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La Storia
Dopo la Seconda Guerra Mondiale l'Aeronautica Militare Italiana ricevette 75 P-47 D-25 consegnati al 5º e al 51º Stormo. Dotato di un motore Pratt & Whitney R-2600-59 Double Wasp, disponeva di una potenza motrice di 2350 HP. l'F-47 inizialmente non è stato apprezzato dagli aviatori italiani abituati a pilotare velivoli più leggeri come il Reggiane Re 2002 rispetto al mastodontico "Juggernauth" (appellativo dato al caccia dai piloti amercani durante la Seconda Guerra Mondiale) in quanto i piloti, molti dei quali rientrati ai Reparti di volo dopo un lungo periodo di inattività, non erano sufficientemente preparati ad affrontare un velivolo potente ed impegnativo; gli specialisti non conoscevano gli impianti e avevano difficoltà a leggere le istruzioni dei libretti di manutenzione scritti in lingua inglese, non erano al corrente delle ore di volo dei velivoli e i pezzi di ricambio scarseggiavano.
I P-47 D provenivano dalla Germania dove erano stati accantonati alla fine della guerra; giunsero in volo all'aeroporto di Vicenza nel Dicembre 1950 con le insegne amercane e dipinti con colori vivaci tipici degli "Squadrons" U.S.A.F. Per i piloti italiani il Thunderbolt presentava nuove varianti nell'impiego pratico del velivolo; i freni erano a pedale e non con il pulsante sulla cloche; per aumentare la potenza motore si spingeva la manetta in avanti a differenza di quelli italiani che si posizionava indietro; erano dotati di abitacolo riscaldato, tettuccio era azionabile elettricamente, la strumentazione di volo era moderna.
Sull'aeroporto di Vicenza numerosi furono gli incidenti anche mortali in soli due anni di servizio con A.M.I; l'arguzia degli aviatori italiani definì il "Thunderbolt" con il nomignolo di "Turandot" ovvero mozzatore di teste. Non furono pochi i problemi che ebbe il caccia, legati soprattutto a difetti strutturali dei carrelli, dei circuiti idraulici dei flaps e degli alettoni e del potente motore stellare a 18 cilindri da 2350 HP dotato di iniezione acqua-metanolo il cui complesso funzionamento era sconosciuto ai meccanici abituati a riparare motori di produzione italiana.
Per concludere il breve riassunto della vita operativa del cacciabombardiere statunitense nei ranghi dell'Aeronautica italiana occorre menzionare i Gruppi di Volo (oltre al 20º E 21º) anche il 101º e il 102º del 5º Stormo i cui Thunderbolts adottavano come segno distintivo la sottile striscia rossa lungo i lati della fusoliera e i flaps capotta motore metà in argento e metà in rosso. Dopo il servizio operativo i velivoli efficienti furono versati nuovamente all'U.S.A.F.E. basata in Germania. Un solo velivolo è sopravvissuto con alterne vicissitudini dove era conservato al museo di Vigna di Valle fino al 2004.
Il Kit P-47 D
Per quanto riguarda la scala di riduzione nel cosiddetto "quarto di pollice" il precursore di tutti i kit come ben sappiamo è la Monogram risalente al 1966, seguito poi, dalla Hasegawa e Tamiya che a partire dai primi anni novanta hanno realizzato moltissime scatole di montaggio con colarazioni e decals diverse.
Essendo venuto in possesso del Kit Hasegawa N009193 JT 33 messo in commercio nel 1997 con una pacchiana colorazione del 9th Air Force 366 Fighter Squadron 358 Fighter Group del Lieutenant Davis battezzato Tarhell Hal, e l'altra versione appartenuta al 66 Th FG. 57 Fg. "C'est la Guerre" e scartata l'idea di riprodurre gli esemplari americani, la mia scelta non poteva che ricadere su di un velivolo italiano esattamente il P-47 D-30 51-22 M.M. 4635 in forza al 21º Gruppo basato a Treviso nel 1951.
Il Montaggio
Per prima cosa sono state tagliate e riposizionate sia le superfici mobili dei piani di coda sia gli ipersostentatori mentre la carenatura a goccia del Radio-compass è stata autocostruita.
Durante la costruzione è stata aggiunta anche la pinna dorsale tipica dei velivoli Italiani e l'elica, che per questo velivolo era la Curtiss a pala larga, presente nel Kit, non la Hamilton Paddle Blade.
La Colorazione e Decals
I Thunderbolts giunti in Italia dalla Germania vennero sverniciati dalle insegne americane a forti tinte con molto olio di gomito e quintali di diluente dagli avieri per riuscire a cancellare numeri, lettere, colori e insegne dell'U.S.A.F. Con molta probabilità non furono riverniciati in alluminio ma ci si limitò ad apporvi solo le Coccarde Tricolori e le insegne e stemmi di Reparto mantenendo il pannello antiriflesso nero fino all'altezza della pinna dorsale in corrispondenza dei piani di coda.
Sul bordo di attacco delle due semiali del velivolo erano segnate, ad intervalli diversi, quattro linee di riferimento ognuna delle quali corrispondeva ad una determinata quota di volo questo metodo consentiva al pilota, in modo empirico, di effettuare la picchiata sull'obiettivo con un predeterminato angolo di inclinazione rendendo più facile calcolare i dati di tiro, quali la quota di sgancio e l'angolo di depressione.
Ogiva dell'elica verniciata in verde bandiera.
Bibliografia
- Quelli del Gatto Nero - N. Malizia
- 101º Gruppo Tuffatori - G. Pesce
- Il Walzer del 102º Gruppo - G. Pesce
Saluti a tutti i modellisti di Kitshow.
Ciao Angelo, bello preciso e pulito, come si addice ad un aereo di quel periodo, interessante il guidone di comandante di squadriglia.
Mi piace, al prossimo, un caro saluto.
Ezio
Ciao Angelo
Bellissimo lavoro. La resa del metallo (o meglio vernice alluminata)è davvero ottima anche grazie al montaggio perfetto. Complimenti!
Massimo "Pitchup"
Complimenti, lavoro eccellente e versione italica poco vista. Interessante l’intera descrizione.
Ciao. Enrico
Grazie per i vostri commenti.
Per quanto riguarda la finitura metallica occorre menzionare come essa abbia mantenuto nel tempo la sua tonalità cromatica.
Stessa considerazione va fatta per le decals che non presentano alcuna traccia di deterioramento.
Thunderbolt e' stato completato nel lontano 1999.
Saluti Angelo
Ottimo lavoro su questo P-47, davvero preciso e d'effetto.