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Era un mezzo navale d’assalto progettato per superare gli sbarramenti che proteggevano l’ingresso dei porti nemici, letteralmente scavalcandoli da cui la denominazione di "saltatore".
Presso l’Arsenale di Venezia ne vennero costruiti quattro esemplari, classificati "tanks marini" per la loro somiglianza con i carri armati dell’epoca o più comunemente "barchini saltatori", da cui i loro nomi di "insetti saltatori": Grillo, Cavalletta, Locusta e Pulce.
Per permettere ciò, sui lati del barchino erano installate due catene "Gall" continue munite di ganci o ramponi, tese da tre coppie di pulegge entro due guide, come i cingoli di un carro armato.
Questo tipo di catena, costituita da anelli articolati formati da perni e piastrine, venne ideata da Leonardo da Vinci e solo dopo diverse centinaia di anni fu brevettata nel 1832 da Meduel Gall che l’applicò per la prima volta ad una bicicletta.
Il movimento delle due catene uncinate, unito al cambiamento dell’assetto longitudinale generato dallo spostamento verso prua degli accumulatori elettrici posizionati su un’apposita slitta scorrevole, permetteva al mezzo di aggrapparsi all'ostruzione da superare e progredire quindi su di essa sino a scavalcarla.
Durante le prove eseguite nel bacino di Venezia riuscì a scavalcare un’ostruzione di 5 m di larghezza, simile a quella da superare all’ingresso del porto austriaco di Pola, in 2 minuti e 40 secondi.
Lo scafo, dal profilo inusuale, era interamente in legno a carena piatta, lungo 16 m - largo 3,10 m dal dislocamento a pieno carico di 8 t e con un'immersione di 70 centimetri; la velocità massima, con acqua calma, era di 4 nodi con un'autonomia di circa 30 miglia.
L'apparato propulsivo era costituito da due motori elettrici di 5 HP ciascuno, alimentati da una serie d'accumulatori; mediante rinvii meccanici i motori stessi potevano essere sgranati dall’asse dell’elica e collegati al sistema delle catene a cui trasmettevano il moto attraverso l’asse delle due pulegge inferiori di poppa.
L'armamento era costituito da due lanciasiluri a tenaglia di tipo speciale per armi da 450 mm, muniti anche di cesoie per il taglio delle reti parasiluri.
L'equipaggio era composto da quattro operatori: il comandante alla guida nel pozzetto poppiero del timone, mentre gli altri tre durante l’azione si mantenevano distesi in coperta per occuparsi sia del dispositivo di sollevamento del timone che dei lanciasiluri.
L’unica azione bellica, dopo che i precedenti cinque tentativi d’attacco fallirono per ritardi e incidenti verificatisi nella navigazione di avvicinamento, fu quella compiuta dal Grillo che, nella notte tra il 13 e 14 Maggio 1918, tentò di forzare la base navale di Pola, munitissima base della k.u.k. Kriegsmarine, ma dopo il superamento di quattro delle cinque ostruzioni costituite da travi di legno, reti metalliche e catene, fu scoperto: gravemente danneggiato dal fuoco nemico, venne autoaffondato dal suo equipaggio prima di essere fatto prigioniero.
Dopo l’affondamento, il relitto fu recuperato dagli austriaci e, sommariamente riparato, venne ritrovato alla fine della guerra: alcuni frammenti della prora del Grillo sono tuttora conservati come cimeli in alcuni musei navali italiani.
Cimelio conservato presso il Museo Storico Navale di Venezia
Il modello scala 1:100 (ex 1:72)
Anche questo è un modello che mi ha particolarmente incuriosito per la sua originalità e quindi non ho esitato a procuramelo dal produttore polacco Choroszy Modelbud.
Il kit, interamente in resina, è costituito da parti che ahimè hanno avuto bisogno di molta attenzione e non poche difficoltà ad assemblare, visto l’imperfezione e l’approssimazione dei vari componenti.
E come se non bastasse, ho fatto la sgradita scoperta, grazie alla mia consueta ricerca storica iniziale, che è stato realizzato non in scala 1:72, come indicato sia in catalogo che sulla scatola, bensì in 1:100!!
Infatti, fermo restando che la misura reale del mezzo era di 16 x 3,10 m, quella del modellino finito risulta esattamente di 16 x 3,10 cm, anziché di 22 x 4 cm se fosse stato realizzato effettivamente in scala 1:72.
E’ la prima e decisamente l’ultima volta che acquisto da questo produttore; un errore o una inesattezza ci può stare, ma non è ammissibile a questo livello e non è detto che non si ripeta ad altri loro kits...
Tra l’altro, mi ero già procurato un set di quattro figurini marinai della Regia Marina della Hecker Goros in scala 1:72 da posizionare sul barchino, che ora andranno a rimpinguare il mio archivio.
Detto questo e prendendo spunto dalla seguente illustrazione d’epoca, ho così ambientato questo piccolo diorama.
Per realizzare la superficie del mare ho usato una lastra in metacrilato "effetto acqua" della Essebiemme da 250x170 x 5 mm e che, a sua volta, poggia su una base ricavata da un pannello di polistirene estruso, materiale isolante edile, spesso 3 cm.
Dopo aver forato ed asportato il tassello riferito all’ingombro verso poppa dello scafo e scavato in corrispondenza una nicchia nella base sottostante, ho adagiato il barchino appoppato nel suo vano, nell’azione di scavalcamento delle ostruzioni.
Quest’ultime sono ricavate da listelli in legno di faggio, tagliati a misura e posizionati su più linee parallele, dapprima trattati con impregnante all’acqua della Syntilor color noce scuro, poi incatenati tra di loro e parzialmente annegati nella lastra stessa.
Precedentemente avevo verniciato la lastra dal di sotto, per creare le diverse tonalità del mare con un mix di acrilici color verde e blu.
Per completare l’effetto mare, dopo aver sigillato il perimetro sia delle travi che del mezzo con del silicone trasparente, ho steso a pennello sulla superficie della lastra:
più strati intervallati di liquido Toffano per l’effetto acqua,
gel acrilico brillante della Vallejo per accentuare maggiormente il movimento ondoso, tra l’altro già evidenziato nella struttura stessa della lastra,
gel acrilico opaco dell’Abbiati Wargames per dare l’effetto increspatura del movimento ondoso.
Inoltre, in alcune zone ho sperimentato per la prima volta la resina ultravioletta effetto acqua della Green Stuff World che, dopo la posa, viene solidificata con l’uso della mini torcia UV, ottenendo al riguardo un ottimo e realistico risultato.
Alla stesura della prima mano di gel, ho sparso anche dei frammenti di filamenti naturali di posidonia che, in sospensione sospinta dal moto ondoso, si accumula lungo le ostruzioni.
Ho cercato di migliorare il modello, rivelatosi abbastanza ostico come detto in precedenza, sostituendo le catene fornite in resina, come da foto sottostante, con quelle in ottone da 0,5 x 500 mm della Artesania Latina che sono riuscito a trovare di pari dimensioni nel web, decisamente molto più realistiche; le ho semplicemente posate lungo le guide fissandole con qualche goccia di ciano e successivamente ho incollato i ramponi ai lati, in coppia a intervalli regolari.
Viceversa, per formare le due catene avrei dovuto unire i vari spezzoni, così liberati con estrema attenzione dai loro supporti, forarne gli anelli che risultano pieni di resina, ammorbidirle al calore per dare loro forma e incurvarle intorno alle pulegge…va bene tutto, ma son minga matü!! (dialetto legnanese non sono mica matto!!).
Per mera coerenza storica, voglio anche precisare che le catene in questione non dovrebbero essere costituite da una semplice successione di anelli, bensì essere del tipo articolato, ideate in tal modo per trasmettere il moto e, come scritto in precedenza, applicate alle biciclette/motocicli: ma tant’è, non credo proprio che esistano in tale dimensione millimetrica...
Ho anche preferito sostituire le due barre in resina, un po’ deformate, che sostengono le tenaglie reggi siluri, con tondini in ottone.
Previa stesura del primer metal dell’Army Painter ho eseguito la verniciatura dello scafo con il solo utilizzo del pennello usando acrilici Life Color, dando poi lavaggio e usura.
Non sono riuscito a conoscere la colorazione originale del mezzo sia per la mancanza di foto a colori che di documentazioni al riguardo, però, osservando l’immagine in bianconero di inizio articolo, si evidenzia che il ponte è di una tonalità più scura, mentre le sole parti verticali in rilievo e le fiancate sono più chiare.
Quindi, ho deciso di impiegare i seguenti colori:
per l’opera morta il grigio azzurro chiaro UA525 e il grigio piombo ponte UA615
per l’opera viva grigio scuro ferro UA614
(si intende opera morta la parte dello scafo fuori dall’acqua e opera viva quella sommersa con riferimento alla linea di galleggiamento).
Invece ho usato un mix di acrilici bronzo/rame della Tamiya per i due siluri, mentre ho trattato le due catene in ottone immergendole dapprima in una soluzione di ammoniaca e sale, poi con una leggera passata di "unto e grasso" della True-Earth: si ottiene così un ottimo effetto senza arrivare alla completa brunitura.
Una volta assemblato, per dare il senso delle proporzioni e per migliore completezza, ho posizionato un figurino marinaio della Preiser, emergente dal pozzetto di guida e tenuto in quota corretta con un allungo formato da uno spezzone di tondino in ottone, dato che l’interno dello scafo è vuoto.
Ho aggiunto anche delle cime e inserito alcuni oblò, vetrati poi con il liquido Synthaglass della Toffano.
Dopo aver incollato alla base una lastrina in ottone da 13x2 cm con inciso da un lato il nominativo e dall’altro l’immagine della bandiera della Regia Marina, copia ricavata e stampata da internet, ho posto il tutto al riparo di una teca in metacrilato della Essebiemme.
Infine, un sentito ringraziamento all’amico Leonardo Petroli che ha realizzato le foto del modellino.
Bibliografia e immagini.
M.Spertini e E.Bagnasco "I Mezzi d’Assalto della X Flottiglia MAS 1940-1945" Ed.Albertelli 2005 (la prima parte del libro tratta dei mezzi d’assalto della 1a GM)
E. Bagnasco "M.A.S. e mezzi d’assalto di superficie italiani" Ufficio Storico della Marina Militare - Roma 2002
illustrazione di Tafuri - cantieri Dall'Asta - ciò, ti gà visto, al Dino ga fato al Grilo!!!!
un inedito su inediti, addirittura in Polonia, per poi parlare in corretto Brianzolo, imprecando per le inesattezze che hai dovuto correggere - così sei e così rimarrai - ottime sia la storiografia che la realizzazione, ma ormai sei a stampa continua 24h su 24h - Bravo!!!! .... sono fiero di te!!!
Giuseppe
Caro Nonno Dino,
Anke questa volta mi lasci di stukko!
Anzi... Mi lasci di resina ultravioletta ;)
Non ne sapevo nemmeno dell'esistenza di questa particolare resina... grazie a te ho imparato anke questa.
In quanto al supremo lavoro di accuratezza e bellezza scenografica,
Hai a mio parere realizzato un qualcosa di impressionante REALISMO!!!
Tanti complimenti. Resti per me un esempio da seguire nel campo del modellismo.
Un abbraccio forte forte a te e famiglia.
Alby.
Carissimo collega Nonno Dino... hai superato te stesso e tanti altri... meraviglioso mi piace veramente tanto tanto tanto. Ambientato in maniera strepitosa.
Ciao, al prossimo.
Ezio
CARO DINO LAVORO ECCEZIONALE!! IMPRESSIONANTE IL REALISMO DELL'ACQUA. GRAZIE PER LE NOTE DI TECNICA.
GIAMPAOLO.
Seguo sempre con attenzione sia la parte modellistica che quella storica.. mi fai conoscere cose e fatti che non sapevo... oltre al modellista fai anche il divulgatore 👏👏
Ottimo lavoro Dino, non facie rendere dinamiche scene con modelli statici, scusa il gioco di parole, ma ci sei riuscito perfettamente. Sempre intetessantissime le note storiche.
ciao,
Roberto
Ciao Dino.....!!!! ..... veramente realistico, con l'effetto acqua poi ti sei veramente superato.... tanto di cappello.... 🎩😉
Un abbraccione, Luca.
...la Storia della Marina !
Bravo Dino
Pietro