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La SMS Adler (Seiner Majestät Schiff: acronimo di "Nave di Sua Maestà" Aquila) era, insieme alla gemella SMS Falke (Falco), una torpediniera della Marina austro-ungarica K.u.K. Kriegsmarine (kaiserliche und königliche: acronimo di "Imperiale e Reale" Marina), progettata sia per l’attacco al naviglio pesante nemico, sia per garantire la difesa dei porti e delle rade.
Immagine d’epoca
Dalla straordinaria forma sottile, quasi futuristica, era completamente a tenuta stagna con i bordi arrotondati e più somigliante ad un sommergibile, tant’è che con il mare agitato poteva stare sott’acqua.
Costruita presso il cantiere navale Yarrow & Co. di Londra, specializzato nelle navi torpediniere, fu varata nell’autunno del 1885 e prese servizio nella primavera del 1886 con base a Pola, nell’alto Adriatico, principale piazzaforte con arsenale e impiantistica importanti.
Lunga 41,14 m, larga 4,20 m con un dislocamento di 100 t, con il pieno equipaggiamento e con uno stoccaggio di 10 t di carbone, era spinta da un’elica bipala collegata a un gruppo propulsore in grado di fornire una potenza di 1300 CV per 23 nodi di velocità massima.
In coperta erano posizionati i due fumaioli, insolitamente disposti appaiati, i due alberi di servizio in legno con relativi pulegge e sartiame, le due maniche a vento orientabili, la torretta cilindrica a protezione della postazione del timoniere e verso prua quella di comando corredata da numerosi oblò.
Curiosa e inusuale è anche l’installazione sotto lo scafo verso prua di un secondo timone, di minore dimensione rispetto a quello classico di poppa.
Con un equipaggio di 18 uomini, tra ufficiali e marinai, era armata con 2 tubi lanciasiluri da 350 mm installati a prua e 2 mitragliere a fuoco rapido da 37 mm/L23 Hotchkiss progettate per la difesa e posizionate su piattaforme in entrambi i lati.
Sistema lancia siluri
Mitragliera Hotchkiss
Immagine d’epoca
Il 22 Luglio 1899, mentre era in navigazione, ci fu un’esplosione a bordo così violenta da squarciare parzialmente il soprastante ponte, come si può notare dalla foto d’epoca, e da proiettare addirittura la caldaia in acqua.
Il comandante tenente Camillo Schwarzl nonostante il grave danneggiamento, con la conseguente perdita di tre marinai e il ferimento di altri quattro, riuscì con mezzi di fortuna a portare l’Adler in salvo, raggiungendo una baia della vicina isola croata di Torcola nella Dalmazia centrale.
Dopo l’esplosione all’isola di Torcola
A seguito di questa azione ricevette dal Comando navale una menzione d’onore per la comprovata capacità e perizia, ma allo stesso tempo anche un severo rimprovero perché, contrariamente alle regole, sua moglie Margarethe era a bordo.
Anche quest’ultima si meritò, per ordine dell’Imperatore, la medaglia di Elisabetta in quanto si prodigò durante il viaggio di ritorno a prestare soccorso e a curare i marinai feriti.
L’Adler, dopo i conseguenti lavori di ricostruzione, tornò in servizio attivo fino al 12 Maggio 1911, quando fu radiata e successivamente demolita.
Il modello scala 1:72
Il modello è della Wiener Modelbau Manufactur, produttore con sede a Vienna, che ho scoperto nel mio girovagare nel web in cerca, come mia consuetudine, di modelli poco conosciuti e originali.
Il kit é costituito dallo scafo in un unico pezzo, finemente colato in una resina grigia, da 165 parti in resina e in ottone ottimamente dettagliati, da parti in legno, da fotoincisioni in un’unica lastrina e dalle 2 mitragliere, da assemblare a parte.
Un manuale di istruzioni con illustrazioni 3D e spiegazioni in tedesco-inglese, unitamente alle decalcomanie riportanti il nome da applicare sui quattro salvagente, completano la scatola contenete il kit.
Assemblare il tutto, per quanto semplice possa sembrare, ha richiesto un periodo di gestazione più lungo del solito: è stato abbastanza impegnativo ma estremamente gratificante, anche per le migliorie e le integrazioni che sono riuscito ad apportare.
Particolarmente laborioso, una vera sfida, è stato realizzare la ringhiera perimetrale (battagliola), con corrimano e tiranti di rinforzo, che segue la sagoma della torpediniera e dall’impatto visivo dominante.
Infatti, dopo aver posizionato nei fori già predisposti sul ponte i 52 montanti in ottone (candelieri) torniti a CNC - Computer Numerical Control - alti solo 14 mm e di spessore 0,40 mm, con summa patientia et perseverantia ho applicato longitudinalmente i relativi tondini (draglie) da 0,50 mm di spessore sempre in ottone, precedentemente ricotti alla fiamma della cucina a gas per renderli più malleabili nel piegarli e nel sagomarli.
Per la suddetta operazione, dopo aver effettuato diverse prove, ho scelto di usare la Loctite Attak non fidandomi della seppur più stabile saldatura, ma non volevo causare danni irreparabili allo scafo in resina provocati da una mia eventuale imperizia.
Ho altresì forato i 36 oblò, semplicemente stampati in rilievo lungo il ponte, inserendo quelli in ottone da 2 mm senza vetro della Amati Model, ciò per maggior completezza e realismo; invece per gli oblò della postazione di comando erano già previste nel kit altrettante cornici circolari in fotoincisione con teste a vite in rilievo.
Successivamente ho vetrato tutti gli oblò con il liquido Synthaglass della Toffano.
Inoltre, ho eseguito con filo di rame il cablaggio delle due lampade (fanali) di via o navigazione poste sui camini e realizzato con un tondino di ottone dipinto a strisce bianco rosse un gancio di accosto per ormeggio (mezzo marinaio) che ho posizionato su due supporti metallici lungo il parapetto a prua, come da foto storica d’inizio articolo.
Con riguardo alla scala del modello ho usato del cordame particolarmente sottile per il sartiame dei due alberi, ritenendolo più realistico del filo elastico.
Ho eseguito la verniciatura usando acrilici di marche e tonalità diverse con il solo uso del pennello, dando poi invecchiamento, lavaggio e usura in forma leggera, mentre le parti in legno sono state verniciate con impregnante all’acqua Syntilor color noce medio.
Ho arredato il ponte con varie cime arrotolate, posizionato sei parabordi della ditta artigiana canadese Thachweave, realizzati con fili di cotone intrecciati a mano e lavorati a uncinetto e inseriti due tratti iniziali di catena nelle rispettive aperture circolari (cubie) emergenti sul ponte verso prua, per simulare appunto la fuoriuscita e passaggio delle catene che andavano collegate alle rispettive ancore.
Era buona norma, per questo tipo di naviglio leggero, non ammanigliare le ancore soprattutto durante la navigazione, per evitare che lo sbatacchiamento delle catene stesse danneggiasse la sovrastruttura.
Sarebbe stato senz’altro più scenografico realizzare il collegamento catene-ancore ma ho preferito rispecchiare la realtà operativa, come si può anche notare dalla foto storica d’inizio articolo, dove le ancore sono correttamente legate su appositi sostegni ai lati dello scafo e venivano ammanigliate solo all’occorrenza.
Infine, ho fissato con la sua cima all’asta di poppa la bandiera della Marina K.u.K. Kriegsmarine, elaborata a computer per ottenere le due parti simmetriche e successivamente stampata su carta.
Purtroppo si sono rovinate le decals ricurve da applicare ai quattro salvagente e, non riuscendo a reperirne altre sul mercato anche solo adesive per via delle minuscole dimensioni, ho cercato lo stesso di sopperire all’inconveniente scrivendo direttamente il nome della torpediniera tramite il normografo, un vecchio strumento di scrittura ormai ai più sconosciuto ma che mi ha accompagnato nei primi anni della mia vita lavorativa.
Ho usato il n° 2, appunto per via dell’altezza delle lettere di circa 2 mm, insieme al corrispondente puntale con serbatoio, quest’ultimo riempito con l’inchiostro di china bianco della Rotring.
Anche per dare il senso delle proporzioni e per migliore completezza, ho inserito nove figurini di marinai e ufficiali della Marina imperiale austro-ungarica nonché un cagnolino mascotte, prodotti dalla Nikolai Exclusive Modeling, e che ho distribuito sul ponte secondo le loro pose e mansioni che avevo ipotizzato.
Il modello così finito, lungo 60 cm e largo 6 cm nella parte centrale, è sistemato in una teca in metacrilato della Essebiemme dove poggia su due tondini inseriti in una base nera satinata, sulla quale ho posizionato centralmente sia una lastrina in ottone con inciso il nome che una copia della bandiera imperiale ricavata e stampata da internet.
Completano il basamento due copie dei disegni di progetto dell’Adler i cui originali, insieme ai relativi documenti e foto, sono custoditi nell’Archivio di Stato a Vienna.
Un sentito ringraziamento all’amico Leonardo Petroli che ha realizzato le foto del modellino.
Bibliografia e immagini.