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La storia
Il Savoia-Marchetti S.M.79 Sparviero, pilastro della Regia Aeronautica durante la Seconda Guerra Mondiale, era un trimotore ad ala bassa multiruolo, inizialmente progettato come aereo da trasporto civile veloce.
Negli anni 1937-39 stabilì 26 record mondiali e fu, per un certo periodo, il più veloce medio bombardiere del mondo.
Costruito in legno, tela e metallo, si riconosceva per la tipica "gobba" dietro l'abitacolo che gli valse il nomignolo di "Gobbo Maledetto" (Damned Hunchback).
Questo soprannome gli venne dato dai piloti britannici della RAF, che avevano non poche difficoltà nell'attaccarlo di coda a causa dell'arma montata sulla gobba dorsale e rivolta all'indietro.
Fu impiegato per la prima volta nella guerra civile spagnola nelle file dell'Aviazione Legionaria italiana ma è
soprattutto nel suo impiego sui fronti della Seconda Guerra Mondiale che deriva la sua vasta popolarità.
Venne impiegato in tutto il teatro del Mediterraneo, prima come bombardiere e poi, con maggior efficacia, come aerosilurante.
In campo aeronavale fu l’aerosilurante delle battaglie del Mediterraneo, dove pur ottenendo indubbi successi con l’affondamento di numerosi navigli da carico inglesi, il costo di vite umane degli equipaggi di volo risultò elevatissimo.
L’S.M. 79 è stato un bombardiere molto importante durante la seconda guerra mondiale, ed uno dei pochissimi aerei italiani ad essere prodotto in quantità considerevoli.
La produzione iniziata nel 1936 continuò fino 1943, per un totale di 1.217 velivoli costruiti, restando in servizio, in Italia, fino al 1952.
Le versioni militari
La prima versione militare fu la S.79K, sigla della SIAI-Marchetti, corrispondente a S.79M (M per "militare") per la Regia Aeronautica.
Anche se il S.79K era dotato di stiva per le bombe posizionate verticalmente a causa del forzato adattamento dall'originario impiego da trasporto, nonché di attacchi per i siluri, venne commissionata alla fine del 1940 una speciale versione destinata esclusivamente al siluramento, con la sigla S.79S.
Delle versioni siluranti furono costruiti in tutto 1200 esemplari (che vanno dalla matricola MM.21051 alla MM.25395).
Un'altra versione per impieghi specifici a lungo raggio, come l'attacco a Gibilterra, viene denominata S.79GA (acronimo "Grande Autonomia"), dotata di serbatoio ausiliario in fusoliera e prodotto su licenza dalle O.M. Reggiane, che peraltro costruirono buona parte della versione "K" fino dal 1937.
Le ultime versioni militari furono l'S.79bis e l'S.79 III serie, realizzati nel 1942 e 1943, in gran parte negli stabilimenti dell’Aeronautica Umbra di Foligno ;il primo dotato di motori Alfa Romeo 128 RC.18 da 930 CV, mentre il secondo di motori Piaggio P.XI RC.40.
Il vano bombe venne eliminato e sostituito con un serbatoio supplementare che aumentò notevolmente l'autonomia.
Entrambe le versioni avevano scarichi schermati da parafiamma per l'impiego notturno.
La gondola ventrale del puntatore era stata eliminata con grandi vantaggi aerodinamici.
L'S.79 III poteva raggiungere i 475 km/h e portava due siluri, anche se con questa configurazione diventava abbastanza instabile.
Lo scacchiere dell'Egeo
Nel Dodecaneso, che allora era territorio italiano, era schierato un contingente della Regia Aeronautica basato sul Comando Aeronautica dell'Egeo; al 25 settembre 1940 risultavano schierati sull'aeroporto di Gadurrà (isola di Rodi) il 92º Gruppo BT (Bombardamento Terrestre), con la 200ª e 201ª Squadriglia e il 34º Gruppo BT, con la 67ª e 68ª Squadriglia.
Altre squadriglie si aggiunsero col tempo, ed alcune vennero dotate della versione silurante, sulla quale operarono assi come Carlo Faggioni, Carlo Emanuele Buscaglia, Giuseppe Cimicchi ed altri.
Queste furono la 279ª, trasferita da Catania a Gadurrà ad aprile 1941, la 205ª del 41º gruppo (i famosi Sorci Verdi), la 278ª, la 279ª Aerosiluranti e la 253ª squadriglia, 104º gruppo Aerosiluranti.
Queste unità effettuarono diverse sortite contro i convogli inglesi, affondando alcuni mercantili, ed in alcuni casi anche dei bombardamenti contro la costa della Palestina britannica, soprattutto contro le raffinerie di Haifa.
Dati Tecnici:
Costruttore: | Savoia Marchetti |
Impiego bellico: | bombardiere ed aerosilurante |
Equipaggio: | 5/6 persone |
Esemplari costruiti: | 1217 |
Lunghezza: | m. 15,60 |
Altezza: | m. 4,60 |
Apertura alare : | m. 21,20 |
Motore: | tre radiali Alfa Romeo 126 R.C. 34 da 780 CV ciascuno |
Velocità max: | 430 Km/h a 4.000 m |
Autonomina: | 1900/2300 Km |
Tangenza: | 6,500 mt |
Armamento difensivo: | 3 mitragliatrici Breda da 12,7 mm. 1 Lewis da 7,7 mm. |
Armamento offensivo: | bombe fino a 1250 Kg. oppure siluro da 450 mm. da 876 Kg. |
Costo velivolo al 1939 : | L. 719.000 ca. |
Inservienti caricano un siluro su di un S.79 della 278ª Squadrigli le postazioni del puntatore e del mitragliere 132° Gruppo Aerosiluranti
La gondola ventrale con le postazioni del puntatore e del mitragliere
Il kit
Nell’anniversario dei 150 anni dell’Unità d’Italia era doveroso la costruzione di un velivolo italiano, ma non un velivolo qualunque, bensì il famosissimo Savoia Marchetti S.M. 79 “Sparviero”, uno dei più famosi... se non il più famoso velivolo in forza alla Regia Aeronautica nella Seconda Guerra Mondiale.
Ho scelto il kit della Trumpeter art. 02817, una ditta cinese molto conosciuta anche in Italia.
Navigando e curiosando nel web ho potuto apprendere che anche la Classic Airframes ha nel suo catalogo l’S.M. 79, tra l’altro anche con recensioni molto positive (forse superiore al kit Trumpeter) ma, per motivi di reperibilità del kit stesso, la scelta è caduta sulla marca cinese.
Un modello molto interessante anche se molto povero di dettagli interni e, pertanto, ho dovuto ricorrere (per fortuna esistono) alle solite fotoincisioni della Eduard... acquistando:
Le fotoincisioni della Eduard hanno salvato non poco la situazione per quanto riguarda gli interni ma... anche degli esterni.
Con dei tondini in polistirene della Evergreen da 0,75 mm. ho riprodotto, foto alla mano, parte della struttura tubolare all’interno della carlinga del S.M. 79, soprattutto nella zona centrale dove ci sono le aperture laterali per le mitragliatrici e il portellone di accesso.
Certamente si poteva fare molto di più, ed i patiti del superdettaglio forse “gridano vendetta”... ma ognuno conosce i propri limiti e pertanto sa dove può arrivare...
In tutta franchezza e sincerità sono abbastanza soddisfatto di quello che sono riuscito a realizzare, anche perché non ho nessuna ambizione di partecipare con i miei modelli a concorsi e gare!!
Come al solito si parte dall’abitacolo, usando le parti del kit e le molteplici fotoincisioni della Eduard.
Quest’ultime non riguardano strettamente l’abitacolo, ma anche tutta la struttura tubolare subito dietro di esso e parte della zona interna del velivolo, soprattutto quella vicino al portellone di entrata e della gondola inferiore.
L’interno dell’abitacolo e della fusoliera del velivolo, è stato dipinto in verde anticorrosione, colore usato sugli aerei italiani per dipingere tutti gli interni, usando il colore acrilico Lifecolor UA116 (FS 34558).
Per dare poi profondità e risalto agli interni ho eseguito un lavaggio con del marrone opaco molto diluito, dando altresì un aspetto vissuto, evidenziando anche, con dell’alluminio, le parti più sporgenti con la tecnica del Dry Brush (pennello asciutto).
Tutte le parti foto incise della Eduard che formavano il cruscotto ed i pannelli laterali contenenti tutte le strumentazioni varie sono stati poi “ripassati” con del nero opaco fluido, eseguendo poi dei “lavaggi” in modo da far risaltare le strumentazioni stesse con la tecnica del Dry Brush (pennello asciutto).
Le parti del kit si congiungevano abbastanza bene.
Dove è stato usato lo stucco e la carta vetrata finissima, le linee delle pannellature perse sono state re-incise.
La costruzione del velivolo è avvenuta nel modo seguente:
Il camouflage
Il camouflage del Savoia Marchetti 79 è uno dei più elaborati che ho dovuto riprodurre in questi anni di modellismo !!
Per riprodurlo nel modo di corretto possibile ho fatto alcune ricerche sul web, trovando un sito (www.stormomagazine.com ) che illustrava molto bene i colori originali usati dalla R.A., il riferimento con i colori in commercio delle marche più conosciute, nonché il tipo di schema mimetico da riprodurre in funzione al modello del velivolo e della zona operativa.
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i colori della mimetica: giallo mimetico 1-2-3-4 verde mimetico 2-3 marrone mimetico 2-3 grigio azzurro chiaro (grigio mimetico) lo schema da riprodurre: macchie rade in verde e marrone mimetico su fondo giallo mimetico |
Pertanto, in base a quanto sopra riportato, i colori scelti sono stati i seguenti:
Tutti i colori sono stati dati a pennello.
Per quanto riguarda le macchie rade in verde e marrone mimetico ho usato i due colori molto diluiti ed infine, a colori abbastanza asciutti ma non troppo, con una pezza leggermente imbevuta di diluente ho sfumato i contorni di tutte le macchie creando l’effetto come le stesse fossero state date a spruzzo... o almeno questa era la mia intenzione!
Per quanto riguarda il marking del modello, ho usato le decals della Sky Models, riproducendo un velivolo aerosilurante della 281ª squadriglia Autonoma Aerosiluranti con base a Gadurrà, isola di Rodi, nel 1941.
Di conseguenza la zona frontale dell'aereo presenta la tipica colorazione chiara che ha contraddistinto alcuni reparti di aerosiluranti operanti nell’Egeo, ed applicata per la prima volta in via sperimentale proprio da alcuni di essi.
Per quanto riguarda invece la fascia bianca sulla fusoliera, per riprodurla ho usato lo spray Tamiya AS20 “Insignia White”.
Al termine ho voluto dare al modello un aspetto vissuto, dovuto all’usura (tenendo conto anche della zona climatica dove operava il velivolo ) al fumo dei gas di scarico, alle manutenzioni varie,... perché no anche della polvere, mettendo in evidenza altresì le linee delle pannellature, per poi sigillare il tutto con spray opaco trasparente per decals.
Figurini e veicolo
Il kit è della Tamiya, e si tratta dell’autoblinda italiana AB 41 art. 89778, in scala 1/48.
L’autoblinda, costruita dall’Ansaldo SpA, aveva quattro ruote motrici e poteva essere guidata in entrambe le direzioni usando il suo doppio sistema di sterzo.
Essa era assegnata ai reparti della cavalleria corazzata e alle divisioni di ricognizione, ed ha operato su diversi fronti di guerra, specialmente in Nord Africa, Italia, Balcani ed anche su quello russo.
Non sono altrettanto sicuro che tale veicolo era presente sull’isola di Rodi, ma... mi piaceva l’abbinamento del velivolo con un mezzo italiano... gli storici non me ne vogliano!
Il modello è stato dipinto in giallo sabbia chiaro, usando il colore acrilico della Lifecolor UA107 (Italian sand), subendo poi dei lavaggi in una tonalità di sabbia più scuro, in modo da accentuare tutte le linee delle pannellature.
L’usura del veicolo è stata riprodotta, usando la tecnica del Dry Brush (pennello asciutto), con il colore alluminio per evidenziare la perdita di colore originale sulle parti più sporgenti.
Infine è stato leggermente spruzzato con lo spray Tamiya AS15 per riprodurre la polvere depositata sul veicolo stesso.
Per quanto riguarda i figurini, ovviamente anche questi in scala 1/48, sono di due marche diverse:
I figurini degli inservienti sono stati dipinti in colore Khaki, molto sbiadito, con smalti della Humbrol.
Per quanto riguarda invece i piloti, sono stati dipinti seguendo le indicazioni riportate sulla scatola della confezione, sempre con smalti della Humbrol.
Tutti i figurini sono stati poi schiariti ed ombreggiati con successive passate di colori chiari e scuri con tonalità simili al colore di base, al fine di dare profondità agli stessi.
Ambientazione
Per la basetta ho adoperato la solita cornice di legno, cm. 30x40, senza lastra di vetro.
Volendo ricreare la pista di atterraggio e di decollo dei velivoli leggermente più in basso rispetto al piano di campagna, ho incollato su una piccola parte del ripiano, una lastra di polistirolo di un centimetro ca. di spessore.
Infine l’intera superficie è stata ricoperta prima con pezzi di carta da giornale e colla vinilica e, sopra la colla ancora fresca, ho sparso della sabbia setacciata e dei piccoli sassolini.
Una volta ben asciutto ho tolto la parte eccedente della sabbia, per poi spruzzarla con dello spray Tamiya AS15, che bene imita il suolo secco e polveroso di un’isola mediterranea quale Rodi.
Ho sparso infine dell’erbetta usata nel modellismo ferroviario, a macchie molto rade, “sigillando” poi il tutto con una bella spruzzata di trasparente opaco comprato in ferramenta.
Il diorama è stato “arricchito” con bidoni di carburante, casse di legno della Minimali e... per finire... con dei piccoli ciuffi di alghe essiccate, che imitano abbastanza bene la bassa e stentata vegetazione di un’isola mediterranea.
Lo sfondo fotografico riproduce proprio la zona dell’aeroporto di Gadurrà, chiaramente ai giorni nostri.
Marking
Il velivolo rappresentato nel diorama, è un Savoia Marchetti S.M. 79 “Sparviero” - M.M. 23838 - appartenuto al maggiore Carlo Emanuele Buscaglia (*), comandante della 281ª Squadriglia Autonoma Aerosiluranti – Gadurrà, isola di Rodi, nel 1941.
(*) Carlo Emanuele Buscaglia (Novara, 22 settembre 1915 – Napoli, 24 agosto 1944).
Maggiore della Regia Aeronautica, tra i più famosi eroi della seconda guerra mondiale, venne decorato con la medaglia d'oro al valore militare.
Si distinse nella specialità degli aerosiluranti riuscendo ad affondare circa 100.000 tonnellate di naviglio nemico.
S.M. 79 della 281ª Squadriglia Autonoma Aerosiluranti del maggiore Carlo Emanuele Buscaglia
– Gadurrà (Rodi) – 1941
La zona frontale dell'aereo presenta la tipica colorazione chiara che ha contraddistinto alcuni reparti di aerosiluranti operanti nell’Egeo.
L’aeroporto di Gadurrà
Codificato come aeroporto 806, Gadurrà aveva pochissimi edifici od hangar, gli equipaggi ed il personale infatti, alloggiavano in tende o baraccamenti di fortuna, di cui oggi non rimane traccia.
L'importanza strategica di questo aeroporto, ma sarebbe più appropriato chiamarla semplicemente pista, era dovuta alla sua collocazione geografica in riva al mare di fronte all’isola di Creta ed alle coste del Libano.
Gadurrà fu l'aeroporto più importante degli aerosiluranti italiani, da qui decollarono piloti come Buscaglia e Faggioni a caccia dei convogli inglesi.
Un’immagine di alcuni avieri che occultano un siluro in un ricovero di cemento armato.
I siluri venivano protetti nei ricoveri in quanto molto costosi.
Ecco come appare invece oggi un ricovero siluri.
Le fotografie, il profilo ed i cenni storici sono stati recuperati da vari siti web.
Un grazie a queste fonti!
Buon modellismo a tutti !!
Marco Vergani [Gallery] 06.11.2011 |
Il mio prossimo lavoro sarà l’Heinkel He. 177A-5 della MPM in scala 1/48 (!!)... una sfida molto interessante... !!