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Dornier Do 17 - Marco Vergani




Un po’ di storia
Il Dornier Do 17 era un monoplano bimotore ad ala media realizzato dalla tedesca Dornier-Werke GmbH negli anni ‘30 ed uno dei primi aerei da bombardamento moderni in forza alla Luftwaffe nel periodo della seconda guerra mondiale.
Era soprannominato “La matita volante” per la forma sottile della fusoliera, al contrario delle ali che apparentemente non riuscivano ad essere altrettanto aerodinamiche, cosa che contribuì al non aver mai avuto prestazioni di assoluto rilievo.
L’armamento era scarso, tanto quello difensivo che quello offensivo, ma il vero problema era che questo velivolo non era abbastanza veloce da sfuggire ai caccia nemici nonostante la sua sottile fusoliera; questa finiva oltretutto per essere troppo angusta per ospitare un armamento difensivo sufficiente e dai campi di tiro adeguati.
Tutto questo portò ad una versione migliorata chiamata Do 17 Z, dotata di un abitacolo più ampio.
L’esigenza di avere anche motori più potenti ed altri aggiustamenti in generale generò il successivo e totalmente riprogettato Dornier Do 217.




Gli esordi e la prima generazione
Collaudato nel 1934 come aereo postale, questo modello venne giudicato dalla Lufthansa troppo angusto per essere suscettibile di impiego commerciale; l’aviazione militare tedesca rimase invece molto impressionata dalla pulizia e dalla modernità di questo disegno interamente metallico. La nascente Luftwaffe adottò questo velivolo come Do 17.
La struttura verteva in una fusoliera molto allungata, con un abitacolo assai angusto e poco spazio per le tre mitragliatrici difensive di bordo. I piani di coda erano sdoppiati, mentre l’ala era molto tozza e appena più lunga della fusoliera. I motori erano in linea da 700 CV, che tuttavia non consentivano spunti di velocità molto elevati né grande carico utile.
La prima versione di serie era il Do 17 E, da 4.500 kg a vuoto e 7.050 al decollo e 355 km/h di velocità massima. Erano disponibili due mitragliatrici e 750 kg di bombe. Prestò servizio in Spagna, assieme al modello F, assai simile, dimostrandosi efficiente pur non eccellendo in nessuna prestazione specifica.
La Guerra civile spagnola fu un importante banco di prova. Il caccia di costruzione sovietica Polikarpov I-16, nelle file dei repubblicani, era sufficiente per raggiungerlo ed abbatterlo, ed è strano notare come in effetti il Dornier fosse appena più veloce di macchine a carrello fisso come il Savoia-Marchetti S.M.81.
Il Do. 17M ottenne migliori prestazioni grazie a motori radiali BMW da 1.000 CV ed altre migliorie. Restò in linea diversi anni e venne anche esportato in paesi come la Jugoslavia, dove combatté contro i tedeschi nel 1941.


La seconda generazione: il Do 17 Z e il Do 215
Nel prototipo Do 17 S venne studiata una nuova disposizione della fusoliera che consentiva di migliorare tra l’altro il campo di tiro dell’armamento difensivo. Il risultato operativo diventò il Do 17 Z, una versione migliorata e, nonostante gli incrementi di peso, assai più prestante delle precedenti grazie a nuovi motori sovralimentati Bramo 323 da 1.000 CV.
Impiegato a partire dal 1939, questo velivolo era di molto superiore al predecessore in ogni senso: quattro mitragliatrici difensive e un abitacolo ampliato non gli impedivano di essere più veloce ed operare ad una maggiore quota operativa.
D’altra parte già nel 1937 a Zurigo un Do 17 M motorizzato con i Daimler-Benz DB 600, antenati dei DB 601, aveva battuto in velocità tutti i caccia presenti all’avioraduno tenutosi nella città svizzera.
Usato ampiamente contro gli inglesi e francesi, il nuovo Dornier dimostrò di essere vulnerabile ai nuovi caccia ma anche di avere alcune notevoli qualità: tale era la sua robustezza che molti rientrarono con oltre 200 buchi di pallottole, i comandi di volo erano simili a quelli di un caccia (infatti poteva essere pilotato senza problemi in assetti critici) e buttato in picchiate di disimpegno raggiungevano i 610 km/h ed oltre.
Il modello ulteriormente migliorato era il Dornier Do 215 dotato dei motori DB 601. Era migliore in ogni senso rispetto al predecessore, anche se a prezzo di motori più costosi e vulnerabili: 450 km/h di velocità massima anziché 410, 9.500 metri di tangenza contro 8.200, 1.500 km di autonomia contro 1.200.
Venne usato come ricognitore e talvolta come bombardiere, specie contro l’Unione Sovietica, e venne anche esportato in paesi come la Svezia.


La caccia notturna
Come soluzione d’emergenza il Do 17 vene adottato anche nei reparti da caccia notturni, visto che nei reparti da bombardamento era in sostituzione con nuovi velivoli.
Dotato di uno o due cannoni da 20 mm e tre o quattro mitragliatrici da 7,92 mm, il velivolo era munito di un sensore infrarosso che però, basandosi su di uno schermo al fosforo che rilasciava luce quando colpito da calore, si rivelò troppo sensibile per l’impiego operativo.
Tuttavia era un primo ed ingegnoso tentativo di migliorare la visuale notturna, antenato di tutti gli IRST.
Anche il Do 215 venne modificato allo stesso modo ed entrambi vennero usati sia come incursori che come caccia notturni per i primi 2 anni di guerra, sia pure senza grandi successi.
Le esperienze operative accumulate sarebbero state comunque di grande importanza per gli sviluppi successivi




Dati tecnici:
- ruolo: bombardiere e caccia notturno
- equipaggio : 3 persone
- privo volo: 1935
- entrata in servizio: 1937
- costruttore: Dornier-Werke GmbH
- velivoli costruiti: oltre 1.200
- lunghezza : 15,72 m.
- apertura alare: 17,80 m.
- altezza: 4,55 m
- propulsione: 2 motori Bramo 323P radiali 9 cilindri da 1.000CV
- velocità max: 420 km/h ca.
- autonomia: 1.200 km.
- tangenza : 6.200 m.
- armamento : 4 MG. 17 e 2 MG. 15 da 7,92 mm - 1.000 kg. d bombe


Dornier Do 17
Dornier Do 17

Il kit
Un kit della Classic Airframes in 1/48, riguardante un velivolo in forza alla Luftwaffe durante la seconda guerra mondiale: il Dornier Do 17 Z.
Sabato 27 settembre scorso mi sono recato al Model Expo di Novegro e curiosando fra i vari stand mi è “caduto l’occhio” sul kit della Classic. Considerato che il Do 17 è assente dalla mia collezione ho deciso di acquistarlo, ingolosito anche dai vari pezzi in resina che il kit stesso conteneva (parti dell’abitacolo, sedili, motori, ecc).
A casa però, un più attento controllo del contenuto, mi ha rivelato l’amara verità; la maggior parte dei pezzi in plastica (quasi tutti) presentavano sbavature più o meno consistenti di plastica.
Mi sono cadute letteralmente le braccia, considerando anche che il kit mi è costato quasi 60 euro, un prezzo che veramente, a mio parere, non li vale.
In un momento di sconforto mi è venuta quasi voglia di buttare il tutto, ma poi ripensandoci, ho deciso di raccogliere la sfida, perché solo una sfida poteva essere.
“Armato” di tanta e santa pazienza, cutter e carta abrasiva finissima, ho iniziato il lungo lavoro di pulizia di tutti i pezzi man mano che, usandoli, li staccavo dallo sprue.
Ho incontrato anche difficoltà nell’assemblaggio dei tre pezzi principali di cui si componeva il kit (fusoliera, ali e parte anteriore che formava l’abitacolo).
L’uso dello stucco è stato pertanto indispensabile dove le parti non si congiungevano abbastanza bene, ricreando dove ho potuto, le linee delle pannellature andate perdute, tra l’altro poco visibili anche quelle originali del kit.
L’interno dell’abitacolo è stato dipinto con il Lifecolor UA071 (RLM 02), per poi eseguire dei passaggi in marrone opaco molto diluiti, al fine di dare a tutto l’interno dell’abitacolo stesso un aspetto vissuto
I pannelli contenenti le varie strumentazioni del cockpit, nonché il cruscotto del pilota, sono stati poi “ripassati” con del nero opaco fluido, eseguendo poi dei “lavaggi” in bianco ed argento, in modo da far risaltare le strumentazioni stesse con la tecnica del Dry Brush (pennello asciutto).
Infine l’intero abitacolo, sempre con la tecnica del Dry Brush, è stato nuovamente “ripassato” leggermente con dell’argento per fare risaltare quelle sporgenze metalliche più esposte al contatto, facendo così evidenziare la perdita del colore originale.
Il camouflage standard del Do 17 era quello classico di tutti i bombardieri: superfici superiori delle ali ed intera fusoliera in RLM 70 e 71 in splinter; superfici inferiori in RLM 65.
Per la colorazione di questo velivolo ho usato gli spray originali Tamiya, in particolare l’AS24 come RLM 71 ed il TS2 per RLM 70, mentre per la parte inferiore, dipinta a pennello, ho usato il Lifecolor UA 061 (FS 35526) RLM 65.
Ho comunque voluto acquistare lo stesso quest’articolo:
1) foglio decals della Techmond n. 48812 del Do 17 (in verità molto dettagliato anche per quanto riguarda il camouflage) che comprendeva anche un foglio mask per i trasparenti;
Dopo il posizionamento delle decals e degli stencil, ho voluto dare al modello un aspetto vissuto, dovuto all’usura, al fumo dei gas di scarico, alla polvere ed alle manutenzioni varie, cercando altresì di mettere in evidenza le linee delle pannellature (scarse per la verità e poco visibili), per poi sigillare il tutto con spray opaco trasparente.
Infine, per simulare l’invecchiamento della vernice, ho passato, molto leggermente, sulla parte superiore di tutto il modello del bianco opaco molto, ma molto, diluito.




Figurini e Kommandeurwagen
Ho voluto inserire nel diorama il kit della Tamiya in 1/48, riguardante la Kommandeurwagen German Steyr Type 1500, a dire il vero molto bella.
E’ stata costruita da scatola e colorata in german grey (TS4 Tamiya), subendo anche dei ripassi, con la tecnica del Dry Brush, con dell’argento per simulare le perdite di colore derivanti dall’uso, e con del marrone per simulare polvere e fango secco.
Per quanto riguarda i figurini invece questi sono principalmente di due marche diverse:
- i due piloti in resina (recuperati da un kit in disuso), sono della Reheat (art.121 Luftwaffe Bomber Crew );
- gli altri della ICM art. 48085 (Luftwaffe groud personnel 1939/45), bellissimi e poco costosi.
I figurini degli inservienti sono stati dipinti nel classico colore grigio uniforme (feld grau), con smalti della Humbrol.
Per quanto riguarda i piloti, anche questi sono stati dipinti nei classici colori che riguardavano le tute di volo dei piloti di bombardieri, sempre con smalti della Humbrol.
Tutti i figurini sono stati poi schiariti ed ombreggiati con successive passate di colori chiari e scuri con tonalità simili al colore di base, al fine di dare profondità agli stessi.
Intorno alla scena sono stati inseriti due bidoni di carburante, tre taniche, una cassa di legno contenente una bomba, due bombe sparse,tutti più o meno recuperati




Ambientazione
Per la basetta ho adoperato la solita cornice di legno, cm. 30×40, senza lastra di vetro.
Ho creato con dei listelli di legno, quelli usati per il modellismo navale, una zona adibita alla manutenzione dei velivoli
La parte circostante è stata ricoperta con pezzi di scottex e colla vinilica. Sopra la colla ancora fresca ho sparso della sabbia setacciata e dei piccoli sassolini.
Una volta ben asciutto ho tolto la parte eccedente della sabbia, cospargendo infine dell’erbetta usata nel modellismo ferroviario.
Ho spruzzato leggermente uno spray color sabbia, per accentuare il fondo polveroso e calpestato di una zona adibita a manutenzione dei velivoli.
Ho passato poi del nero opaco molto diluito su tutta la superficie, al fine di dare profondità e risalto al terreno ed ho sigillato il tutto con una bella spruzzata di trasparente opaco comprato in ferramenta.
Considerato la scena già bella piena non ho volutamente inserito altri elementi naturali, come alberi ecc…




Marking
Il velivolo rappresentato nel diorama è un Dornier Do 17 Z, codice di identificazione F1+FS, W.Nr.2555, in forza all’8./KG76, dislocato a Cormeilles-en-Vixen, Francia, nel settembre del 1940.




Per correttezza, la documentazione storica sul Dornier Do 17, è stata reperita da Wikipedia, l’Enciclopedia Libera.
Le fotografie storiche ed il profilo invece sono state recuperate dai siti www.luchtoorlog.be e www.luftarchiv.de
Un grazie a queste fonti.


Conclusioni
Nonostante la delusione iniziale per il kit ed il lavoro di “restauro“ che ho dovuto sopportare sono abbastanza soddisfatto del risultato ottenuto!
Comunque, giudicate Voi.

Auguro a tutti i modellisti che visitano questo sito un sereno Santo Natale ed un felice Anno Nuovo


Buon modellismo a tutti!!


Marco Vergani

[Gallery]

20.12.2008

Ora sto lavorando sul kit dell’Henschel 129 B-2 R/2 dell’Hasegawa, ovviamente in scala 1/48.



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