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Nebelwerfer 42 da 21cm (lancia nebbia)
Era un’arma di saturazione dagli effetti devastanti, seppur di concezione semplicissima: una serie di 5 canne da lancio legate insieme e sistemate sul carrello di un cannone FH18/40 Howitzer, al fine di rendere il tutto facilmente trasportabile e manovrabile.
Estremamente precisa, lanciava razzi esplosivi H.E. del peso di 114 kg alla distanza di 8 km e normalmente uno su cinque era al napalm.
Introdotta nel 1942, si affiancò al più piccolo 41 a 6 canne e con appositi adattatori, costituiti da binari estraibili inseriti all’interno delle canne (Rotaie Liner), potevano essere usati anche i razzi più piccoli da 15 cm del peso di 34 kg.
I razzi venivano inseriti a mano posteriormente nelle canne e sparati tramite un congegno collegato con fili elettrici, che permetteva ai serventi di stare ad una certa distanza di sicurezza durante il lancio; occorrevano 90 secondi per ricaricare il sistema e in 14 secondi lanciava la salva.
Tutti i colpi si concentravano in una piccola area addosso al nemico, generando anche una terribile onda di pressione capace di danneggiare gli organi interni dei malcapitati soldati nemici persino a decine di metri di distanza dall’esplosione.
La precisione e la stabilità in volo del razzo erano dovute alla rotazione ottenuta con una particolare compensazione dei jet di uscita dei gas che, contrariamente ai normali razzi, non erano situati sul lato posteriore del razzo, bensì agivano a circa metà lunghezza tra l’ogiva ed il fondello, dove tra l’altro c'era l'innesco elettrico.
Il primo tratto del razzo costituiva la carica di lancio, quella che serviva a far vincere l'attrito del proiettile nella canna e conseguentemente lanciare come prima accelerazione il razzo; consumata questa carica si innescava quella di mantenimento, che sfogava dai jet di lato fino al raggiungimento dell'obbiettivo.
Nei pressi delle batterie i serventi al pezzo erano soliti scavare buche dove poi trovare sia riparo al momento dello sparo dei razzi e sia per proteggersi dall’eventuale fuoco di controbatteria.
Un breve filmato d’epoca
Con l’identificativo di Werfer-Granate 21, il Nebelwerfer 42 fu anche adattato e installato sugli aerei da caccia della Luftwaffe per contrastare le formazioni dei bombardieri Alleati nel 1943.
Sd.Kfz. 251/4 Ausführung C - Sonder Kraftfahrzeug (veicolo per usi speciali)
Semicingolato blindato per trasporto truppe ma che, in questa variante, fu progettato principalmente per il traino e il trasporto delle munizioni del cannone FH18/40 Howitzer, anche se generalmente fu usato per il servizio di altri sistema d’armi e impiegato su tutti i fronti dalla Wehrmacht nel corso del secondo conflitto mondiale.
La struttura era composta da lamiere di spessore variante da 6 a 14,5 mm, inclinate di circa 30° per aumentare la protezione balistica.
Il vano di trasporto era generalmente a cielo aperto e se questo fatto rendeva le truppe più esposte, d’altra parte permetteva loro di utilizzare le proprie armi, sfruttando comunque la protezione fornita dalla blindatura; invece la parte anteriore del veicolo, comprendente la cabina di guida ed il vano motore, era completamente protetto.
L’armamento del veicolo di base era costituito da due mitragliatrici MG34 (sostituite nel corso del conflitto da due MG42): quella anteriore era scudata, mentre quella posteriore, montata su un piedistallo a candeliere con testa sferica, poteva essere usata anche in funzione contraerea.
Le truppe trasportate potevano uscire dal veicolo tramite un portellone posteriore a due battenti, con sagoma che seguiva la forma della blindatura.
Dati tecnici:
Il Diorama - scala 1:35
Ho realizzato questo diorama ambientandolo sul fronte orientale nell’inverno del ‘44: una postazione di lanciarazzi Nebelwerfer, immaginandola facente parte di una linea scaglionata di difesa per contrastare o quantomeno rallentare la progressiva avanzata dell’esercito russo.
Da un pannello isolante di polistirene estruso, ho ricavato una base da 40x21 cm, sulla quale ho steso alcuni strati di DAS in modo irregolare per simulare l’andamento del terreno e anche per modellare la buca, precedentemente scavata nel pannello stesso, rialzandola in superficie.
Poi ho cosparso a pioggia del terriccio setacciato fine e successivamente con pezzi di legno d’arbusto ho simulato sia una barriera di tronchi d’albero a parziale protezione della postazione, sia la circostante vegetazione, composta da nudi alberelli, tronchi e rami recisi.
Successivamente, per segnalare l’inizio di un attiguo campo minato di difesa, ho posizionato il cartello ricavato dal web e da me composto con listelli di legno da modellismo navale.
Usando un piccolo colino a trama fine ho dapprima cosparso a pioggia della neve artificiale, fissandola contemporaneamente con lacca spray per capelli e poi ho spalmato con gel acrilico lucido brevi tratti del terreno per simulare ghiaccio e neve pressata dal passaggio dei mezzi e degli uomini.
Proseguendo ho così “arredato” la buca che, come precisato in precedenza, serviva quale riparo per i serventi quando dovevano agire sul meccanismo di sparo (anche se in alcune foto d’epoca i serventi stavano accucciati sì a distanza di sicurezza ma non nella buca stessa) e soprattutto quale rifugio in previsione di un attacco di controbatteria da parte del nemico:
- sui bordi ho posizionato da un lato una stuoia coperta da una rete mimetica sulla quale è appoggiata una mitragliatrice MG 34 con a fianco due granate a mano con manico (Stielhandgranate, più comunemente chiamata “schiacciapatate”), dall’altro lato un telefono da campo, il cui filo è collegato ad una bobina avvolgi cavo (fedelmente ricostruita utilizzando la mia banca dei pezzi) e un busta portadocumenti;
- sul fondo ho inserito una pedana in listelli di legno, sulla quale ho appoggiato caricatori di riserva e bombe a mano.
Accanto alla barriera di tronchi ho posizionato due paline, ricavate da una tondino in ottone e colorate a strisce bianco rosse, che venivano utilizzate per calcolare l’azimut, cioè l’alzo delle canne del Nebelwerfer (mirino azimutale) in funzione della distanza dell’obiettivo da colpire.
Così completata la base, ho assemblato il lanciarazzi, splendido e accurato kit della Lion Roar, la cui verniciatura ha avuto il consueto iter:
- primer metallico in bomboletta
- spray lacca per capelli
- acrilico Lifecolor con aerografo
- lavaggio, scheggiature e tonalità.
Dopo averlo posizionato, ho disposto tre figurini della Verlinden già dedicati a serventi di questo kit, unitamente ai proiettili a razzo di cui un paio appoggiati su di una stuoia pronti per essere caricati e ho sparso sul terreno i relativi contenitori.
Invece il semicingolato della AFV era già “pronto”, avendolo assemblato e verniciato a pennello già in mimetismo invernale qualche anno fa, unitamente al previsto cannone Howitzer a traino.
E’ stato aggiornato solo con pochi ritocchi, dotandolo anche del telone di copertura del vano di trasporto, nel quale ho stipato alcuni proiettili a razzo nei loro contenitori.
Con filo metallico, opportunamente curvato e fissato alle sponde, ho realizzato tre centine di sostegno del telone stesso; per quest’ultimo ho usato due pezzi di tela bianca che, preventivamente sagomati a misura con un certosino lavoro di sartoria ed immersi in una soluzione di vinavil con acrilico verde mimetico della Vallejo, ho unito e posizionato sulla predetta struttura, arrotolandone parzialmente un lembo.
Dopo qualche giorno, ho scoperto per caso che la Royal Model ha in catalogo ben cinque diversi tipi di teloni in plastica esclusivi per questo semicingolato: ma il “fai da te” è stato chiaramente più gratificante...
Ho completato lo scenario con altri tre figurini: l’ufficiale osservatore con il cannocchiale su treppiede è della Tamiya, mentre quello accanto e il paracadutista sono della Dragon; ho inserito anche tre Panzerfaust appoggiati all’interno della barriera di tronchi e un bidone con accanto un piccone infisso nel terreno vicino agli alberelli, mentre il meccanismo di sparo è appoggiato su di una tanica rovesciata.