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Giuseppe Cenni, nacque a Casola Valsenio (Ra) il 27 febbraio 1915 e cadde in combattimento il 4 settembre 1943, ironia della sorte pare che, l’armistizio con gli Alleati, a quella data fosse già stato firmato in segreto ma non ancora esecutivo; l’inutile sacrificio della sua giovane vita, aveva 28 anni, gli valse la Medaglia d’Oro al Valor Militare alla memoria, oltre alle 6 d’Argento e alla Croce di Ferro di seconda classe, con cui era già stato decorato. Alla sua giovane età ricopriva già il grado di Maggiore ed era al comando del 5º Stormo che, ad oggi porta il suo nome.
Combatté come volontario, prima della IIG.M., nella Guerra Civile spagnola; al suo ritorno da essa, venne decorato e arruolato in servizio permanente effettivo; assegnato prima al 6º poi al 51º Stormo.
Allo scoppio della guerra fu inviato a frequentare corsi di qualifica sugli Ju 87 Stuka.
Nominato capitano, gli fu affidato il comando della 239ma Squadriglia Autonoma Tuffatori il 24 novembre 1940; col proseguo della guerra si avverti tutta la disparità tecnica che ormai gli Stuka, in italiano Picchiatelli, subivano.
In questo periodo fu decorato con la sesta Medaglia d’Argento e per meriti di guerra promosso maggiore.
Riprese le attività con il 5º Stormo sull’aeroporto di Crotone, i Picchiatelli vennero sostituiti con i Reggiane Re 2002 Ariete di costruzione nazionale e lo Stormo fu reso operativo nel luglio 1943, trovandosi a fronteggiare lo sbarco Alleato in Sicilia.
Il 3 e 4 settembre, a pochi giorni dall’annuncio dell’armistizio, già firmato in segreto, gli venne ordinato di contrastare lo sbarco alleato a Reggio Calabria.
Non tornò alla base.
Il Maggiore Giuseppe Cenni venne visto da alcuni testimoni sull’Aspromonte mentre da solo veniva inseguito da molti Spitfire.
Abbattuto, morì e venne decorato di Medaglia d’Oro al Valor Militare.
I kit degli aerei da lui pilotati, acquistati attorno al settembre-ottobre 2013, quasi contemporaneamente all’amico Marco (Marco Vergani ndr), fanno da cornice ed illustrano queste poche righe.
Non mi dilungo nella descrizione dei velivoli alla quale ha già ampiamente ed in modo preciso pensato Marco nel suo articolo comparso su questo stesso sito più di un ano fa.
Junkers Ju 87 B-2
Il Picchiatello è stato derivato dalla scatola Italeri nº 2690: Ju 87 B-2 Stuka, a cui sono stai aggiunti i seguenti aftermarket:
Il montaggio è avvenuto da scatola, ovviamente con l’aggiunte delle fotoincisioni Eduard dell’abitacolo e delle fotoincisioni esterne contenute nella scatola, tranne che per il motore a cui sono stati aggiunti qualche cablaggio e tubetto di rame, il serbatoio del liquido di raffreddamento sul lato sinistro, ottenuto con un pezzo recuperato nel "magazzino pezzi", fissato ai supporti del motore con delle cinture fotoincise anch’esse di recupero e "collegato" al motore con un tondino di ottone da 0,4mm e con l’aggiunta sul lato destro di altri pezzetti come da foto del motore Jumo 211.
Il montaggio non ha dato particolari problemi, i pezzi ed i sottoinsiemi si incastrano ed adattano abbastanza bene con un utilizzo di stucco nella norma (non è comunque un kit Tamiya).
Non avendo trovato una fonte univoca riguardante il Picchiatello di Cenni, ho deciso per una colorazione a splinter, con l’obliterazione delle insegne tedesche tramite una terza gradazione di verde, anche per dare movimento al modello, mantenendo gli stencils germanici; i colori usati sono stati:
superfici superiori:
superfici inferiori:
Reggiane Re.2002
L'Ariete deriva dalla scatola Italeri nº2670: Re 2002 Ariete, arricchita con i seguenti aftermarket:
Anche in questo caso ho proceduto con un montaggio da scatola, anche se oltre l’aggiunta delle fotoincisioni sono stati ricostruiti i seguenti particolari:
La colorazione è stata eseguita per le superfici superiori con:
L’effetto tela sulle superfici mobili dei piani di coda e degli alettoni alari è stato ottenuto, previa verniciatura ad aerografo delle stesse parti mobili con l’H116 schiarito con del giallo, applicando sulle centinature in rilievo delle stesse parti mobili di nastro adesivo "Jammy Dog" da 0,5mm e mascherando anche la rimanente struttura metallica, spruzzando successivamente a bassissima pressione e con l’ugello quasi chiuso una mescola, molto diluita, seconda le Norme "UNI AD OCCHIO", di H116 con l’aggiunta di qualche goccia di H33, cercando di spruzzare (cosa difficile), stando molto vicino alla parte da verniciare e cercando (cosa altrettanto difficile) di stare sulla mezzeria del nastro adesivo da 0,5mm.
Entrambe le fasce bianche di fusoliera sono state realizzate ad aerografo con bianco H34, come pure le croci del Re, in quanto le decal di scatola erano assolutamente sottomisura, le insegne sabaude sono state recuperate dal "magazzino"; anche sulle croci è stato simulato l’effetto tela aggiungendo una goccia di nero al bianco.
NOTA: L’obliterazione delle insegne di regime su questo aereo è da ritenersi significativa; sulle foto d’epoca (pag. 72 del volume "dal Re 2002 al Re 2005" di Sergio Govi, Giorgio Apostolo Editore), si nota come i fasci policromi solitamente posti sui Re 2002 ai lati della capottatura motore siano stato coperti con un’insegna di Stormo e, dei fasci alari, restano solo i cerchi neri (almeno per quel che si può vedere sulle superfici inferiori delle ali), si può comunque dedurre che lo fossero anche sulle superfici superiori.
I figurini di contorno sono:
la colorazione dei piloti è stata realizzata analogamente (e nello stesso tempo), di quelli che affiancano il Me 110 italiano, il meccanico è stato dipinto con medesima tecnica ma con gradazioni diverse di blu (partendo dall’H25); casse e bidoni sono della Minimali.
La basetta è stata realizzata partendo dal solito multistrato da 2cm, con misure 30x38, in un angolo è stato creato con del polistirolo compatto da isolamento, debitamente sagomato, un piccolo rialzo, il tutto è stato cosparso di sabbia fine ed erba per fermodellismo ed "animato" con e degli "alberelli" di Teloxis Aristata e qualche cespuglio della Polak.
Le dimensioni della basetta sono il massimo che ho potuto, a scapito della visione dei modelli, ma dettate da esigenze di spazio e conservazione in vetrina.
Le notizie sul Magg. Giuseppe Cenni sono liberamente tratte da Wikipedia, le foto sono, come di consueto, realizzate da mia figlia Sara, ad essa vanno i miei ringraziamenti.
Ultimo ma non tale, l’amico Marco che facendo spesso da precursore ai miei lavori mi sprona nel cercare a fare di meglio, grazie.