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Un po’ di storia
Nei primi anni 60 la Saab progettò un caccia economico, monoposto e monomotore, capace di volo supersonico a bassa quota e oltre Mach2 ad alta quota ma capace di atterrare in 500m.
Questa severa specifica era necessaria per inserire il nuovo velivolo nei piani di difesa svedesi che prevedevano la dispersione degli aerei nel territorio per farli poi decollare da piste semipreparate (come ad esempio rami di autostrada).
Per ottenere buone prestazioni su piste corte la Saab sviluppò la configurazione canard e pianta alare a delta unitamente ad un sistema di inversione di spinta integrato nello scarico motore.
Questo era costituito dal Pratt & Whitney JT8D (una turboventola che motorizzava aerei civili) "truccato" con l’aggiunta del post bruciatore che consentiva al Viggen prestazioni ai livelli d‘eccellenza per l‘epoca.
Le versioni sviluppate dalla Saab nel corso degli anni furono la AJ, con compiti di intercettazione e attacco al suolo, la JA più propensa all’intecettazione, la Sk da addestramento e le versioni SF / SH e AJS con avioniche aggiornate ai più moderni standard.
La bontà del progetto Viggen è dimostrata dal fatto che la sua radiazione è avvenuta nel corso del Febbraio 2005 a più di 40 anni dal volo del primo prototipo.
La documentazione
Ritengo una buona documentazione fondamentale alla riuscita del modello.
Si possono reperire notizie tramite pubblicazioni, siano esse riviste, trattati di storia o manuali tecnici, ma soprattutto su Internet.
Nel mio caso diciamo che il 70 % delle foto e delle informazioni sul SAAB Viggen l‘ho prelevato dalla rete e, a chi voglia cimentarsi come me nella sua realizzazione, segnalo due siti tra tutti:
www.ipmsstockholm.org e Aircraft Resource Center nel cui link "Walkarounds" ci sono bellissime foto dell’aereo durante fasi di manutenzione e controllo.
Il modello
Il kit Airfix usato in questa realizzazione è dedicato ad un Viggen versione JA proposto con livrea commemorativa interamente azzurra; nella scatola però è presente l‘intero timone corretto per realizzare un AJ .
Sulla fusoliera e sulle ali sono presenti piccoli ma numerosi ritiri, le linee di pannellatura sono in positivo e non del tutto corrette,cockpit e sedile privi di dettaglio e quadro strumenti affidato a una decal.
I carrelli sono rappresentati in maniera accettabile mentre i loro pozzetti hanno un dettaglio minimo e di fantasia.
Terribile è l’innesto delle prese d’aria sulla fusoliera che, come vedremo, hanno richiesto un notevole lavoro per essere "domate".
Naturalmente la mia gioia nel vedere tanto lavoro risparmiato è subito evaporata quando ho aperto il pacchetto ed ho notato che molti pezzi del set non avevano gradito il trasporto e si erano rotti.
Comunque, dopo le necessarie riparazioni, il montaggio e la successiva colorazione è filato tranquillo.
Tutto l‘abitacolo è aerografato in grigio chiaro FS36231, i colori di interruttori, pulsanti e levette varie, sono applicati a pennello.
Lo schermo radar presente al centro del quadro strumenti è stato riprodotto con un menisco lenticolare ricavato da una goccia di colla bicomponente alla quale è aggiunta una punta di verde
Il sedile non ha ricevuto miglioramenti particolari e la colorazione è quella classica: grigio chiaro (FS36231) al telaio, toni metallici a tubi e meccanismi, verde medio al poggiatesta (FS34097) ed ancora verde, ma appena più chiaro, a cuscino e schienale (FS34227)
Generosi lavaggi e drybrush completeranno la colorazione.
Zona scarico
Sicuramente è qui che si è concentrata la mole di lavoro maggiore.
Tutti i pezzi del kit dedicati a questa zona sono stati cestinati ad eccezione di un petalo dell‘invertitore di spinta.
Con foto e plasticard alla mano ho proceduto costruendo: griglia e struttura del post bruciatore, ventola dell’ultimo stadio della turbina, sfiati laterali dei gas e due dei tre petali in posizione coricata
Il terzo (il "sopravvissuto" del kit e abbondantemente dettagliato) è collocato in posizione abbassata come risulta dalle foto dell’aereo a motore fermo
Tutti questi particolari hanno trovato posto su due tronchetti di tubo in plastica, adattati nelle dimensioni e nelle forme, per essere inseriti all‘interno della fusoliera
Per la colorazione ho usato il MetalCote n°27004 della Humbrol che una volta lucidato rende bene l’idea del metallo cotto dal calore ed annerito dai fumi di scarico.
Un ultimo leggero drybrush di alluminio mette in risalto i particolari più fini e termina questa fase
Adesso è possibile chiudere le due semifusoliere non prima di aver aperto dettagliato e colorato alcuni vani delle avioniche e completato la struttura interna degli aerofreni
Fusoliera
Si parte dal pozzetto del carrello anteriore, completo di tubi e cavi
Dopo averlo inserito nel carrello, si incollano le semifusoliere e si aggiungono le prese d‘aria del motore.
Queste non ne vogliono proprio sapere di combaciare con le corrispettive sedi e rimangono scalini e fessure di cui proprio non ne sentivo la mancanza
Per rimediare al problema non rimane altro che una pesante opera di stuccatura eseguita spandendo generose dosi di cianoacrilica negli spazi da colmare e catalizzandola all’istante versando sopra del bicarbonato.
Si ottiene una massa dura, un po’ rognosa da carteggiare ma che dà la totale sicurezza di reggere perfettamente la successiva reincisione
Per questa operazione, che personalmente trovo snervante, uso molto come guida per la punta il nastro delle vecchie etichettatrici Dymo:buona presa adesiva, massima flessibilità e possibilità di tagliare il nastro per adattarlo a curve particolari.
Quando capita di sbagliare (e…se capita !!!) copro il segno con un velo di colla cianoacrilica, carteggio con una grana da 400 e ripeto l’operazione.
Terminata la reincisione è stato attaccato il radome appesantito con dei piombi da pesca per evitare che il modello una volta finito si "segga", quindi sono passato allo step successivo
Ali e vani carrelli
Avrete sicuramente visto come i pozzetti carrelli dei moderni jet siano un ammasso all‘apparenza caotico di meccanismi idraulici, tubi, sensori, interruttori, fari, ganci, olio, grasso ecc ecc.
Nel Viggen no!
I suoi carrelli alloggiano in un ambiente ordinato e pulito.
Niente caos ma funzionalità totale, gli attuatori dei portelli hanno riflessi dorati (come gli ammortizzatori delle moto da corsa), tubi e cablaggi sono ridotti al minimo indispensabile.
Come si fa a non cercare di riprodurre una simile chicca?
Ecco quindi come ho impostato il lavoro: la parete che segue il perimetro dell’apertura del vano carrello è stata eliminata e ricostruita in plasticard a 2 – 3 mm dal bordo lo spazio ottenuto servirà ai successivi dettagli
Sulla semiala che andrà a costituire il cielo del pozzetto è stato incollato un lamierino di ottone da 0,003mm inciso in modo da riprodurre la trama metallica dell’ala
Le foto dell’aereo mostrano che a centro fusoliera i vani aumentano di dimensione per contenere le ruote, quindi è stato necessario ricostruire fedelmente questa parte per acquistare profondità e conferire alle pareti del pozzetto una caratteristica forma curva.
La struttura è stata ricreata con il solito plasticard e una sezione di tubo
Il tutto è stato incollato nella giusta posizione a centroali e quindi inserita in fusoliera
Sono state necessarie molte prove a secco e infinite correzioni con lima e carta vetrata per far combaciare perfettamente la struttura del pozzetto con l’interno della fusoliera e trovata la sufficiente precisione si può passare all‘incollaggio definitivo.
Quando la cianoacrilica ha compiuto il suo lavoro si comincia il dettaglio dei pozzetti ricostruendo con il plasticard la costolatura dei vani
Successivamente, iniziando da quelli più interni, si dispongono cavi e tubi.
Questi sono realizzati con filo di rame i più sottili, con rod e tubo in palasticard i diametri più grandi.
Fascette e raccordi sono stati simulati con sottilissime strisce di comune alluminio per alimenti e pezzetti di nastro Tamya.
Di pari passo procede anche il dettaglio delle gambe di forza dei carrelli: quello anteriore è stato irrobustito forandolo lungo il suo asse verticale e introducendoci un tondino di acciaio armonico da 1mm, è stato poi ricostruito il meccanismo di sterzo delle ruote, il pistone idraulico di retrazione, i leveraggi di blocco, il faro di atterraggio e tutto il circuito idraulico ed elettrico più in vista, è stato staccato e rimontato in posizione più consona il compasso antitorsione.
Per il complesso carrello posteriore (due ruote in tandem) era impossibile omettere dei particolari senza fare un grande torto a chi lo ha progettato, ho cercato quindi la massima fedeltà nel dettagliarlo aggiungendo i freni, aste e snodi del bilanciere tra le due ruote, tubi idraulici, cavi elettrici e aggancio del pistone di retrazione
Si introduce un perno in acciaio di rinforzo nel suo asse verticale e si assottiglia e si fora il compasso antitorsione.
Inoltre è stato autocostruito il cinematismo di movimento del carrello e gli attuatori della chiusura dei portelli
Quando sembra che ci sia proprio tutto e i montaggi a secco dicono che i pezzi non litigano tra loro si passa alla verniciatura.
A parte le gambe dei carrelli che sono in bianco lucido, il resto è tutto un monocromatico acciao e alluminio …pane per i denti del "signor Alclad".
Il compito è relativamente facile: caricato l‘aerografo con lo STEEL Alclad lo nebulizzo senza pietà nei pozzetti e su tutto ciò che la documentazione fotografica mi indica come acciaio.
Si aspettano le canoniche 8 ore e si passa una mano di trasparente opaco acrilico che fungerà da aggrappante al successivo drybrush che ho effettuato con l‘Alluminio MetalCote n°27002 Humbrol.
Questo prodotto ha il pregio di lucidarsi sotto l’effetto delle rapide pennellate e conferisce immediatamente profondità a tutti i particolari.
Si completa il lavoro con una passata di trasparente lucido ed un leggero lavaggio ad olio a base di ombra di terra bruciata diluito in acqua ragia
Prima di "voltare" il modello ed iniziare l‘impegnativa mimetica, si tappa con il nastro il lavoro appena concluso e si procede con la colorazione della superfice inferiore che è in Gunze 314
Mimetica
Come non rimanere intimoriti dalla complessità dello schema mimetico del Viggen ?
Decine e decine di macchie a bordi netti e spigolosi nei colori nero opaco, verde scuro, verde chiaro e tan , si intrecciano sulla superfice dell’aereo in modo apparentemente caotico spezzandone le linee e confondendo le forme.
Per riprodurle ho usato il modo più banale ma, ahimè, il più lungo e stressante.
Vi racconto: dopo aver protetto con nastro adesivo cockpit e parabrezza, ho dato sul modello il colore più chiaro, il tan, corrispondente al Gunze310.
Il giorno dopo ho tracciato i contorni delle macchie, che rimarranno di questo colore ,con segmenti sottili di nastro tamya e mascherandole completamente con pezzetti di nastro più grandi.
Fatto questo via alla passata di verde chiaro (Gunze 58) e dopo 8 ore, lasciando sul modello le mascherature prima applicate, si procede nello stesso modo tracciando e mascherando le macchie che rimarranno di verde chiaro
Il giorno seguente tocca al verde scuro (Gunze 302) , poi al nero opaco.
Capirete che i tempi di asciugatura della vernice sono volutamente dilatati per dare modo alla stessa di fissarsi al massimo sul modello e reggere senza danni la rimozione delle mascherature.
Alla fine il Viggen è un blocco di nastro adesivo che a tutto fa pensare tranne alla bontà del lavoro che, è il caso di dire, c’è sotto.
Ma sono stato fortunato: il nastro adesivo è stato rimosso con facilità esaltando la tenacia dei Gunze e i bordi delle macchie sono venuti bene, precisi netti senza sbavature
Il più è fatto!
Con l‘applicazione delle tecniche di invecchiamento si comincia ad intravedere la fine del lavoro
Invecchiamento
In molte foto il Viggen è ritratto con la mimetica pesantemente degradata dalle condizioni meteo e dall‘attività di reparto.
In casi limite ci sono zone dell‘aereo dove sono indistinguibili le separazioni dei colori, in altri la manutenzione è intervenuta con "toppe" che si discostano totalmente dai colori di base.
La verniciatura dei bordi di entrata di ali, canard e timone spesso si sfalda lasciando intravedere metallo sottostante.
Io, pur decidendo di non rappresentare un velivolo pronto per lo sfasciacarrozze, ho scelto di dare al modello un aspetto vissuto e operativo , ecco come:
con i colori della mimetica, schiariti con poche gocce di bianco, ho aerografato al centro delle macchie più esposte al degrado (piani alari e dorso), con una mina da 0,5 costantemente appuntita ho ripassato tutte le pannellature, quindi ho "grattugiato su una carta abrasiva da 300 un carboncino la cui polvere è stata stesa lungo le linee e sfumata con un pennello.
Con lo stesso sistema ho preparato la polvere di alcuni gessetti con colori simili a quelli della mimetica e li ho applicati cercando di rendere il migliore "effetto usura" possibile.
In questa fase si può (oserei dire: si deve !) tranquillamente esagerare con l’invecchiamento: ci penseranno le successive mani di trasparente lucido e opaco ad appiattire e equilibrare il tutto.
Bene: il lavoro si avvicina alla fine.
L’applicazione del trasparente lucido Gunze e delle successive ottime decal della TwoBobs sono una formalità.
Con il trasparente opaco della LifeColor (da usare ESCLUSIVAMENTE con il proprio diluente) si toglie al modello l’aspetto lucido da giocattolone e si sigilla per sempre il lavoro fatto.
Ora si montano i carrelli adagiando il modello su un supporto costruito ad hoc con le Lego di mio figlio.
Occhio a possibili errori di allineamento delle ruote che potrebbero portare ad asimmetrie dell’altezza delle ali rispetto al piano di appoggio.
Lasciando il modello nella stessa posizione si montano i carichi alari: a tal proposito per esaltare la doppia valenza della versione AJ ho scelto di montare due razziere nei piloni anteriori e le versioni inerti da esercitazione di AIM9 e Skyflash sotto le ali
Particolari minori
- Luci di Navigazione
Sono state ricostruite con un pezzo di sprue trasparente incollato nella sede delle luci, carteggiato e lucidato (con polisch lucida auto) fino alla perfetta forma e trasparenza.
- Tappi intake
Proprio non me la sono sentita di ricostruire i condotti delle prese d’aria fino al primo stadio della turbina.
Un paio di tappi in plasticard copiati dalle foto della documentazione hanno risolto il problema.
- Box avionica
Sono 5 le box lasciate aperte per mostrarne l’interno.
Sul lato destro del modello troviamo, vicino al timone, la sede del martinetto idraulico che serve a ripiegare la coda del Viggen.
Stesso lato, sotto la canard, ci sono le avioniche per la selezione e l’attivazione degli armamenti; gli interruttori a switch son realizzati infilando piccoli pezzi di filo di rame in fori da 0,3mm ed evidenziandoli con un successivo drybrush in alluminio.
Sul lato sinistro trova posto la carinissima ventola del generatore ausiliario e più avanti, la sede dell‘attacco del compressore esterno per l‘avviamento del motore
...e inoltre:
- Fari di atterraggio: cilindretto di plasticard inserito nel mandrino del trapano,fatto ruotare e modellato a dovere con lime e carta abrasiva.
Il vetro è ottenuto con una goccia di colla bicomponente.
- Pistoni idraulici e martinetti: solito sistema del trapano usato a mo’ di tornio e soliti utensili adoperati .
- HUD: Il set neomega non lo fornisce e ho dovuto autocostruimelo con il plasticard.
Lo schermo è riprodotto con un sottile pezzetto di acetato.
- Tubo di Pitot: questo è facile: ago da cucito infilato dentro uno da siringa
Conclusioni
Non è stata una passeggiata ma portare a termine un modello così impegnativo regala soddisfazioni uniche.
Per chi ama le statistiche dirò che per completare il lavoro sono occorse 260 ore distribuite in 7 mesi.
Vorrei infine ringraziare Rodolfo e Piero per l’aiuto che mi hanno fornito
Azzz... questo me lo ero perso
Complimentoni ragazzo mio...
Modello super