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Nella primavera del 1942, emerse la necessità di disporre di un aereo che potesse colpire il naviglio nemico che transitava nel Mediterraneo, bacino che era sempre più percorso dalle navi alleate.
Fu preso in considerazione il quadrimotore Piaggio P.108B, già in linea come classico bombardiere strategico pesante, ipotizzando di farne un impiego prettamente antinave, similmente al quadrimotore tedesco Focke Wulf FW 200 Condor che già operava in questo ruolo in Oceano Atlantico in appoggio agli U-Boot.
Inizialmente fu valutato come aerosilurante, con armamento composto da tre siluri convenzionali da 450 mm o da due radiocomandati Crocchi A/170, poi, con il parere favorevole dell’Ing. Giovanni Casiraghi progettista del velivolo, fu presa la decisione finale di installare un cannone di grosso calibro in fusoliera.
Al riguardo vennero coinvolte la stessa Piaggio, l’Ansaldo per l’arma e la San Giorgio per realizzare il relativo sistema di puntamento.
Primo piano sulla volata del cannone sporgente dal muso
Il muso vetrato fu radicalmente modificato, divenendo corto e sfuggente per agevolare l’osservazione del bersaglio, il suo rivestimento fu rinforzato con lamiere di maggior spessore ed attorno alla bocca da fuoco furono applicati pannelli d’acciaio inossidabile al posto di quelli in dural (lega di alluminio, rame e magnesio) che non sopportavano il calore della vampa.
Il prototipo fu denominato P.108A (A per artigliere) e con matricola MM.24318 compì nel marzo 1943 il suo primo volo.
Per l’armamento fu scelto il cannone contraereo e controcarro Ansaldo mod.41C da 90/53 la cui canna venne però rialesata a 102 mm, in modo di ridurla a 40 calibri e accorciandola così di 69 cm.
(dai miei ricordi del servizio militare svolto in Artiglieria la lunghezza della canna, dal vivo di volata al vivo di culatta, si ottiene moltiplicando il diametro interno per il numero dei calibri, quindi 102x40 = 4,08 m).
Installazione sperimentale del cannone presso l’Ansaldo
Schema posizionamento del cannone con un alzo negativo
Furono effettuati sul mare i primi tiri di prova e non ci furono particolari problemi nonostante il cannone pesasse oltre 1500 kg ed esercitasse un notevole rinculo, così come non ve ne furono per il trasporto dei 53 proiettili da 13,75 kg, di cui 47 in riservetta e 6 in un caricatore a tamburo comandato idraulicamente.
La celerità di tiro dipendeva dall’abilità del servente e in condizioni ottimali poteva raggiungere i 20 colpi al minuto, mentre la distanza di sparo era compresa tra i 4 e 10 km ad una quota non superiore ai 1700 m, oltre la quale la linea di mira veniva intercettata dal muso.
Le prove proseguirono per diversi mesi, spostandosi in altre località della Penisola, sempre con risultati positivi grazie anche allo speciale traguardo di puntamento che nel frattempo la San Giorgio era riuscita a realizzare.
Ma l’armistizio sopraggiunse prima della sua effettiva operatività.
Il P.108A presso il 2° Centro Sperimentale di Roma-Furbara nel marzo 1943
Fu requisito dai tedeschi sul campo di Villanova d’Albenga dov’era parcheggiato e con le nuove insegne fu trasferito il 7 aprile 1944 in Germania a Rechlin, dove successivamente fu distrutto da un bombardamento nemico.
Il P.108A presso il campo di Villanova d’Albenga
Il modello scala 1:72
Il kit in plastica, con alcune parti in resina, è della ceca Special Hobby e da troppi anni giaceva nel mio archivio, anche se al tempo dell’acquisto mi aveva subito interessato per la sua singolarità, una variante poco conosciuta del più noto bombardiere pesante.
Così, complice il clima natalizio e sebbene siano passati alcuni decenni dall’ultimo aereo realizzato mi sono deciso ad assemblarlo, previa naturalmente la consueta ricerca storica su questo velivolo.
Il modello purtroppo si è rivelato ostico e problematico fin dall’inizio, riscontrando anche delle inesattezze, approssimazioni e mancanze; le stampate poi non sono delle migliori, tant’è che ho perso più tempo del dovuto a stuccare, levigare, e soprattutto aggiustare…quasi uno short run duro e puro!
Abbastanza deluso e non esistendo aftermarket migliorativi ho tacitato la mia coscienza modellistica, scegliendo di assemblarlo semplicemente come da scatola e come extra limitandomi soltanto a:
- inserire le luci di posizione alle estremità delle ali
- ricavare sulla parte destra una botola d’accesso ventrale e appendere la scaletta retrattile che ho auto costruito
- sostituire il supporto in plastica dell’antenna radio con uno metallico, ciò per evitare l’eventuale suo piegamento nel tendere il relativo filo
- posizionare nei posti affiancati in carlinga i figurini dei due piloti e in fusoliera quello di un mitragliere la cui testa emerge in una delle cupolette dorsali, dove visivamente comandava a distanza la competente torretta disposta sul motore e armata con due mitragliatrici Breda SAFAT da 12,7 mm
Botola ventrale ingresso in fusoliera e scaletta retrattile
Schema comando torrette Breda tipo Z.2
La scatola offre un unico tipo di colorazione e due versioni: tedesca e italiana; scegliendo quest’ultima ho eseguito la verniciatura, previa stesura di primer metallico della Army Painter, con il solo uso del pennello e di acrilici della Life Color, tra cui il kit composto da sei colori espressamente dedicati alla Regia Aeronautica.
Mi sono servito del liquido Synthaglass della Toffano per "finestrare" le due persiane avvolgibili laterali, che nella realtà erano composte da liste di dural e plexiglass attraverso le quali il mitragliere poteva controllare quanto avveniva esternamente e quindi entrare in azione al momento opportuno, sporgendo in fuori la canna della mitragliatrice Breda SAFAT da 7,7 mm montata su apposita sospensione cardanica.
Problematica è stata anche la posa delle relative decals: purtroppo alcune si frantumavano e non sono riuscito a metterle, così pure per la croce sabauda sul timone che ho verniciato ex novo.
Col senno di poi avrei dovuto verificare la loro integrità e preventivamente usare il liquido Decal Film della Microscale, ma all’inizio si staccavano normalmente, contrariamente a quelle che poi avrei dovuto applicare alle singole pale delle eliche.
Insomma, giungere a completare il velivolo, che tra l’altro aveva rischiato più volte di decollare direttamente dalla finestra, è stata una vera odissea ma anche una sfida, che però preferirei non ripetere più in futuro.
Non so se sfortunatamente mi è capitata una scatola vintage o se i kits in questa scala della ditta produttrice sono già di per sé così problematici, visto che non ho esperienza al riguardo.
Dopo aver dato un lieve lavaggio e una leggera usura al prototipo, mi sono dedicato all’ambientazione, cercando di ricreare il terreno similmente a quello rappresentato nella soprastante fotografia a colori dell’aeroporto di Furbara.
Su una tavoletta in medium density da 40x40x2 cm, i cui bordi sono stati verniciati con colore noce medio satinato, ho spalmato uno strato di "Terra Grezza" in pasta della True Earth per simulare il tratto sterrato della pista e dopo aver testurizzato il tutto con un pennello grezzo ho aggiunto anche un po’ di polvere di intonachino e in modo non omogeneo della sabbia marina.
Nella porzione rimanente della base a prato, ho steso dapprima uno strato leggero di vinavil sul quale ho cosparso della sabbia, poi una volta asciutto un altro strato di vinavil sul quale ho fatto piovere dell’erba sintetica, unitamente a un mix di materiale naturale di varia estrazione sminuzzato finemente.
Per un maggior realismo e ipotizzando che il velivolo con il personale a bordo sia in fase di verifica/controllo degli strumenti e dell’armamento prima di avviare i motori e portarsi sulla pista per il decollo, ho posizionato come mezzi di servizio e assistenza i modellini di un’autopompa con serbatoio VVF mod. Fiat 1100 APS e di un’ambulanza CRI mod. Fiat 1100L carrozzeria Viberti.
Quest’ultimi sono prodotti dalla Italian Kits e nonostante le piccole dimensioni è stato piacevole e rilassante assemblarli, sia per l’ottima qualità della resina che per la precisione dei numerosi dettagli.
Come era in uso durante il periodo bellico entrambi presentano sui parafanghi ampie bande bianche per il riconoscimento notturno, mentre la colorazione variava dal verde mimetico al rosso per l’autopompa, mentre per l’ambulanza dal verde mimetico al grigio, raramente il bianco per la versione in uso alla CRI e il rosso per quella in uso ai VVF.
Ho poi aggiunto dei figurini in varie pose, compresi anche quelli a bordo, della Revell: avieri e personale di terra della Luftwaffe che però ho trasformato in italici applicando il colore delle relative divise e tute come da alcune foto dell’epoca che ho trovato nel web (una bella varietà di abbigliamento e di colori che vanno dal classico grigio azzurro, al beige ed al grigio entrambi in varie tonalità).
Una dozzina di fusti di carburante di produzione Italian Kits e alcuni accessori provenienti dalla mia scorta hanno completato il diorama.
Infine, ho applicato sul bordo frontale della base una lastrina in ottone da 13x2 cm con inciso il nome del quadrimotore affiancato dall’immagine dello stemma della Regia Aeronautica e ho posto il tutto al riparo di una teca in metacrilato della Essebiemme.
Tutto sommato, nel suo complesso, è stato soddisfacente realizzare questo lavoro, anche se non è stato semplice, se non con grande determinazione, il tentativo di migliorare e presentare degnamente il velivolo (chiedo venia ai puristi aeroplanari).
E dopo aver letto da qualche parte che un modellino si dice ben fatto quando "viene la voglia di salirci dentro", spero che, nonostante tutto, a qualcuno di voi sorga questo desiderio...