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Sommergibile confederato che, durante la Guerra Civile americana, passò alla Storia mondiale per essere il primo battello subacqueo ad affondare una nave nel corso di un’azione di guerra: precisamente il 17 Febbraio 1864 mandò a picco la pirofregata unionista U.S.S. Housatonic a 4 miglia dal porto di Charleston, sotto assedio, speronandola e facendo esplodere la grossa carica di cui era dotato.
L’affondamento dell’Housatonic da un dipinto dell’epoca
Infatti, sull’estremità inferiore della prua vi era un supporto che sosteneva un’asta lunga 10 m, dotata di una sorta di arpione appuntito e rastremato per agganciarsi meglio alla carena in legno e di una carica esplosiva di 45 kg di polvere nera, carica che, collegata a un cavo che permetteva di agire sull’innesco, veniva fatta detonare “a strappo” automaticamente non appena il battello, in retromarcia, si fosse allontanato a distanza di sicurezza.
Nella suddetta azione, prima di rientrare nel porto, l’Hunley affondò a sua volta per ragioni sconosciute.
Una ricostruzione pittorica dell’Hunley
L’equipaggio era formato da 8 uomini, un ufficiale alla guida che manovrava sia i due timoni orizzontali di prua che quello verticale di poppa, e 7 marinai affiancati seduti che agivano su altrettante manovelle, collegate in asse tra loro ad un sistema di ingranaggi/volano, per muovere con la sola forza muscolare l’elica tripala intubata a poppa e conseguentemente navigare (la velocità massima è stata stimata in circa 2,5 nodi).
L’ufficiale pilota manovrava sia a vista attraverso piccoli oblò posizionati nella
torretta con portello di prua, sia con l’ausilio di una bussola e di un profondimetro a mercurio.
Sezione longitudinale
Come manovrava l’equipaggio...
A poppa vi era una seconda torretta anch’essa dotata di oblò e portello e corrispondente alla postazione dell’ultimo marinaio; tra le due torrette rastremate, larghe appena circa 40 cm, vi erano due serie di piccoli oblò che avrebbero dovuto rischiarare in qualche modo l’interno del battello mediante la luce diurna.
Lo scafo, costituito da una robusta corazza di ferro di forma essenzialmente cilindrica, pur con una carena decisamente più schiacciata, era lungo 12 m e con un diametro di 1,2 m; aveva un dislocamento di 6,8 t e poteva raggiungere una quota di immersione di circa 7 m.
Internamente era suddiviso in tre sezioni: un serbatoio d’immersione a prua e uno a poppa, allagabili e svuotabili dall’interno per mezzo di pompe idrauliche (manovrate tramite una leva rispettivamente dal primo e dall’ultimo uomo seduti sulla panca) al fine di variare la quota, che confinavano con lo scompartimento centrale dell’equipaggio.
In caso di emergenza, per poter risalire in superficie, il sommergibile era dotato, quale zavorra, di tre blocchi in ghisa agganciati sul fondo all’esterno dello scafo e facilmente sganciabili da tre meccanismi a leva interni di rilascio rapido.
Il battello poteva navigare in completa immersione e per continuare a ricevere nuova aria respirabile, dietro la torretta di prua era montato un supporto da cui si alzavano due tubi metallici (snorkel) che, mediante uno speciale soffietto manovrabile dall’interno del mezzo immerso, avrebbero potuto rifornire d’aria l’Hunley.
Senza questo collegamento, l’autonomia dell’equipaggio poteva considerarsi di 2 o 3 ore ed era controllata mediante il consumo delle candele che servivano ad illuminare l’interno.
In sostanza l’Hunley, progettato da Horace Lawson Hunley che perì nel corso delle prime prove ed esperimenti, era un battello all’avanguardia e avveniristico per quei tempi, precursore di novità ingegneristiche ma non privo di numerosi difetti.
I membri dell’equipaggio, tutti volontari del reggimento di fanteria di stanza a Charleston, ebbero un coraggio, un senso del dovere e una abnegazione fuori del comune nel navigare in simili condizioni, ma riuscirono a condurre il sommergibile fino al suo primo e unico successo.
Il relitto dell’Hunley venne localizzato nel 1995 dall’equipe dell’esploratore subacqueo e scrittore Clive Cussler, adagiato sul fondo con il lato di dritta, sotto 4 m di sedimenti e completamente coperto da incrostazioni.
Con particolari precauzioni fu recuperato l’8 Agosto del 2000 e inizialmente ricoverato all’interno di una vasca, appositamente progettata e riempita di acqua dolce; successivamente, durante le prime operazioni di apertura e di esame del battello, furono individuate al suo interno le spoglie dell’intero equipaggio.
Con l’utilizzo delle più moderne apparecchiature scientifiche si sono potuti identificare gli uomini dell’equipaggio stesso, ricostruendo con opportuni studi antropologici perfino i loro volti.
Attualmente l’Hunley è conservato presso il Warren Lasch Conservation Center della città di Charleston, un Centro specializzato nello studio archeologico e nel restauro, che ne consente la conservazione in condizioni ottimali ed un graduale e lento lavoro di recupero portato avanti da un team di esperti.
Il modello - scala 1:24
Il kit di montaggio della statunitense Cottage Industry Models, che produce e commercializza unicamente navi e battelli delle forze sudiste e nordiste, è la fedele ricostruzione del sommergibile in base ai ritrovamenti e agli studi eseguiti sul relitto, non esistendo disegni e progetto originali.
Lo scafo in resina si presenta in due pezzi tagliati in asse orizzontalmente che si uniscono perfettamente a incastro, senza bisogno di aggiustamenti o stuccature varie e internamente è già suddiviso in tre sezioni: un serbatoio d’immersione a prua e uno a poppa che confinano con lo scompartimento centrale dell’equipaggio.
L’esterno si completa con l’elica tripala intubata, i timoni di direzione e di profondità, le due torrette con portello, l’apparato snorkel e l’asta di prua con i relativi sostegni, cordame, bozzelli e torpedine; ho sostituito sia i bozzelli in piombo che la corda bianca sottile previsti nel kit con altrettanti in legno e corda naturale più spessa.
Mentre assemblare l’interno è più impegnativo: bisogna installare l’impianto idraulico di riempimento e svuotamento dei serbatoi d’immersione, costituito da due pompe a leva, tubazioni di collegamento, gomiti e relative valvole a sfera, posizionare poi i leveraggi e i comandi dei timoni per pilotare ed i supporti con le manovelle che permettevano la navigazione.
Infatti, la propulsione era manuale, dovuta allo sforzo muscolare congiunto di sette marinai che, seduti affiancati in uno spazio ristretto su una panca disposta per chiglia, agivano su altrettante manovelle in asse tra loro per muovere l’elica e conseguentemente navigare.
Assemblati internamente i vari componenti e prima di unire le due parti per completare lo scafo, ho provveduto a fresare ed asportare parte dello scafo stesso per rendere appunto visibile l’interno del modello con tutti i suoi dettagli costruttivi, compresi la bussola, il profondimetro a mercurio, il soffietto con relativo tubo in gomma collegato allo snorkel, che permetteva di ricevere nuova aria, e i tre meccanismi a leva, posizionati a pavimento, per lo sgancio della zavorra esterna al fine di una emersione rapida.
Inoltre ho aggiunto del silicone trasparente, successivamente verniciato in superficie, per rendere realistica la presenza dell’acqua di compensazione nei rispettivi vani a prua ed a poppa.
Usando unicamente il pennello, ho verniciato il sommergibile con colori acrilici Tamiya e Lifecolor, dando successivamente un po’ di usura.
L’Hunley finito, con il suo armamento, è lungo 82 cm: poggia su due colonnine opportunamente inserite in una base di metacrilato, dove ad una sua estremità ho posizionato una lastrina in ottone con applicata la bandiera della Marina confederata, vigente in quell’anno, ed inciso il nome del battello.
Ho inserito la figura in scala di un ufficiale confederato della Nemrod per dare il senso delle proporzioni, anche se a prima vista ci si domanda: ma come poteva entrare in quel battello?
Nella realtà le due torrette d’accesso, per giunta rastremate, erano larghe circa 40 cm e per entrare un uomo, semplicemente vestito e non in uniforme, tendeva le braccia in alto sopra la testa, vi si insinuava e si stipava letteralmente all’interno!
La storia di questo sommergibile mi ha appassionato e coinvolto notevolmente, sia dal punto di visto progettuale e costruttivo, sia soprattutto dal punto di vista umano.
Emoziona pensare a quegli uomini coscientemente stipati in un ambiente così angusto, al buio, con una limitata quantità d’aria respirabile, ma determinati ad affrontare in quelle condizioni una rischiosa azione di guerra.
La causa più probabile dell’affondamento sarebbe dovuta alla non totale compartimentazione dei due serbatoi d’immersione a prua ed a poppa: infatti, per avere più volume d’aria respirabile le rispettive paratie interne non chiudevano volutamente i due vani e quindi nella concitazione dell’azione uno sbandamento o una errata manovra di assetto avrebbe fatto tracimare l’acqua nel vano equipaggio, procurando panico, terrore e conseguente perdita di controllo del battello.
Per un interessante approfondimento vorrei segnalare il sito: www.vernianera.com
dove il ricercatore Michael Crisafulli, con i suoi studi sul relitto, ha ricostruito progettualmente il sommergibile, che è stato poi riprodotto in questo modellino dalla suddetta Cottage.
Questo sito mi è stato particolarmente utile per capire le varie fasi di montaggio, soprattutto per i particolari interni, dato che le ponderose istruzioni in lingua inglese e le relative raffigurazioni disegnate a mano libera erano alquanto confusi e lacunosi.
Ho voluto fortemente costruire questo modellino, divulgare la sua storia per darne un giusto tributo: l’ho portato a diverse mostre e ho avuto anche la soddisfazione che questo mio articolo, con l’esclusione della parte modellistica e in forma più estesa e particolareggiata, è stato pubblicato nella rivista mensile “Storia Militare” di Agosto scorso, unitamente ad alcune foto dello stesso modellino.
Dino Dall'Asta [Gallery] Associazione Navimodellisti Valle Olona 30.09.2013 |
Bibliografia.