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Terzo modello per Pierluigi Cappello, la cui collezione si sta’ ampliando a vista d’occhio. Questa volta un Eastern Express, che si va ad aggiungere a i due Fokker D VII.
Si comincia come al solito dall’abitacolo, dove tra autocostruzioni e fotoincisioni Part il da fare non manca, anche se, la pratica ormai acquisita con questo genere di soggetti, mi fa procedere abbastanza spedito.
Iniziamo subito con una foto che ci fa comprendere le dimensioni del soggetto, ecco il microbo, vicino al D VII IN 1/48.
Si è proprio quella strisciolina chiara che quasi nasconde l’intera ruota del Fokker!
Qualche foto degli interni finiti, in gran parte autocostruiti in scratch.
La moneta è un fac simile di 20 cm di diametro! In fotoincisione c’è solo il seggiolino, il supporto della manetta, lato sinistro, e lo strumento in basso di dimensioni maggiori.
Il motore è in resina,della Smal Stuff , oltre al blocco centrale, vi sono i 9 cilindri separati, altrettanti scarichi e aste dei bilancieri.
Interamente dipinto a pennello, una mano di nero Vallejo e via di dry-brush con metallizer Crome Model Master.
Per contro, non essendo prodotto specificatamente per il Kit Toko, richiede l’assottigliamento della carenatura, fino alla semitrasparenza! Mi pare anche leggermente sovradimensionato, difficile notarlo, comunque.
Sorprendentemente le ali vanno immediatamente a posto, senza bisogno di modifiche ai montanti, se non l’eliminazione delle fascette in rilievo, veramente mostruose.
Finissimo lo spessore del bordo d’uscita.
Un deciso passo in avanti rispetto ai due Fokker della Roden pari scala.
Uniche modifiche, la lisciatura mediante carta abrasiva dell’effetto tela, in po’ pesante; la foratura e l’autocostruzione in filo d’ottone delle squadrette di rinvio dei comandi degli alettoni, e il riposizionamento degli stessi in posizione mossa.
Bella la Levis in ottone, non ricordo la marca, si trova da Hannants, in foto ancora senza copertura del tamburo e mirini fotoincisi.
Tutti i supporti sono invece autocostruiti in plasticard da 0,5 mm e filo d’ottone da 0,4.
Da notare le dimensioni del mozzo dell’elica, che andrà ridotto un pochetto.
A questo punto l’ala superiore non era ancora fissata, ma avevo già incollato i tiranti, in filo da pesca da 0,08 mm che reggono l’ala inferiore.
E si comincia a colorare il tricolore sulla carenatura motore e sul ventre delle ali, con i classici Tamiya.
Il ventre dell’ala cadde sempre in ombra, meglio esagerare un po’ nell’evidenziare l’effetto tela.
L’elica è stata colorata sempre con i Valleio, partendo da un marrone scuro, con due bande più chiare sul bordo d’entrata e d’uscita, per finire con le venature scure sui colori più chiari e chiare sul fondo più scuro.
Finalmente finito, pronto sull’ipertecnologico set fotografico, per essere immortalato, ed eterna memoria per i posteri! Come mi vengano in mente ste frasi, rimane un mistero! Peccato che le luci facciano quasi sparire, in foto, l’effetto tela sul dorso dell’ala.
Da notare che anche gli elevatori sono stati separati e riposizionati abbassati, ricostruendo le cernieree le squadrette dei cavi di comando
I igurini sono in metallo bianco della WD Models, l’ufficiale è un francese con il rigido chepi’ "Italianizzato".
Avrei dovuto anche eliminare i bottoni, nascosti sotto una pattina sulle uniformi Italiane dell’epoca.
Meno bello il meccanico, specie per quanto rigurda il viso.
La bicicletta è in resina e fotoincisioni della Retro’ Kit.
La matricola sulla fiancata è l’unica decal usata, tutto il resto è dipinto, non vi nascondo che i bordini marroni mi intimorivano un pochetto, alla fine ho usato il solito vecchio stratagemma, colorati a smalto Humbrol su base lucida acrilica, gran parte ad aerografo, previa mascheratura, tranne le sezioni curve, realizzate a pennello.
In caso di errore si cancellano con un pennellino e lo stesso diluente Humbrol, senza intaccare minimamente il lavoro svolto in precedenza.
Come potete notare, con l’invecchiamento ci sono andato leggero, gran parte delle foto mostrano velivoli abbastanza puliti, che si tratti di propaganda?
Se vogliamo trovare dei difetti, possiamo citare i mozzi delle ruote e i relativi ammortizzatori a elastico leggermente sovradimensionati e il colore della tela, che nel caso dei Nieuport costruiti su licenza dalla Macchi, si dice tendesse al giallino.
Anche la struttura della deriva, che si intravede sotto il tricolore pare un po’ spessa, ma di tagliare striscioline di nastro per mascherare inferiori al mezzo mm, proprio non mi pareva una buona idea.
Spero vi piaccia, e siate benevoli nelle critiche, tenete conto che le foto sono molto ingrandite, e quindi anche i difettucci...
Buon modellismo a tutti,
Roberto “Target” Colaianni e-mail roberto.colaianni@alice.it [Gallery] 15.09.2014 |