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“Bombardiere, caccia notturno, aereo da attacco al suolo, ricognitore: fu uno dei più diffusi e versatili velivoli tedeschi del secondo conflitto mondiale e rappresentò un elemento insostituibile nell’arsenale della Luftwaffe.”
Grande protagonista della seconda guerra mondiale, lo Junkers Ju.88 fu uno dei punti di forza della Luftwaffe, ed il più diffuso dei bombardieri tedeschi della seconda guerra mondiale rimanendo così in produzione per tutta la durata del conflitto, e completato in una quantità quasi incredibile di esemplari. Infatti dai primi mesi del 1939 fino al 1945 oltre 16.000 unità lasciarono le linee di montaggio in innumerevoli versioni.
Fu pensato per avere capacità di bombardamento a tuffo come il precedente Ju 87, ma il peso era in questo caso molto più elevato e poneva a dura prova la struttura.
La cosa venne fatta comunque, limitando a 60 gradi l’angolo di picchiata, e lo Ju 88 si dimostrò aereo versatile, bombardiere medio, ricognitore, caccia notturno, con prestazioni tra i 460 e i 620 km/h.
Nel mese di agosto 1935 il Reichsluftfahrtministerium presentò la richiesta per la fornitura di un bombardiere disarmato, a tre posti, una velocità di ca. 450 Km7h ed con un carico bellico di 800-1.000 kg.
La Junkers rispose con il proprio progetto nel giugno 1936, ottenendo il permesso per la costruzione di due prototipi.
I primi due esemplari avevano un raggio d’azione di 2.000 km ed erano alimentati da due motori 600 PB.
Successivamente vennero costruiti altri tre esemplari, motorizzati questa volta dagli Jumo 211.
I primi due prototipi, di Ju 88 (V1 e V2) sono stati equipaggiati diversamente dai prototipi V3, V4 e V5s: con tre postazioni verso la parte posteriore della cabina di pilotaggio e la possibilità di trasportare 1000 kg di bombe.
Il primo volo del velivolo fu effettuato dal prototipo V1 il 21 dicembre 1936. Appena in aria, volò a circa 580 km/h e Hermann Göring, capo della Luftwaffe, rimase stupefatto. La fusoliera fu costruita su modello di quella del Dornier Do 17 ma con meno armi di difesa. Il quinto prototipo impostato con un raggio d’azione di 1.000 km nel marzo del 1939, fu portato a 2 000 kg di carico utile per una velocità di 517 km/h.
Il Dr. Heinrich Koppenberg (amministratore delegato della Jumo) assicurò a Göring che nell’autunno del 1938 sarebbe stata sicuramente possibile una produzione di 300 Ju 88 al mese.
La produzione fu ritardata drasticamente per problemi di sviluppo. Anche se l’introduzione in servizio era prevista per il 1938, lo Ju-88 entrò in servizio (con solo 12 aeromobili) il primo giorno di attacco contro la Polonia nel 1939.
La produzione fu estremamente lenta con un solo Ju 88 fabbricato a settimana, con continui problemi.
Anche la serie di Ju 88C (caccia-pesante) fu progettata molto presto nel 1940, ma fu tenuta segreta a Göring, poiché egli voleva solo bombardieri.
La prima serie di Ju 88 A-1 volò per una spedizione anti-nave vicino alla Norvegia.
I bombardieri Ju 88 di base a Westerland, sull’isola di Sylt, nel nord della Germania, effettuarono la prima incursione della Luftwaffe contro la Gran Bretagna.
Un attacco a Rosyth il 16 ottobre 1939 ebbe successo e furono danneggiate tre navi, ma poi furono attaccati dagli squadroni n. 602 e n. 603 di Spitfire della RAF e due Ju 88 vennero abbattuti nel Firth of Forth.
Il giorno successivo, durante un raid a Scapa Flow, fu abbattuto un altro Ju 88 colpito della antiaerea nemica.
Tutti i Ju-88 (circa 133), sono stati largamente impiegati nella Blitzkrieg, ma un numero elevato di combattimenti persi e di incidenti costrinsero ad un rapido ritiro dalle azioni per addestrare gli equipaggi di volo alle spaventose prestazioni dell’enorme velivolo.
Dopo ciò, le principali carenze dell’A-1 portarono a un’ulteriore sforzo nella progettazione di un nuovo design.
Il risultato fu un velivolo con apertura alare più lunga (20,08 metri), che fu ritenuta necessaria per tutti gli A-1 e di conseguenza nacque l’A-5. I rimanenti A-1 furono modificati più rapidamente possibile con le nuove ali.
I Mistel:
I Mistel erano degli aerei compositi formati da un aereo guida ed un altro che fungeva da bomba volante. Gli aerei, imbottiti di esplosivo, venivano collegati a un altro velivolo, un caccia Messerschmitt Bf. 109 oppure un Focke Wulf Fw. 190, con dei supporti metallici in cui passavano i comandi dell’aereo bomba.
I due aerei volavano così uniti fino alla zona delle operazioni e, dopo averla raggiunta, l’aereo guida indirizzava il bombardiere sul bersaglio e se ne separava per tornare alla base, mentre quello andava a esplodere sull’obiettivo.
Nella composizione di questi complessi chiamati “ Mistel” ( vischio ), furono inizialmente impiegati degli Ju. 88 A; più tardi fu realizzata un’apposita versione che ne utilizzava le ali, i motori, parte della fusoliera e gli impennaggi di coda. Tutta la parte anteriore della fusoliera, con il posto di pilotaggio, era impiegata per l’esplosivo, disposto in modo fa formare una carica cava in grado di concentrare la potenza dell’esplosione in un unico punto.
Il compito principale di questi aerei compositi fu la lotta anti-nave, per cui la carica esplosiva da 3800 Kg montata sul davanti aveva il compito di sfondare gli spessi scafi delle navi avversarie per creare il maggior danno possibile.
Oltre al Mistel 1 furono progettate e costruite altre versioni dello stesso : la 2 , 3 e la S (versione scuola); a causa dell’esito del conflitto comunque molte delle missioni per cui erano stati pensati queste bombe volanti dovettero essere cancellate, tanto che all’inizio del 1945 gli ultimi esemplari rimasti furono utilizzati per la distruzione dei principali ponti sui fiumi della Germania, il Reno innanzi tutto, al fine di ritardare l’avanzata degli Alleati.
Ju 88 A:
Ju 88 A-0: aerei di pre-serie dotati di motorizzazione Daimler-Benz DB 600A V12 da 746 kW.
Ju 88 A-1: prima serie di Ju 88 con ruolo di bombardiere.
Ju 88 A-2: rispetto alla serie precedente questi aerei erano dotati dell’equipaggiamento necessario ad un decollo assistito da razzi.
Ju 88 A-4: versione dall’apertura alare incrementata, dotata di un carrello d’atterraggio più robusto e più potente motorizzazione Junkers Jumo 211J-1 o J-2 da 1 000 kW.
Ju 88 A-5: simile alla versione precedente.
Ju 88 C:
Ju 88 C-2: versione modificata del Ju 88 A-1 come aereo da caccia, col muso corazzato e dotato di due cannoni MG FF da 20 mm e due mitragliatrici MG 17 da 7.92 mm.
Ju 88 C-6: versione da caccia notturna, era dotato di equipaggiamento radar FuG 202 Lichtenstein BC.
Ju 88 D: versione da foto-ricognizione basata sul Ju 88 A-4, dotata di macchine fotografiche installate nel vano portabombe della fusoliera adattato allo scopo.
Ju 88 G: ultima evoluzione della versione da caccia notturna del Ju 88, con motorizzazione BMW 801 D e timone di coda squadrato.
Ju 88 Mistel 1: alla fine della guerra alcuni Ju 88 non più utilizzabili vennero accoppiati alle versioni cacciabombardiere dei Fw 190 al fine di trasformarli in bombe guidate o missili.
Ju 88 R: simile al Ju 88C-6, ma con motori radiali BMW 801 e radar di coda FuG 217 Neptun R.
Ju 88 P: versione anticarro dotata di un cannone da 75 mm.
Dati Tecnici
ruolo: bombardiere, ricognitore, caccia notturno, aerosilurante
equipaggio : 4 persone
privo volo: 21 dicembre 1936
entrata in servizio: 1939
costruttore: Junkers GmbH
lunghezza : 14,4 m.
apertura alare: 21,13 m.
altezza: 4,85 m
propulsione: 2 motori Junkers Jumo 211 a V invertito, raffreddati a liquido
potenza: 1.000 Kw.
velocità max: 470 km/h. (Ju 88 A-4)
autonomia: 1.790 km. (Ju 88 A-4)
tangenza : 8.200 m. (Ju 88 A-4)
armamento : 4 MG. 15 da 7,92 mm (Ju 88 A-4)
Il kit
Un gran bel kit della Dragon in 1/48, riguardante un velivolo in forza alla Luftwaffe durante la seconda guerra mondiale: il famosissimo Junkers Ju.88.
La confezione da me acquistata è quella che da la possibilità di potere costruire la versione A-6, dotato di una intelaiatura che serviva per tagliare i cavi che tenevano ancorati al suolo i palloni antiaerei.
Anche se la versione da me costruita è stata poi un’altra, aprendo la scatola, davvero bella grossa e pesante, il contenuto è davvero tanto. Oltre chiaramente a tutte le numerose e varie stampate in plastica e trasparenti, saltano all’occhio le due confezioni di fotoincisione, una riguardante tutta la struttura tagliatavi e l’interno del cockpit, mentre l’altra lastrina più piccola e colorata, riguarda il pannello strumenti e le cinture di sicurezza. Misere invece le decals, prive di tutti gli stencil dello Ju 88 ( che erano davvero tanti ).
Ho comunque voluto acquistare da MisterKit questi articoli:
1) dettaglio in resina bellissimo dell’Aires riguardante il cockpit dello Ju 88 (set n. 4052 );
2) foglio mask della Eduard EDU EX 042;
3) foglio decals della Techmond n. 48032 Ju 88 A-4;
4) foglio decal degli stencils art. n. 48013 della Tally Ho
Non ho incontrato delle vere e proprie difficoltà nell’assemblaggio del kit, solo l’abitacolo in resina ha richiesto un’attenzione maggiore, considerato la fragilità del materiale. L’uso dello stucco è stato comunque veramente modesto in quanto le parti si congiungevano abbastanza bene.
L’intero abitacolo è stato dipinto con il dark grey n. 32 della Humbrol ( RLM 66 ), per poi eseguire dei passaggi in marrone opaco molto diluiti, al fine di dare a tutto l’interno dell’abitacolo stesso un aspetto vissuto.
I pannelli contenenti le varie strumentazioni del cockpit sono stati poi “ripassati” con del nero opaco meno fluido, eseguendo poi dei “lavaggi” in modo da far risaltare le strumentazioni stesse con la tecnica del Dry Brush (pennello asciutto).
Per quanto riguarda il cruscotto del pilota ho usato le fotoincisioni inserite nel kit Aires, colorando la lastrina in nero opaco diluito, facendo risaltare i contorni degli strumenti sempre con la tecnica del Dry Brush.
Infine l’intero abitacolo, sempre con la tecnica del Dry Brush, è stato nuovamente “ripassato” con dell’argento per fare risaltare quelle sporgenze metalliche più esposte al contatto, facendo così evidenziare la perdita del colore originale.
Ho deciso di rappresentare uno Ju. 88 A-4 “africano”, e pertanto il camouflage preso in esame è quello classico: superfici superiori delle ali ed intera fusoliera in RLM 79; superfici inferiori in RLM 78 ( i colori standard utilizzati in Africa dalla Luftwaffe).
Per la colorazione di questo velivolo ho usato gli acrilici, dati a pennello, Lifecolor UA 062 ( FS 35414 ) come RLM 78, mentre il Lifecolor UA 137 ( FS 30219 ) come RLM 79.
Dopo il posizionamento delle decals e di tutti gli stencil, ho voluto dare al modello un aspetto vissuto, dovuto all’usura, al fumo dei gas di scarico, alla polvere del deserto ed alle manutenzioni varie, cercando altresì di mettere in evidenza le linee delle pannellature, per poi sigillare il tutto con spray opaco trasparente.
Infine, per simulare la vernice sbiadita dal sole del deserto ed il suo invecchiamento precoce, ho passato sulla parte superiore di tutto il modello del bianco opaco molto diluito.
Figurini e Contraerea
Ho voluto inserire nel diorama il kit della Tamiya, in 1/48, riguardante la German 20mm Flak, a dire il vero molto bella.
E’ stata colorata in Dark Yellow ( TS3 Tamiya ), e poi ripassata con del nero opaco diluito per farne risaltare i contorni conferendole un aspetto vissuto. Ha subito anche dei ripassi, con la tecnica del Dry Brush, con dell’argento per simulare le perdite di colore derivanti dall’uso.
Ho creato con dei listelli di legno, quelli usati per il modellismo navale, una specie di pavimentazione e protezione intorno alla Flak. Infine con una retina, acquistata in un negozio di ferramenta, ho ricreato una specie di rete mimetica, installandola intorno alla protezione della contraerea, colorandola con del giallo sabbia e sfumature di verde oliva.
Mi è stato consigliato di creare una protezione fatta con sacchi di sabbia, più attendibile, però devo anche precisare che ho notato su un sito di modellismo austriaco (www.rlm.at) un diorama che illustrava propria una flak tedesca “protetta” usando questo tipo di soluzione e, pertanto, ho deciso di non modificarla… spero solo che il mio amico Paolo Zolin non me ne voglia…!!
Per quanto riguarda i figurini questi sono un miscuglio di marche.
I cinque piloti ( bellissimi ), in resina, sono della Reheat ( art. 121 Luftwaffe Bomber Crew ), i due inservienti con il carrellino per le bombe sono della ditta Hasegawa, due inservienti della Flak arrivano direttamente dalla scatola degli avanzi ( chissà da quanto tempo si trovavano là), tranne l’ufficiale con il cannocchiale che è un figurino contenuto nel kit Tamiya della Flak.
Dimenticavo,… c’è anche un figurino della Eduard!!
Ambientazione
Per la base ho sempre utilizzato una semplice cornice cm. 35×45, senza la lastra di vetro.
Ho ricoperto la base con uno strato di colla vinilica, cospargendola poi con un miscuglio di sabbia e piccoli sassolini.
Ho dato una spruzzata di TS 46 Light sand per ricreare il colore caratteristico della sabbia del deserto ( secondo me è proprio il colore perfetto), per poi sigillare il tutto con una bella spruzzata di trasparente opaco.
Ho incollato infine dei piccoli ciuffetti di muschio a simulare la tipica bassa vegetazione del deserto, spruzzando anche questi, molto leggermente di TS46.
Prima di descrivere il marking devo fare una doverosa precisazione.
Il foglio istruzioni delle decals della Techmond, prevedevano per il modello “africano” fascia in fusoliera ed estremità inferiori delle ali in giallo !!
Dopo avere consultato il presidente, ed amico, del club Corona Ferrea di Monza Paolo Zolin il quale, nella sua vasta documentazione sugli aerei della seconda guerra mondiale, non ha trovato nessun riscontro attendibile che dava ragione alle istruzioni, tenendo anche conto che il reparto LG1 era stato l’unico che aveva operato da subito in Africa, ho deciso di fare fascia ed estremità alari dipingendoli in bianco opaco, opzione secondo me più attendibile.
Il modello rappresentato nel diorama è uno Junkers Ju. 88 A-4, codice di identificazione L1+EH, appartenuto al I./LG1, con base a Bengasi, Libia, nel periodo dal 1941/1942.
Buon modellismo a tutti!!
La documentazione storica sullo Junkers Ju 88, è stata reperita da Wikipedia, l’Enciclopedia Libera.
Le fotografie storiche ed il profilo invece sono state recuperate dai siti www.luchtoorlog.be e www.luftarchiv.de
Un grazie a queste fonti.
Il mio prossimo lavoro sarà il Dornier Do 17 Z della Classic Airframes in 1/48…
molto interessante, chiaro ed esauriente,
Spero di leggere ancora scritti di Marco Vergani con cui mi complimento.