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Nell’ormai lontano 1973 l’Aeritalia iniziò a preparare alcune proposte di caccia leggero per la sostituzione del G-91; inizialmente si pensò ad un ringiovanimento del G-91Y (G-91Y-2 o G-91E). Nello stesso periodo lavoravano ad un tema simile sia l’Aermacchi che la brasiliana Embraer che dopo aver proficuamente collaborato per l’EMB-326 Xavante (l’MB-326 su licenza), avevano deciso di procedere insieme per un nuovo aereo da attacco leggero.
L’AMI, da parte sua, giunse nel 1976 al "requisito militare per un cacciabombardiere ricognitore AM-X". In sede politica si cominciò a parlare di AM-X l’8 novembre 1977, quando il Capo di Stato Maggiore riferì in proposito alla Commissione Difesa della Camera.
Dopo aver preso in esame diverse macchine già esistenti come : l’Alpha Jet della Dornier/AMD, l’Hawk della Hawker Siddley, l’A-4N Skyhauk della Douglas, l’F-5E della Northrop e il Jaguar della Sapecat; queste macchine non furono considerate per un acquisto ma come termine di confronto.
Secondo i requisiti richiesti, il caccia-bombardiere, armato con sei bombe da 225Kg, due missili a-a Sidewinder e l’armamento fisso, doveva essere in grado di decollare da un aeroporto o da un tratto autostradale di 800 metri di lunghezza e colpire un obiettivo situato a 333 Km dalla base con un profilo di volo bassissimo ed elevata velocità (almeno 900 Km/h), ponendo l’accento sui concetti di minima vulnerabilità e facilità di riparazione degli eventuali danni riportati in combattimento.
Prima che questo requisito fosse ufficializzato l’Aermacchi presentò nel maggio del 1976 uno "studio di fattibilità velivolo AM-X" illustrando sei varianti del proprio progetto e prevedendo la partecipazione della Embraer.
Di seguito entrò a far parte del consorzio anche Aeritalia, anche se non tutti si auspicavano tale partecipazione; a cavallo tra il 1976 e il 1977, lo Stato Maggiore invitò formalmente Aermacchi e Aeritalia a procedere in maniera congiunta allo sviluppo di quello che sarebbe diventato l’AMX Ghibli.
Si tratta di un caccia-bombardiere monomotore, mono-biposto, la cui missione principale è l’attacco al suolo, articolato nella gamma di missioni che comprendono l’appoggio tattico, l’interdizione ravvicinata, la controguerriglia, il supporto alle missioni di salvataggio in combattimento, l’acquisizione dei bersagli e la ricognizione tattica. Il Ghibli può assumere anche compiti limitati di difesa aerea con l’intercettazione di elicotteri ed aeromobili lenti.
L’AMX ha dovuto affrontare diverse traversie durante i primi anni della sua vita, traversie che hanno portato, presso gli addetti ai lavori, pareri molto contrastanti, facendo spesso discutere sulla sua reale efficacia se paragonata alla massa di investimenti necessari a portarlo a un livello operativo decente. Addirittura tutti i velivoli del primo lotto costruttivo, sono stati "rottamati" in quanto il costo di upgrade per portarli a standard superiori per le missioni che erano divenute necessarie, sarebbe stato praticamente maggiore che non averli nuovi, soprattutto in ottica di acquisizione del nuovo caccia europeo.
Durante i primi anni di servizio, quindi, il Ghibli venne considerato non proprio affidabile, dati i problemi tecnico-logistici, soprattutto legati, ma non solo, al motore Spey, con la conseguente messa a terra per ben due volte 1991 e 1996.
Questi stop compromisero la possibilità di partecipare alla Desert Storm, dove, come sappiamo, furono i Tornado a tenere sulle proprie spalle l’intero peso aeronautico del nostro Paese nella coalizione.
Soltanto con l’inizio delle operazioni sui Balcani i piccoli bombardieri (chiamati anche "Toponi" o "Turbodisel" dai loro equipaggi), iniziarono timidamente a venir impiegati nel 1995; ma la vera maturità operativa della linea AMX viene raggiunta solamente nel 1999 con la partecipazione alla "Allied Force", dove i risultati furono talmente positivi da meritarsi l’attenzione anche degli alleati statunitensi, non sempre propensi a lodare qualcuno o qualcosa che non porti la bandiera a stelle e strisce.
Fino ad arrivare alle missioni sulla Libia e all’Afghanistan, l’ultimo teatro operativo in cui ha operato e continua ad operare l’AMX, un po’ come dire il brutto anatroccolo è finalmente diventato un magnifico cigno (anche se piccolino n.d.a.)
Attualmente l’AMX presso l’AMI è designato A-11 e TA-11 Ghibli, rispettivamente il mono e il biposto ed equipaggia i gruppi di volo del 32° e 51° Stormo.
Il modello soggetto di questo articolo è il kit in resina della vecchia Cunarmodel, riedito e commercializzato dalla ItalianKit.
Vinto come premio speciale, alla mostra-concorso di Giussano dello scorso marzo, dall’F-35 comparso tempo fa su questo stesso sito, ha comportato un certo impegno realizzativo, un po’ per le dimensioni a cui non sono più; abituato come una volta, un po’ per l’assoluta mancanza di particolari che sono stati tutti autocostruiti o "inventati".
L’unico aftermarket utilizzato è il seggiolino in resina della Quickboost (se non ricordo male, ho gettato la confezione più; di un mese fa).
La realizzazione delle altre parti dell’abitacolo, sono un misto di fotoincisioni di recupero, pezzetti di consolles di avanzo debitamente ridimensionati, nonché profilati Evergreen e tondini di ottone Lion Roar. Il dettaglio degli "scatolotti" dell’avionica è stato ottenuto tagliando a misura e applicando le decal delle consolles di un 104 in 48!!, arricchite poi con un po’ di cablaggi; al caricatore del M-61-A Vulcan ho aggiunto come da foto consultata un tubo bianco e un "sifone" di aerazione sul pannello di copertura del vano, al cannone (forse in foto non si vede bene), ho aggiunto il pezzo della tramoggia che porta i colpi al cannone stesso nonché le volate delle sei canne; all’APU sono stati aggiunti tubi di collegamento e cablaggi.
Un discorso a parte lo vorrei riservare al trasparente prodotto in vacuformed e dotato nella scatola del master in resina, che mi ha permesso di sezionarlo nel parabrezza e nella parte apribile. Al parabrezza è stato aggiunto il montante di sostegno, mentre al capolino apribile è stata ricostruita tutta la struttura di sostegno nonché la struttura che supporta i due antiappannamento posti ai lati del seggiolino e il martinetto di apertura.
Tutte le antennine presenti nella parte superiore ed inferiore della fusoliera sono state costruite come pure il gancio di arresto posto nella parte terminale inferiore della fusoliera; la sonda per il rifornimento in volo è stata ispessita alla base. Ai carrelli sono stati aggiunti i tubetti del sistema idraulico.
Sono perfettamente a conoscenza che la scaletta dell’AMX è contenuta in un vano dedicato sul lato sinistro della carlinga, come pure un ulteriore gradino, ma onestamente non me la sono sentita di scavare nella resina, cercando nella mia abbastanza vasta biblioteca aeronautica, ho scovato un vecchio opuscoletto dell’AMI che ritrae un AMX probabilmente delle prime serie (tra l’altro ha due specchietti retrovisori e non tre), a cui era appoggiata una scaletta molto simile a quella che ho realizzato con profilati Evergreen e tondini Lion Roar, da cui stava scendendo il pilota; personalmente avendo trovato negli avanzi un pilota che stava salendo ho invertito la scena, non me ne si voglia per questa licenza.
Il montaggio in genere, ha necessitato di una buona dose di stucco e di molta attenzione, la resina con la colla cianoacrilica non molla, infatti per unione delle due semi fusoliere, ho prima messo un po’ di colla vinilica e ad incollaggio avvenuto ho fatto colare nella fessura rimasta la cianoacrilica, ciò mi ha permesso di posizionare a mio piacimento i due gusci.
La colorazione, dopo aver dato il primer bianco ed effettuato un preshading abbastanza pesante, ho steso ripetute velature con l’H127, ulteriormente schiarito nel centro dei pannelli, che sono stati messi in evidenza con la punta di una mina limata a becco di flauto.
Le decal sono un misto di decal Tauro: insegne di nazionalità e reparto; da scatola: numeri e stencil; e di recupero: NO STEP, ed altri particolari.
Le bandierine "Remove before flight" sono della Eduard, mentre i "tacchi" che bloccano le ruote sono stati realizzati con l’Evergreen e filo di cotone nero.
Per la basetta ho usato un pezzetto di legno massello su cui ho steso il solito texture effetto cemento della Tamiya con un angolino ad erba da fermodellismo.
Le notizie sull’AMX sono state liberamente tratte dal N°29 Agosto-Settembre 2013 de "I grandi aerei moderni" della Delta Editrice; le foto sono come di consueto eseguite da mia figlia Sara.