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Un soldato sulla Sella del Diavolo

Stefano Deliperi

Jorge Rodrigo Orejon y Sotomayor è stanco, sporco, insanguinato. Si è appena tolto parte dell’armatura, dissetato e un po’ ripulito al pozzetto (pohuet, in catalano) della Sella del Diavolo, sul promontorio che si protende nel mare di Caller (Cagliari).




È pomeriggio inoltrato d’un giorno di primavera dell’anno del Signore 1613 e Jorge Rodrigo è l’alcalde della Torre di Sant’Elia.
Ha una quarantina d’anni, comanda una decina di soldati, veterani come lui delle guerre degli Asburgo in mezza Europa, e ha appena respinto con spingarde e spade affilate uno sbarco da due galeotte di due equipaggi di corsari barbareschi provenienti dalle coste Nordafricane, sotto il dominio formale della Sublime Porta turca, ma di fatto semi-indipendenti.
Hanno combattuto e scannato senza alcuna pietà i corsari magrebini, come avviene in questi scontri, spesso brevi, ma sanguinari e senza quartiere.
I feriti sono stati sgozzati e i soldati spagnoli stanno prendendo la loro parte di bottino che integra la paga.
Jorge Rodrigo ha origini incerte. I suoi compagni d’arme non ne hanno certezza, ma sono quasi sicuri che sia stato raccolto da un soldato durante uno dei ricorrenti massacri di marranos nella Spagna cinquecentesca.
Come accadeva talvolta, il bambino era stato considerato troppo piccolo per essere ucciso e venne portato via dalla soldataglia.
Gli diedero il nome in onore dell’alferez (alfiere) Rodrigo Orejon e del capitano Juan Paez de Sotomayor, protagonisti della guerra delle Fiandre con il Tercio di Sardegna.
Presto divenne tamburino del Tercio, imparò la dura vita delle armi, poi divenne uno dei piqueros (picchiere) e percorse i campi di battaglia di mezza Europa.
Si comportò sempre con grande valore, ma la crudeltà gratuita lo disgustava.
E durante la guerra delle Fiandre versare il sangue altrui per crudeltà, per rappresaglia o per noia era pane quotidiano.
Divenne alferez della propria compagnia in uno dei tercios vejos dell’armata spagnola, nella bandera (compagnia) comandata da don Gavino Deliperi.
Accettò poi il suo consiglio e, dopo anni di guerre sanguinose, si trasferì nell’Isola di Sardegna.




Alcalde di una torre costiera gli era parso un incarico ben retribuito e riposante rispetto alle fatiche delle campagne militari.
Aveva portato con se alcuni compagni d’arme, anch’essi stanchi di troppo sangue.
Avevano, però, rapidamente compreso che anche sulle coste del Mediterraneo il sangue scorreva spesso e volentieri.
Ma a Caller Jorge Rodrigo si trovava bene, i popolani erano aperti e di compagnia, e aveva conosciuto una giovane dai lunghi capelli neri, alla Marina, dove aveva trovato alloggio.
Ora, per la prima volta in vita sua, sente di combattere non solo per la paga, ma per la città, per la gente che l’ha accolto.
Per la prima volta, Jorge Rodrigo, il soldato mezzo ebreo, ha trovato una vera casa.


Tercios

Il Tercio di Sardegna.
Il tercio è stata la fondamentale formazione militare spagnola nel XVI e XVII secolo, composta da circa 3.000 fra picchieri e moschettieri e, talvolta, da piccole aliquote di cavalleria in appoggio.
La loro tecnica militare venne elaborata e sviluppata particolarmente dal generale Gonzalo Fernàndez de Còrdoba durante le guerre in Italia nella prima metà del ‘500.
Combinava la rigidità delle linee dei picchieri ed il fuoco di appoggio, anche a lunga gittata, dei moschettieri, utile sia in difesa che all’attacco.
Facevano parte del tercio soprattutto soldati di professione, mercenari disciplinatissimi ed estremamente combattivi.
Proprio la loro professionalità e determinazione in combattimento ne fecero uno dei reparti più temuti, tanto che la loro apparizione sul campo di battaglia o, addirittura, la semplice "voce" del loro futuro coinvolgimento nel combattimento spesso provocavano diserzioni fra i nemici.
La reputazione nacque con la battaglia di Pavia (24 febbraio 1525), quando riuscirono ad infrangere le cariche della Gendarmerie francese ed a catturare lo stesso re Francesco I.
Le nazionalità dei mercenari erano le più varie, in gran parte italiani, tedeschi e valloni.
Gli ufficiali erano quasi tutti spagnoli.
La supremazia dei tercios rimase incontrastata su tutti i campi di battaglia fino alla sanguinosa battaglia di Rocroi (1643), quando i francesi, dopo numerose cariche della cavalleria, riuscirono, con l’appoggio dell’artiglieria, a scompaginare le fila spagnole.



Augusto Ferrer-Dalmau, Rocroi, el último tercio, 1650 © Wikipedia


Soltanto sul finire del XVII secolo la formazione ormai troppo rigida del tercio venne abbandonata verso i più agili battaglioni e reggimenti.
I tercios prendevano nome da vari reami appartenenti alla corona imperiale spagnola: particolarmente famosi furono quelli di Lombardia, di Napoli, di Sardegna.
Le compagnie previste per ogni tercio erano dodici (spesso erano solo dieci a causa della scarsità dei soldati), due di soli moschettieri e dieci miste di picchieri e moschettieri, ognuna con una forza teorica di 258 soldati comandati da un capitano.
Il Tercio di Sardegna prese parte a diverse campagne di guerra e si distinse particolarmente nella guerra delle Fiandre.
Questo reparto militare venne costituito nel corso del 1564 su impulso del re Carlo I da Gonzalo de Bracamonte y d'Avila e venne completato su dieci compagnie in Corsica, fra il gennaio e l’aprile del 1565, nell’ambito delle truppe spagnole inviate a sostegno della repressione della locale rivolta guidata dall’avventuriero Sampiero Corso ad opera della Repubblica di Genova, titolare dell’isola ed alleata dell’Impero di Spagna.
Le operazioni venivano condotte sotto il comando di Stefano Doria, signore di Dolceacqua, e con la flotta di Gian Andrea Doria.
Nella seconda metà del 1564 erano state costituite anche due compagnie di cavalleggeri (circa 120 uomini), sempre a supporto delle operazioni in Corsica.
Nel corso della prima metà del 1565 il territorio isolano venne devastato in lungo ed in largo (Pietralba, Rostino, Orezza, Padulella vennero messe a ferro e fuoco): il 6 giugno le galère genovesi imbarcavano il corpo di spedizione spagnolo, costituito fondamentalmente dal Tercio di Sardegna.
Nel settembre 1565 la formazione è parte del contingente spagnolo inviato in soccorso dei Cavalieri dell’Ordine di Malta che difendevano il piccolo arcipelago dall’assedio turco: l’11 settembre si distinse nella vittoriosa battaglia di Naxxar, risolutrice della campagna.
Tra la fine del 1565 e l’inizio del 1566 il Tercio radunava le sue compagnie sparse lungo tutto il Mezzogiorno spagnolo d’Italia proprio in Sardegna.
Nel 1566 veniva impiegato per la difesa costiera dei possedimenti (o protettorati) spagnoli del meridione (Puglia, costa adriatica abruzzese, Malta, Valona, Messina, La Goletta) in vista di una nuova minaccia turca.
Sul finire del 1566 era nuovamente in Sardegna.
Nel gennaio del 1567 veniva imbarcato in direzione di Genova e poi verso il Ducato di Milano, dove sarebbe stato impiegato nella repressione di tumulti religiosi fomentati da protestanti.
In questo momento il Tercio di Sardegna era composto da sei compagnie (1.050 soldati).
Nel giugno 1567 entrava a far parte ufficialmente dell’Ejercito des Flandes, l’Esercito delle Fiandre comandato dal duca d’Alba, ed acquisiva altre quattro compagnie di reclute (700 uomini).
Attraverso il Ducato di Savoia le forze spagnole si dirigevano verso il nord: quattro tercios (Lombardia, Napoli, Sicilia, Sardegna), un corpo di cavalleggeri suddiviso in dieci compagnie (cinque di spagnoli, tre di italiani, due di albanesi) e due compagnie di archibugieri a cavallo spagnoli.
Il corpo di spedizione raggiunse la Franca Contea (terra spagnola) e il Ducato di Lorena, giungendo così nel Brabante, a Enghien (settembre 1567) ed a Bois-le Duc (novembre 1567).
Lo comandava sempre Gonzalo de Bracamonte e si comportava da dura truppa d’occupazione in terra ribelle.
Il Tercio di Sardegna si scontrava con le forze protestanti olandesi guidate dal conte di Nassau a Heyligerlee (23 maggio 1568) ed a Jemmingen (21 luglio 1568), dove conseguirono una schiacciante vittoria.
Fra il 22 ed il 25 luglio 1568 i soldati del Tercio di Sardegna devastarono pesantemente la città ed il contado di Heyligerlee, vendicandosi delle uccisioni di numerosi soldati sbandati avvenute da parte di locali dopo la battaglia del maggio precedente.
Era troppo anche per il sanguinario duca d’Alba che il 26 luglio 1568, davanti a tanta devastazione, ordinò la riforma (lo scioglimento) del Tercio, attuata il giorno successivo: i 1.275 soldati, con i loro ufficiali, dopo il pagamento delle spettanze, vennero distribuiti fra gli altri tre tercios.
Qualche tempo dopo, con numerosi soldati del disciolto Tercio di Sardegna, venne costituito il Tercio delle Fiandre, che si distinse nelle successive fasi della guerra (1570-1573).



Addestramento dei picchieri del Tercio © Wikipedia


Secondo una diffusa convinzione il Tercio di Sardegna, o meglio quattrocento suoi archibugieri, parteciparono valorosamente all’epica e vittoriosa battaglia navale di Lepanto (7 ottobre 1571) sull’ammiraglia del comandante della flotta Don Juan d’Austria, la Rèal.
Sarebbero stati loro, al comando di Lope de Figueroa (già uno dei capitani del Tercio di Sardegna), a respingere numerosi assalti turchi e, poi, ad abbordare la loro nave ammiraglia, la Sultana, ed a prenderla, decidendo le sorti della battaglia dopo ore di sanguinosa lotta.
Così l’espansionismo ottomano sul mare veniva fermato dalla Lega Santa promossa da papa Pio V.
In ricordo di questa straordinaria vittoria gli archibugieri sardi riportarono il loro stendardo, da allora custodito nella sacrestia della Chiesa di San Domenico, a Cagliari.
Secondo gli storici più accreditati, invece, Lope de Figueroa partecipò alla battaglia di Lepanto al comando di quattrocento archibugieri del Tercio de la Liga e portò a Madrid la notizia della vittoria, depositando la bandiera dell’ammiraglia ottomana all’Escorial.
Inoltre, si deve ricordare che i tercios non avevano una propria bandiera, ma essa era propria della singola bandera, cioè compagnia.
In seguito altri reparti di fanteria sotto la Corona spagnola ebbero riferimenti espliciti alla Sardegna o, più spesso, alle casate feudali che li costituirono.
Nel 1626, nel quadro della politica della union de las armas voluta dal primo ministro spagnolo Duca di Olivares, vennero arruolati 1.200 uomini in Sardegna e iniziò la costituzione di Tercios realmente sardi.
I soldati di tali reparti, su espressa richiesta del Braccio militare degli Stamenti del Regno di Sardegna, venne accordato lo status e il trattamento di soldados españoles.
Un primo Tercio sardo, denominato Tercio de Cerdeña II, comandato dal Maestro di Campo don Jeronimo de Cervellon y Torresani, Conte di Sedilo, venne inviato in Lombardia nel 1628 alla guerra del Monferrato, nel corso della quale partecipò all'assedio di Casale, e successivamente nelle Fiandre, nel 1631, nell'ambito della grande Guerra dei trent'anni.
Venne sciolto nel 1632.



I Tercios in marcia © Wikipedia


Nel 1640 venne reclutato anche un Reggimento di cavalleria da parte di Juan de Castelvì, marchese di Laconi, destinato anch‘esso alla guerra delle Fiandre.
Un secondo Tercio sardo, denominato Tercio di Castelvì, assoldato su impulso della casata nobiliare dei Castelvì, represse una sollevazione a Cartagena nel 1638.
Nel 1642, comandato dal Maestro di Campo don Jorge de Castelvì, fu inviato nelle Fiandre e nel nord della Francia, dove partecipò alla vittoriosa Battaglia di Honnecourt.
Nel 1643 venne coinvolto nella sconfitta riportata dalle forze spagnole nella Battaglia di Rocroi: fu fra i Tercios che rifiutarono le onorevoli condizioni di resa offerte dai Francesi e combatterono fino al completo annientamento.
Ridotto a poco più di duecento uomini, verrà reformado (sciolto) solo nel 1647, per rispetto di don Jorge de Castelvì, solo allora liberato dalla lunga prigionìa in Francia.
Si ha, poi, notizia di vari altri reparti costituti in Sardegna nel corso del secolo XVII, el siglo de oro della monarchia spagnola.
Tra di essi figurano un Tercio de Passino, un Tercio de Aragall, entrambi impiegati nelle Fiandre, e un Tercio de Alagon, impiegato nell'assedio di Messina (1673) occupata dai Francesi.
Venne, infine, costituito un Regimiento de Cerdeña, nel periodo 1717-1720, durante il quale, al termine della guerra di successione spagnola, il pretendente dei Borbone, ormai divenuto re di Spagna con il nome di Filippo V, impugnando le determinazioni prese con il Trattato di Utrecht del 1713, decise di rioccupare la Sardegna, che tale trattato aveva assegnato al pretendente Carlo d'Asburgo.
L'esigenza di costituire un Regimiento de Cerdeña viene prospettata, in particolare, nella "Nueva Planta de Cerdeña" conseguente alla rioccupazione dell'Isola ed al suo passaggio di dipendenza dal disciolto Consiglio della Corona di Aragona al Consiglio di Italia.
Tale Reggimento venne costituito a Pamplona il 10 febbraio 1718, sotto il comando del Coronel don Josè de Lima Masones, membro cadetto della famiglia dei Conti di Montalvo e Baroni di Posada, che concluderà in seguito una prestigiosa carriera al servizio della Corona di Spagna con l'incarico di Vicere delle Filippine.
In realtà, non pare che raggiunse mai l’Isola né arruolò sardi.
Figurava ancora nell'ordinamento dell'Esercito Spagnolo nell'anno 1737, ma non più nella Real Ordinanza del 16 aprile 1741 che tratta "la antiguidad de los Regimientos".



Soldati del Tercio © Wikipedia


Le torri costiere della Sardegna.
Lungo le coste della Sardegna fin dall’alto medioevo vennero erette torri per l’avvistamento delle flotte islamiche impegnate in scorrerie ed attacchi ai centri isolani.
Sia i Giudicati sardi di Torres, Gallura, Arborea e Cagliari, le forme di governo dall’VIII al XV secolo, che le repubbliche marinare di Genova e Pisa, che hanno avuto forte influenza sull’Isola, realizzarono numerose fortificazioni costiere con la funzione anche di prima difesa contro gli sbarchi saraceni.
A partire dal 1570 la corona spagnola iniziò a realizzare un sistema difensivo che coprisse tutto il litorale sardo.
Nel 1581 il re Filippo II decise la creazione della Reale Amministrazione delle Torri per gestirne la costruzione, la manutenzione, l’approvvigionamento di mezzi e di soldati.
Le torri si presentavano di tre tipologie:
- le più grandi e meglio armate erano dette Torri de Armas o Gagliarde (lo erano ad esempio la Torre di Cala Mosca e la Torre Grande di Oristano), la cui guarnigione era comandata da un alcalde ed armate tipicamente di quattro cannoni di grosso calibro, due spingarde e cinque fucili.
- quelle di media grandezza erano dette Senzillas, presidiate da un alcalde e quattro uomini e armate tipicamente di due cannoni di medio calibro, due spingarde e cinque fucili;
- mentre le più modeste, le Torrezillas, presidiate da due soldati, fungevano quasi esclusivamente da punto di osservazione.
Ciascuna torre era posizionata in modo che fossero a vista la torre precedente e la successiva, consentendo questo una rapida comunicazione lungo tutta la costa con appositi segnali luminosi o grafici.
Le torri più piccole avevano l’ingresso in alto, quindi i soldati di guardia entravano con una scala che veniva poi ritirata all'interno.




Il diorama.
Il piccolo diorama vede Jorge Rodrigo Orejon y Sotomayor vicino al pozzetto della Sella del Diavolo, subito dopo il combattimento, mentre riflette sulla vita passata e presente.
Si tratta del figurino (70 mm.) reinterpretato del The Conqueror (codice BC/70.32), della spagnola Elite Miniaturas.


Tercios
Tercios

Il pozzetto è un componente natalizio modificato della italiana Euromarchi.
Un Coniglio selvatico assiste incuriosito.




I colori utilizzati sono gli acrilici Model-Molak, Games Workshop e Humbrol con pennelli "tre zero" e "quattro zero", mentre l’ambientazione è ottenuta quasi esclusivamente con elementi naturali: un basamento di roccia, foglie secche, licheni, legno, ecc.
Vi sono anche elementi di vegetazione artificiale della tedesca Heki Kittler GmbH.




La Sella del Diavolo, oggi.
Il promontorio che si protende nel Golfo degli Angeli ha costituito da sempre il baluardo difensivo avanzato di Cagliari verso il mare aperto.
E’ un vero e proprio gioiello naturalistico e storico-culturale a due passi dalla città.
E’ visitabile con una facile escursione lungo il sentiero naturalistico e archeologico della Sella del Diavolo; tutte le informazioni possono esser reperite sul sito web: http://selladeldiavolo.wordpress.com/.



Bibliografia.

  • Virgilio Ilari (con illustrazioni di Quinto Cenni), Il Reggimento nazionale di Sardegna (1744-1852), Ed. Arkadia, 2012;
  • Francesco Manconi, La Sardegna al Tempo degli Asburgo, Nuoro, Edizioni Il Maestrale, 2010;
  • Francesco Floris, a cura di, Enciclopedia generale della Sardegna, Volume III, pp. 335-337, Editoriale La Nuova Sardegna, Sassari, 2007;
  • Gian Paolo Tore, Il Tercio de Cerdena (1565-1568), C.N.R. – Istituto di Storia dell’Europa mediterranea, Edizioni ETS, Pisa, 2006.
  • Francesco Floris, Feudi e feudatari in Sardegna, Parte III, Edizioni della Torre, Cagliari, 1996;
  • Antonello Mattone,  Le istituzioni militari in B. Anatra, A. Mattone, R. Turtas, Storia dei Sardi e della Sardegna: dagli aragonesi alla fine del dominio spagnolo. Vol. 3, Cap. II, pagg. 93-99, Milano: Jaca Book, 1989;
  • René Quatrefages, Los Tercios, Madrid, Edición Ejército, 1983.



Commento di Claudia [10/05/2014]:
Un modo sicuramente originale di raccontare la storia e, grazie all'alcalde Jorge Rodrigo, di rendere onore ai tanti soldati che hanno difeso la Sella del Diavolo.

Commento di Stefano Deliperi [10/05/2014]:
grazie!

Commento di Dino Dall'Asta [11/05/2014]:
Articolo molto interessante...non conoscevo questo episodio storico, né, nello specifico, l'esistenza de il Tercio di Sardegna. Anche se un pò romanzate mi ricordano le vicende di Diego Alatriste, spadaccino e soldato de il Tercio, narrate in un libro e in un bellissimo film.
Complimenti.

Commento di Riccardo [11/05/2014]:
Conoscevo la storia del Tercio de Cerdena. Complimenti comunque per la sua ricostruzione. Interessante il figurino... un colpo al cuore rivedere la Sella del Diavolo!

Commento di Stefano Deliperi [11/05/2014]:
grazie ancora!
Sì, la "storia" è un po' romanzata ed è un po' la "storia" dei tanti Diego Alatriste, spagnoli e non, che hanno attraversato i secoli.
La Sella del Diavolo ne ha visto diversi e ancor oggi è l'avamposto di Cagliari verso il mare e accoglie chi vuol avvicinarsi per conoscerla.



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