde Scuro: | XF 27 Black Green + XF 69 NATO Black |
Viola: | XF 16 Purple + XF 17 Pink + XF 66 Light Gray |
Giallo: | XF 14 J.A. Gray (che sembra giallo!!!) |
Verde chiaro: | XF 22 RLM Gray |
Azzurro: | XF 18 Medium Blue + XF 2 Flat White |
Viola Chiaro: | XF 16 Purple + XF 17 Pink |
Viola scuro: | XF 16 Purple + XF 17 Pink + XF 7 Flat Red |
Ho cominciato dall’ala superiore, verniciata e sverniciata per tre volte, aggiustano ancora le tonalità dei vari colori.
Le sequenza sotto è una di quelle di prova, le mascherature Montex sono assolutamente perfette, se si vede qualche losanga leggermente fuori centro, è colpa degli errori di posizionamento che si sommano mascheratura dopo mascheratura.
A lavoro finito, basta riposizionarle leggermente sfalsate e correggere, l’aerografo permette anche questo.
I colori non sono ancora quelli definitivi.
Dopo due leggere mani di lucido Gunze, si procede con i rinforzi colorati.
Tanto per confondervi le idee vi dico subito che, in questo caso, ho usato una mescola di blu e bianco a smalto Model Master.
I più attenti si chiederanno: ”ma come, prima aveva scritto che per fare lavori di mascheratura complessa sono meglio gli acrilici, e adesso si butta sugli smalti?”
Ebbene vi ricordo uno dei miei comandamenti: non fare MAI cose che devono riuscire al primo colpo e non si possono correggere.
Ipotizziamo per un attimo che usando i Tamyia del colore trafili sotto il nastro (cosa improbabile se si lavora bene, ma non impossibile), non posso sverniciare senza intaccare il lucido e le losanghe, mi tocca quindi ritoccarle, 5 mascherature, 5 colori, bella noia.
Supponiamo che la stessa cosa succeda con gli smalti MM: prendo un pennello pulito, gli faccio fare il bagnetto nel diluente Humbrol, e con poche passate cancello la banda mal fatta senza che rimanga la minima traccia di colore sul lucido acrilico che protegge le piastrelle colorate.
Questo ci insegna anche che bisogna diffidare da chi dice che questo o quel colore, o metodo, è meglio o peggio di quest’ altro.
Ogni materiale e ogni metodo hanno delle proprietà particolari che possono tornare utili in alcune situazioni, l’ideale è, in via teorica, conoscerli tutti.
E veniamo alla colorazione delle strisce di rinforzo.
L’ ala Eduard ha le centine in rilievo.
Io mi illudevo che bastasse mascherare ai lati del rilievo per ottenere delle belle striscioline tutte uguali.
Sbagliato, non ne ho ottenute due uguali.
Il metodo che mi ha permesso di raggiungere l’obbiettivo è stato il seguente:
Ho posato sulle centine del nastro da 0,75 mm, che specie sul dorso scuro risaltava ottimamente.
Ho usato del nastro più largo, per mascherare ai due lati del nastro sottile, che è poi stato rimosso.
Per il bordo d’ uscita ad andamento dentellato, ho usato il bordo stesso a mo’ di righello per disegnare direttamente sul nastro per mascherare la linea, poi tagliata con le forbicine.
Non ho scatti di tutta la sequenza, per cui ho usato alternativamente l ala superiore e quella inferiore, per documentare la procedura.
Qui, memore della clamorosa svista fatta sull’ aereo di Degelow in 1/72, con la banda diagonale dipinta al contrario, che mi è costata la riposa della decals su tutta l’ ala, ho controllato 10 volte di aver mascherato correttamente prima di metter mano all’ aerografo.
Dopo averla dipinta, ho evidenziato le centine come fatto per la coda.
Due abbondanti passate di lucido Gunze, hanno reso l’ala bella lucida e pronta per l’ applicazione delle decal semitrasparenti Microsculpt riproducenti la trama del tessuto, applicate a striscioline larghe quanto lo spazio tra due centine, senza però coprire croci e banda.
E qui, grazie alla mia superficialità ho fatto un errore irrimediabile.
Ho usato i liquidi Micro
Sol e Set apparentemente con ottimi risultati.
Solo dopo aver dato l’opaco, osservando l’ ala con luce naturale, mi sono accorto di un leggero silvering qua e la...
Causa del problema: la mia presunzione, con tutti i modelli che ho fatto mica serve leggere le istruzioni per applicare delle semplici decals!
E invece, se le avessi lette, avrei scoperto per tempo che la casa consiglia di posarle su uno strato di cera Future fresca.
E non si sbagliavano, ho provato sull’ ala inferiore con ottimi risultati.
Sinceramente non me la sono proprio sentita di sverniciare per la quarta volta.
Per quanto riguarda le decal Microsculpt, valgono i discorsi sul realismo già fatti in precedenza, la tela in scala dovrebbe essere rappresentata liscia, però se così si facesse, almeno secondo me, si darebbe un’ impressione sbagliata di quello che si è voluto riprodurre.
Sopra: si notano gli spazi tra le tre centine di sinistra non ancora “telati”
Sopra, a sinistra l’ ala superiore con le decals trasparenti Microsculpt, a destra quella inferiore senza, ancora da completare con i rinforzi azzuri e senza decal. In foto la differenza si nota appena.
Sopra: decal Microsculpt posate evitando la banda bianca e le croci.
Assemblaggio ali e carrello [torna all'indice]
Grande timore per l assemblaggio di questi particolari, da un lato temevo si verificasse quanto successo con i due Fokker Roden in 1/72, non proprio ottimali (è Natale e voglio essere generoso), dall’ altro ero rassicurato da quanto scritto da altri modellisti sulla precisione dei kit Eduard.
Per cui niente dime acquistate o auto-costruite, un semplice foglio di carta millimetrata sul quale posizionare il modello e traguardare l’allineamento delle due ali, dei barattolini di colore per bloccare il tutto e della pasta appiccicosa Blue Tak per fare delle prove a secco.
Verificato che i montanti esterni garantivano un ottimo accoppiamento, ho definito la strategia:
avrei incollato la semiala superiore a quella inferiore per mezzo dei montanti esterni, fissatosi per bene il tutto, avrei sezionato e applicato singolarmente quelli di fusoliera.
Consiglio di non fare come il sottoscritto, che ha prima colorato le ali e poi controllato se tutto batteva, meglio chiudere la fusoliera e fare tutte le prove del caso prima di pitturare gli esterni.
Non che possa succedere niente di irrimediabile, al massimo si graffia il colore e si devono rifare le losanghe, questione di 5 minuti...!!!
Prove a secco per l’assemblaggio della semiala superiore.
Forse l’unico lavoro veramente delicato di questo modello, è stata la realizzazione delle spine in filo di ottone da 0,3 mm da inserire nei montanti del carrello.
Il primo tentativo doveva essere quello buono, altrimenti il montante, di poco più grosso della punta, si sarebbe sbrecciato irrimediabilmente, obbligandomi ad auto-costruirne un secondo.
Per fortuna tutto è andato come doveva.
Devo dire che il carrello è decisamene fragile, non escludo che, per garantire un trasporto più sicuro, la prossima volta mi autocostruirò le gambe partendo da qualche cosa di metallico, non chiedetemi come, tutto ancora da inventare, anche se si spera sempre di trovare in rete qualche dritta di qualcuno che ci si è già scornato.
I tiranti sono in filo da pesca da 0,08 mm.
Gli anelli di fissaggio superiori ed i tenditori inferiori provengono da un set fotoinciso generico Eduard, dedicato a tenditori e ammennicoli simili.
Sono stati semplicemente incollati sui tiranti con la ciano, dopo che questi ultimi sono stati tesi per bene ed incollati in posizione.
Telescopio [torna all'indice]
Studiando il Fokker di Degelow ho scoperto che il suo aereo, come molti altri della sua quadriglia montavano un telescopio, in posizione leggermente elevata, tra le due armi.
Oggetto che per altro era usato da diversi caccia alleati, nello stesso periodo.
Non essendo un esperto di ottiche, posso immaginare che tale oggetto servisse ad avvistare in lontananza i velivoli nemici, non certo a collimare l’ avversario, tutti i resoconti di veterani che ho letto, parlano di distanze di tiro relativamente corte, con l’ avversario finito da poche decine di metri.
Comunque, il telescopio c’era, e io l’ho riprodotto in scatch.
Figurini e basetta [torna all'indice]
Uno o due figurini non mancano mai nelle mie realizzazioni, anche quelle più semplici, poiché trovo aiutino a dare idea delle reali dimensioni del velivolo.
In questo caso si tratta di due ottimi soggetti della Jaguar, che certo si fa ben pagare, visto che i due nanetti, di difficile reperibilità, mi sono costati come l’aereo! Per fortuna, con tutti i limiti di “non figurinista” ho fatto qualche progresso nella colorazione dei pupetti, e, se paragonati ai due piloti del Sukhoi 22, qualche miglioramento si nota, altrimenti sarebbero stati soldi buttati.
Ricerca uniformologica pari a zero, praticamente mi sono fidato ciecamente della box art, variando solo il colore del tutone, che di color cuoio stacca maggiormente dal colore dell’ uniforme, rigorosamente in grigio azzurro Luftwaffe WW 2; intendevo proprio scrivere WW 2, non è una svista, ma forse non serviva scriverlo, ve ne siete accorti tutti al primo sguardo, che il colore dell’ uniforme non è esatto.
Un piccolo sfondo rialzato, in questo caso la staccionata coperta dalla siepe, serve a nascondere lo stacco tra il prato della basetta e lo sfondo, naturale o artificiale che sia, quando si scattano le foto al modello; a chi piace e chi mi ha chiesto se Degelow, per pigrizia, decollava dal proprio giardino!
Le tecnica per la realizzazione del terreno è la stessa utilizzata per le basette dei due Fokker in 1/72, per cui non mi dilungo in ulteriori descrizioni.
Al momento di pubblicare l’articolo, non mi erano ancora state consegnate le targhette con i dati del pilota e dell’aereo, che andranno a coprire il foro del tagliere.
Nonostante tutto, sono molto soddisfatto del risultato ottenuto, credo sia, pur nella semplicità dell’ aspetto finale e nelle dimensioni non certo imponenti come quelle di un moderno Jet pari scala, una delle mie migliori realizzazioni.
Buon modellismo a tutti.
Roberto “Target” Colaianni e-mail roberto.colaianni@alice.it [Gallery] Realizzazione modello: Gennaio-Maggio 2012. |