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Modello realizzato su commissione per un collega, che ha scelto di avere un soggetto del 154° Gruppo con colorazione monogrigio. Io ho deciso solo l’esemplare e la configurazione dei carichi esterni.
Poche sono le foto che si reperiscono in rete di Tornado Italiani con armamento di caduta live. Per cui mi sono ispirato ad una foto trovata su di una vecchia rivista del 1999 in cui si vedeva il 6-18 con due bombe a guida laser GBU-16 su corpo Mk.83 da 1000lb, e pod CLDP.
Il Modello è il nuovo Revell in scala 1/48. Un deciso passo avanti rispetto al recente Hobby Boss, che avevo già costruito qualche annetto fa, e già pubblicato su queste pagine.
Nonostante abbia una scomposizione un po’ anomala e contorta, si assembla bene, a patto di aggiungere qualche battuta in plasticard nelle giunture dei pezzi che compongono la fusoliera.
L’uso di stucco è stato richiesto in maniera significativa solo nella zona delle prese d’aria e inferiormente dove la sezione di coda si unisce al troncone centrale della fusoliera.
Considerato che non ho fatto alcuna verifica della correttezza delle forme, i principali pregi, a mio modesto parere sono:
Qualche difettuccio è comunque presente.
Aftermarket.
Vediamo ora i vari passaggi della costruzione e colorazione.
Abitacolo.
Inizio classico, con sostituzione dell’abitacolo del kit con set Neomega, dedicato ai modelli Airfix/Italeri del GR1/4. Il lavoro è stato tedioso, in quanto ha subito l’accorciamento di 4-5 mm.
Questo ha comportato il suo sezionamento in svariate parti. Sono state separate le consoles laterali dalla vasca, separandole alla base, dove si congiungono al pavimento e posteriormente dove si attaccano alla paratia alle spalle del pilota. Sono state accorciate di circa 3 mm, sempre dal lato paratia arretrando in maniera significativa, spostando indietro anche il pannello strumenti del pilota, che su di esse poggia. Questo accorciamento non è stato sufficiente, ho dovuto anche sezionare trasversalmente la vasca appena dietro la paratia alle spalle del pilota, accorciare la vasca posteriore di alti 2 mm, prima di riattaccarla. Queste modifiche hanno comportato il dover accorciare anche i monitor e il display di navigazione a disposizione de l navigatore, ma questo lo vedremo più tardi. La scomposizione della parte anteriore, con un pavimento e due parti laterali non ha aiutato l’effettuazione delle innumerevoli prove a secco che si sono rese necessarie, con l’assieme che mi si accartocciava continuamente tra le mani, per cui, alla fine, mi sono costruito un simulacro di pavimento che consentisse un assemblaggio più solidale dell’assieme per le prove.
Finite le modifiche “dimensionali” sono passato a correggere gli strumenti, per renderli, per quanto possibile, compatibili con la configurazione IDS in uso a fine1998.
Si notano appena i particolari modificati in plasticard, perché appena più chiari, tra di essi:
- riproduzione di due strumenti con quadrante tondo al posto dei due mini schermi quadrati ai lati dell’Head Up display.
- Sostituzione di strumenti vari strumenti e monitor sul pannello frontale del navigatore.
Prima delle modifiche.
Dopo le modifiche.
- Ricostruzione dell’apparato cartografico, con protezione e schermo circolare più corti.
- Riproduzione di quelle che credo siano le bocchtette del sistema di condizionamento.
I vari pannellini sulle consoles laterali sono rimasti invariati, fedeli alla versione Inglese, troppo piccoli i dettagli per essere modificati.
Altre aggiunte e modifiche minori possono essere dedotte dalle foto.
A proposito del set Neomega, da segnalare alcune imperfezioni di colata sul poggiatesta dei seggiolini, che si sono persi qualche rivetto.
Consiglio spensierato: se non avete problemi di tempo, prima di intraprendere le modifiche da me descritte, aspettate che qualche altra casa rinomata butti fuori un buon abitacolo fatto su misura per il Tonka Revell !!!
La colorazione è stata eseguita in modo classico, una spruzzata di grigio Acrilico, tutti i dettagli dipinti a pennello con Valleio. Una mano di cera Emulsio facile data a pennello su tutto tranne che sulle parti in tessuto dei seggiolini, lavaggio a olio, altra mano di lucido solo sui pannelli strumenti, applicazione degli strumenti, sotto forma di decals punzonate col Punch and die dal foglio della scatola e da alcuni avanzi di altri modelli. Abbondante Lucido Tamiya a pennello per simulare i vetri degli strumenti, Future sui due monitor del navigatore e sullo schermo tondo del sistema di navigazione.
Alla fine, dopo tutti i taglia e cuci, e nonostante le innumerevoli prove a secco, la palpebra, tutt’uno con l’Head up display, e che poggia direttamente sul pannello strumenti pilota, risultava troppo alta, facendo si che, il vetrino del collimatore, battesse conto il parabrezza.
Per cui ho dovuto spessorarlo e alzarlo, nella parte posteriore di mezzo Millimetro buono.
Vani carrelli posteriori.
Mentre nel vano anteriore , che rimarrà assolutamente invisibile, non ho fatto assolutamente nulla, su quelli posteriori ho aggiunto abbondante dettaglio, ricostruendo in plasticard i carter sulla parte inferiore e alcune scatole nere.
Tubi e cablaggi sono stati riprodotti con i classici fili elettrici o di stagno, ottone, rame, nulla di particolare che valga la pena di descrivere. Alla fine non è che si veda poi molto, per cui se doveste cimentarvi in un modello di Tornado da imbasettare, se colti da attacco di pigrite acuta, qui potete risparmiare tranquillamente un bel po’ di tempo, senza compromettere il risultato finale.
Vani Aerofreni.
Non ho approfondito l’argomento più di tanto, ma mi pare che il vano aerofreni, nel corso degli anni abbia cambiato aspetto, essendo state modificate le carenature che lo chiudono. Anche qui c’è poco da dire, le foto parlano da sole, ho asportato i particolari riprodotti in rilievo sul fondo, forato le pareti laterali e riprodotto con materiali vari tubazioni rigide e flessibili.
Io ho fatto il lavoro dopo aver incollato il vano al dorso della fusoliera, visto che “dopo” siamo tutti maestri, consiglio di dettagliarlo prima di incollarlo al dorso. Ultima modifica, sostituzione del gli steli dei martinetti con sezioni di ago. Sarebbero anche troppo lucidi rispetto ai reali, ma considerate le dimensioni, a me piacciono, e tanto mi basta. Unica nota di rilievo, asportando dettaglio interno, ho intaccato la sede dove l’aerofreno va incollato. Di conseguenza non assumeva un’inclinazione laterale ben definita, e, per posizionarlo correttamente, ho dovuto far riferimento ad alcune foto di viste frontali.
GBU 16.
Come già scritto, il set proposto da Flight Path riproduce il kit GBU, applicato a bombe di produzione britannica, con corpo sensibilmente diverso dalle Mk.83 in uso nell’AMI.
La modifica non è stata difficile, ma se trovavo il tutto pronto, sarebbe stato meglio. Si parte sezionando in tre, il corpo bomba in resina. Si applicano il codolo e la sezione di guida anteriore al corpo di Mk. 83. U po’ di stucco ci vuole per raccordare il tutto. Comparando la lunghezza ottenuta con quella nominale dell’oggetto vero, non ci sono discrepanze significative. A Bombe fatte, e foto pubblicate sul forum M+, Skyraider, aka Vincenzo, mi segnala che anche le alette andrebbero modificate, riducendo la corda. Mi è risultato più semplice rifarle in plasticard da 1,1mm piuttosto che accorciare quelle fotoincise.
Assemblaggio.
La costruzione è proseguita senza intoppi di rilievo, qualche stuccatura a livello di prese d’aria e sulla giunzione del troncone posteriore. Nonostante la scomposizione un po’ insolita, devo dire che i pezzi combaciano piuttosto bene, in alcuni punti ho preferito costruire dei riscontri, per farli combaciare in modo più solido. Robustissimo lo scatolato assemblato attorno alla presa d’aria.
Attenzione al pod sulla deriva, la scatola per fortuna propone anche quello per i velivoli Italiani. Attenzione anche ad incollare i piloni con il corretto angolo, visto che, come già scritto, il sistema che ne consente la rotazione simultaneamente a quello dell’ala, ha dei giochi significativi. Con un indelebile nero ho colorato le linee di pannellatura per verificarne la corretta esecuzione.
Il carrello è robusto, se ben incollato, ma gli assi delle ruote mi sembrano un po’ fini. Ho rimediato, per sicurezza, inserendo in posizione verticale, due spezzoni di sprue trasparente, sui quali poggia la gamba carrello, scaricando il peso direttamente sulla basetta, e non sull’asse della ruota. Nessun accorgimento particolare per l’anteriore.
Colorazione.
Un aereo monocromatico rischia di risultare piatto, se colorato abbastanza uniformemente, per riprodurre un aereo relativamente nuovo, o riverniciato. Per cui preferisco andare a riprodurre esemplari piuttosto invecchiati.
Quattro i colori usati: Gunze 334 Barley Gray, Tamiya XF-19 Sky Gray, Tamiya XF-2 Flat White, Tamiya X-19 Smoke. è difficile trovare foto da tutti i lati di un aereo che si presta come soggetto. Per cui osservo diversi esemplari e vado a scurire schiarire copiando da uno o dall’altro, riproducendo gli effetti che più mi piacciono su una parte o sull’altra, creando un fantasioso puzzle di effetti reali.
Sembra una contraddizione... ma vi giuro che sono perfettamente sobrio.
Si parte col Gunze abbastanza schiarito col bianco, una mano uniforme su tutto.
Poi basandosi su foto, si vanno a scurire i singoli pannelli mascherandoli. Si creano diverse mescole dei tre colori sopra a meno dello smoke.
Da questo punto in poi si lavora con colori diluitissimi ovvero 1 parte di colore, 6-8 di diluente Tamiya tappo giallo, ago del manometro appena discostato dallo zero.
Terminata la differenziazione dei pannelli, ne vado a lavorare ancora alcuni, randomicamente, qualche volta mascherando solo dal lato a monte del flusso d’aria, e scurendo dal lato anteriore, qualche volta mascherando tutto intorno e scurendo leggermente tutti i lati, altre volte scurendo solo le line dei rivetti, altre volte, come sugli elevatori, creando delle macchiette di sporco.
L’ultimo passaggio è consistito nelle mescole precedenti più tracce di smoke, con il quale si dà l’ultima passata sui pannelli che devono risaltare di più. Nel creare questi effetti ho cercato di andare dal chiaro allo scuro partendo dall’alto verso il basso e dal muso verso la coda, infatti le parti alte sono quelle più sbiadite dal sole, quelle posteriori più sporche causa gas di scarico del reverse.
Da notare che ad ogni passata ho lisciato le superfici con un panno abrasivo del 4000 piuttosto vecchio, esercitando una pressione minimissima.
Devo dire che la finitura liscia che ne è risultata è molto convincente.
Gli scarichi sono stati realizzati con Metallizer Model Master, Mescolando diversi toni, cercando di riprodurre i diversi colori del metallo bruciato. Tra ogni passata davo una leggera mano di cera emulsio a pennello, soffiata via con l’aria dell’aerografo. Inutile dire che con le mascherature bisogna andarci piano, riducendo l’adesività del nastro, attaccandolo ripetutamente sul palmo della mano. Un dry brush con alluminio ha messo in risalto i dettagli più sporgenti.
Da notare nella foto sotto, i flap montati al contrario, col ventre sopra. Non essendo un amante del soggetto, e non avendolo studiato bene, non me ne ero minimamente accorto, per fortuna Lorenzo me l’ha segnalato in tempo, e correggere non è stato difficile, anche se ho dovuto riverniciarli.
Già che c’ero ho ricostruito le guide sporgenti ai lati delle scanalature di scorrimento, poco marcate in origine.
Dopo la posa di cera Emulsio Facile su tutta la superficie del modello, ho posato le decal della Mission Mark, davvero ottime, più fini e delicate di quelle Tauro, utilizzate sul precedente Grigione, perfettamente aderenti. Unico consiglio, meglio tagliare le Walk away sul dorso, nei singoli tratti rettilinei e posarli singolarmente, avevo qualche timore, che alla fine le dimensioni mi avrebbero creato qualche problema, ma alla fine, pur avendole sezionate, si sono chiuse combaciando perfettamente. Seconda mano di Emulsio, leggero lavaggio selettivo nelle linee di pannella tura con nero diluitissimo ad olio. Finitura finale con due mani leggerissime del nuovo opaco Tamiya. Valido, ma a sensazione meglio il Gunze, in maniera impercettibile, credo “sbianchi” meno.
I figurini sono dei vecchi Hasegawa, della marina USA. Forse il modello meritava di meglio, ma non ho trovato molto che rispecchiasse gli equipaggiamenti Italiani. Per cui lo specialista è stato camuffato con la colorazione. Non so se a fine anni 90, gli specialisti usassero i giubbini ad alta visibilità, ma mi piaceva l’idea e l’ho riprodotto.
Mentre il pilota l’ho modificato riproducendo in plasticard il giubbino SECUMAR. Risparmiatevi pure la fatica di ricordarmi che come scultore non sono un gran che...
L’estintore è autocostruito, ruote a parte.
Foto finali, e il caso è archiviato, modello consegnato, committente soddisfatto, cuore spezzato causa traumatica separazione.
Ringraziamenti.
Lorenzo, che su Modellismo+ mi ha discretamente segnalato che avevo montato i flap al contrario!
Vincenzo, che, sullo stesso forum, mi ha segnalato l’incorretta apertura delle alette anteriori delle GBU.
Gabriele, collega, ing. Aeronautico e modellista che mi ha copiato in resina il CLDP partendo dal Revell.
Mario, altro mio collega modellista, che mi ha ceduto due bombe Mk.83 Hasegawa.
Giorgio, collega e committente, che ha tollerato con pazienza, i gravi ritardi accumulati sulla data di consegna, slittata dalla primavera all’autunno 2015.
Roberto “Target” Colaianni e-mail roberto.colaianni@alice.it [Gallery] 04.12.2015 |