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LWS Land-Wasser-Schlepper (trattore terra acqua)
Era un veicolo anfibio, in pratica un moto rimorchiatore cingolato, progettato e costruito dalla Rheinmetall-Borsig AG nel 1936 che poteva trasportare al suo interno, oltre ai 3 membri dell'equipaggio, fino a 20 uomini o rifornimenti ed attrezzature varie.
Lo scafo a fondo piatto, con la prua molto pronunciata, era dotato ai lati di cingoli e la propulsione in acqua era fornita da due grosse eliche a poppa, con presa d’aria del motore installata sulla sommità della cabina di pilotaggio, assomigliante ad un piccolo fumaiolo.
A poppa poteva essere agganciato uno speciale rimorchio galleggiante, dotato di ruote e di una rampa posteriore abbattibile verso il basso, per il trasporto di un veicolo o di un pezzo di artiglieria del peso fino a 18 t.
Kässbohrer rimorchio anfibio
Nel 1940, quando fu pianificata l'operazione Seelöwe (leone marino) per l’invasione dell'Inghilterra , si ipotizzò di usarlo appunto come mezzo di trasporto da utilizzare durante gli sbarchi anfibi.
La mobilità del veicolo LWS era eccellente su tutti i tipi di terreno e fornì buoni servizi nelle fasi iniziali dell'invasione dell'Unione Sovietica e in Nord Africa.
Dati tecnici:
U-Boot Neger (negro/moro)
Il nome deriva dal suo inventore progettista Richard Mohr e fu un mezzo d’assalto tedesco composto da un siluro superiore (vettore) appositamente modificato e allungato per ospitare il pilota in posizione seduta, la cui testa, per orientarsi, emergeva racchiusa in una cupoletta in plexiglas a tenuta stagna e da un sottostante siluro esplosivo che veniva lanciato a vista contro l’obiettivo.
Prodotto in circa 200 unità, non poteva procedere per lunghi tratti in completa immersione e normalmente navigava in affioramento per l’attacco in superficie preferibilmente in zone costiere contro naviglio alla fonda.
Dati tecnici:
Il Diorama - scala 1:35
Come è mia consuetudine ricercare modellini di mezzi militari originali e poco conosciuti, ho individuato e acquistato l’anno scorso presso uno stand a Novegro il kit dell’LWS della Bronco, mettendolo provvisoriamente da parte... in attesa.
All’inizio di quest’anno, imbattendomi nella sottostante immagine storica di un siluro pilotato tedesco Neger che si era arenato sulla spiaggia di Anzio nel tentativo di contrastare lo sbarco degli Alleati nell’Aprile 1944, è scoccata l’idea di realizzare questo diorama, il cui progetto è stato progressivamente sviluppato sia dal punto di vista storico che modellistico.
Ho associato questo mezzo, di cui avevo in archivio il modellino della HP Models già parzialmente assemblato, al suddetto LWS, ambientando il tutto non sulla spiaggia dello sbarco, bensì nella zona di partenza della missione che si trovava a Pratica di Mare, distante meno di 18 miglia dall’obiettivo rappresentato dalle navi nemiche alla fonda.
Presero parte alla missione 37 siluri pilotati suddivisi in tre gruppi, ma solo 23 riuscirono a prendere il largo mentre 14 si arenarono quasi subito per svariati guasti e errori di manovra; quindi, in questo contesto ho ambientato il Neger, spiaggiandolo con accanto un figurino tedesco della New World Miniatures nella stessa posa come da foto, dove nella realtà un tecnico inglese lo stava ispezionando e disponendo l’LWS per il traino/recupero sia del siluro che delle mine navali, anche se, unico strappo storico, non ho trovato conferma del suo impiego sul fronte italiano.
Da un pannello di materiale isolante edile, ho ricavato una base da 40x30 cm sulla quale, dopo aver formato in un angolo un rilievo pronunciato usando alcuni spezzoni dello stesso materiale, ho steso alcuni strati di DAS, anche per simulare l’andamento in leggera pendenza del terreno.
Quindi, come dall’immagine d’epoca, ho realizzato la battigia su circa metà della base, stendendo dapprima più strati intervallati di liquido Toffano per l’effetto acqua, poi del gel acrilico brillante della Vallejo per simulare il lieve movimento ondoso e infine del gel acrilico opaco dell’Abbiati Wargames per l’effetto increspatura dello stesso movimento ondoso.
Sulla collinetta, con colla liquida spray, ho fissato della vera terra setacciata fine, mista a componenti di varia estrazione, inserendo anche due spezzoni di roccia da ferromodellismo e del materiale naturale marino (per questo fine, è mia abitudine raccogliere saltuariamente piccolissime quantità di questi "reperti" che abbondano sulle varie spiagge).
Sulla rimanente parte della base, sempre con colla liquida spray, ho fissato della sabbia naturale marina, stendendo uno strato con granulosità più fine e più chiara lungo il bagnasciuga.
Prendendo spunto da un'altra immagine d’epoca, ho interrato sulla sommità della collinetta una torretta del carro francese Renault FT-17, proveniente dalla mia banca pezzi, con bordatura d’appoggio ricavata da una piastrina metallica imbullonata alla base, da me lavorata a forma ottagonale; a fianco, quale sentinella, ho posizionato un figurino della Hornet.
Bersagliere di vedetta lungo la costa di Genova affiancato da una torretta interrata di una carro Renault FT-17
Da un lato, ho anche riprodotto il tratto finale della scaletta d’accesso alla sommità stessa, con pedate in listelli di legno.
L’impiego a difesa di queste torrette prede di guerra, chiaramente limitato contro la fanteria in fase di sbarco e non certo per un uso anti nave, venne utilizzato anche dai tedeschi soprattutto nell'allestimento di diverse fortificazioni del Vallo Atlantico e della Linea Hitler in Italia, usando anche torrette prelevate dai carri Renault R-35 e Hotchkiss H-35 di modello più recente.
Infine, ho delimitato la base con del filo spinato della Verlinden fissato a cinque sostegni metallici da me lavorati.
Completato lo scenario con l’inserimento di un ostacolo antisbarco (cavallo di Frisia), mi sono dedicato all’LWS, per il cui assemblaggio non ho avuto particolari problemi: soltanto unire ad incastro le singole 294 maglie dei cingoli, anche con l’aiuto dell’extra thin tappo verde Tamiya, ha richiesto davvero un lavoro certosino ed una pazienza infinita.
Nel kit non era prevista la fornitura dei parabordi che, come si può notare dalle foto storiche, erano a correre lungo tutto il perimetro superiore dello scafo e formati da un elaborato intreccio di corde con un notevole spessore sporgente a prua.
Cercando nel web, ho dapprima trovato che la Lion Roar li produce però in resina da unire e incollare allo scafo, poi ho piacevolmente scoperto la Thachweave, ditta artigiana canadese che produce esclusivamente, per diversi modellini in commercio, i parabordi in fili di cotone intrecciati a mano e lavorati ad uncinetto: li ho ordinati direttamente e nel giro di un paio di settimane mi sono arrivati senza spese di spedizione, con allegati anche tre fogli A4 con dettagliate immagini a colori ed istruzioni chiaramente in inglese per il relativo montaggio.
Eh sì... il montaggio: ho dovuto praticare 84 fori in linea lungo i bordi, fissare in questi 42 archetti lunghi 4 mm, opportunamente tagliati e sagomati a misura da filo metallico compreso nella fornitura; dopodiché, ho preparato 42 spezzoni di corda da infilare nei rispettivi archetti in modo da legare i parabordi stessi.
A quest’ultimi, ho preferito aggiungerne altri supplementari di forma cilindrica su ciascun lato, singoli verso prua e doppi verso poppa.
Prima di posizionarli, avevo immersi tutti i parabordi in una tazza con del the per alcune ore, al fine di dare un maggiore invecchiamento ed usura.
Non sono un masochista, ma credetemi… la soddisfazione per il notevole realismo così ottenuto mi ha notevolmente compensato della "fatica", annullando tutti i moccoli tirati.
Per la cronaca, mi sono anche divertito preventivamente ad aprire con il mini trapano 280 fori nelle griglie di presa d’aria di ventilazione, stampate chiuse sui fianchi dello scafo nella zona di poppa, ora parzialmente coperti dai parabordi.
La verniciatura ha avuto il consueto iter: primer metallico in bomboletta, spray lacca per capelli, acrilico Vallejo con aerografo, lavaggio, scheggiature e tonalità.
Non ancora soddisfatto e dopo essermi ulteriormente documentato, ho "arricchito" il mezzo anfibio con altri due elementi:
Non mi convinceva, in questa ambientazione, esporre la bandiera in dotazione sul relativo pennone, al quale ho applicato soltanto la fune; così l’ho opportunamente piegata ed appoggiata sul pagliolato del canotto, unitamente ai quattro remi e ad altri vari oggetti tutti provenienti dalla mia banca pezzi, agganciando anche all’archetto di una delle due prue una corta gomena di manovra/ancoraggio.
Inoltre, ho sostituito la corda dell’ancora, sottile e di color biancastro, con un'altra naturale e di maggior spessore, aggiungendo anche sulla circonferenza esterna del salvagente anulare i relativi cavetti nodati a festoni e a poppa un cavo d’acciaio per rimorchio non previsti nel kit; infine, ho posizionato a prua una gomena con terminali ad occhiello arrotolata tra i due fanali e trasversalmente a poppa una serie di tavole di legno di lunghezze differenti.
Sempre dalla Thachweave, come ultima loro novità, mi sono successivamente procurato dei sacchettini di cotone con incorporati i relativi lacci di chiusura, che, dopo averli immersi nel the per un certo tempo e sporcati con della terra umida, ho parzialmente riempito di sabbia, per poi posizionarli a protezione della torretta interrata: anche questo un prodotto artigianale dal notevole realismo!
Ho completato il diorama aggiungendo altri sei figurini:
P.S.: Ho ritenuto utile e necessario dilungarmi un po’ su alcuni dettagli esecutivi, soprattutto per evidenziare il cosiddetto lavoro oscuro, quello che ai più è nascosto e non viene percepito visivamente.