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Premessa.
Secondo lavoro nato da una collaborazione con Italo Feregotto che ha dipinto i figurini e collaborato alla colorazione della vegetazione.
Dalle steppe della Russia alla giungla del Viet Nam, abbandonando la scala 1/72 per la sorella maggiore: 1/35, ecco il mio ultimo diorama aero-terricolo-lacustre.
Anche questa volta scena di fantasia, creata tenendo conto più degli aspetti di spettacolarità (spero), che non del realismo assoluto.
La storia: nulla di eccessivamente complicato, la pattuglia ritrova il relitto di uno Huey disperso e comunica la posizione ai comandi superiori, che fine hanno fatto i due membri dell’equipaggio sopravvissuti, stando ai caschi abbandonati?
Anche questo mio lavoro è stato molto discusso, gli aspetti più controversi riguardano la scheletrificazione del pilota e la posizione dell'elicottero.
Stranamente, questa volta, dopo aver fatto la mia pensata iniziale, non ho deviato eccessivamente dal progetto iniziale realizzando più o meno ciò che era previsto.
Come al solito la realizzazione del diorama e del mezzo, e dei figurini, sono procedute i parallelo, ma per chiarezza verranno descritte separatamente.
Materiali usati.
UH-1C Huey
Penso uno dei soggetti più impegnativi da me realizzati a livello di modifiche e autocostruzioni effettuate.
Inizialmente non prevedevo modifiche di tale entità, ma foto di modelli e mezzi reali trovate in rete, mi hanno portato a sventrare pesantemente il frullatore.
Il fatto poi di doverlo far stare su una basetta in scala vetrina, mi ha imposto di tranciare il trave di coda e le pale dell’elica.
La costruzione è cominciata a Maggio 2012, ovviamente partendo dagli interni; del tutto insoddisfacente la panca posteriore del kit, che è stata ricostruita in tubi di rame incollati con la ciano, carta dei fazzolettini, e materiali di recupero vari.
Avrei dovuto ricostruire anche il seggiolino del mitragliere, ma la pigrizia ha prevalso.
Belli i set Eduard per la console di pilotaggio, la pedaliera, i seggiolini e le cinture, realizzate in innumerevoli pezzi come le vere, per fortuna non hanno incluso ago e filo per cucirle!
È stata piuttosto impegnativa la deformazione degli scatolati fotoincisi che costituiscono i montanti tra le porte anteriori e quelle posteriori, per dare un aspetto schiacciato alla cellula, come spesso si vede nelle foto di Huey che hanno ruzzolato, ma che purtroppo non sono riuscito a rendere sufficientemente evidente.
Tutti gli interni sono stati colorati a pennello con Vallejo acrilici, tranne le pannellature del pavimento e il pannello strumenti, aerografati con i Tamyia.
In questa fase mi è balenata l’idea di mettere il cadavere del pilota, realizzato parendo da quello del kit, lavorato con una fresa a testa tonda.
Oltre al teschio ho fresato anche il corpo e le gambe, per dare un aspetto dimagrito al corpo, ma, mentre sono molto contento del viso, non mi soddisfano molto il resto, ancora troppo in carne, forse avrei dovuto lasciare la scultura a Italo.
Ho anche provato realizzare i Ray-Ban del pilota, ma erano talmente piccoli che non si capiva neanche cosa fossero esattamente, deturpando il viso scheletrico, per cui li ho eliminati.
Questa parte del progetto ha suscitato notevoli preoccupazioni in famiglia: quando mia moglie ha visto il mio posto di lavoro tappezzato di foto in formato gigante di teschi umani, mi ha suggerito una visita dallo psicologo, per capire di che genere di turbe soffrissi, mentre Carolin e Cristian, i miei due figli hanno dimostrato grande interesse per le foto!!!
Prima di chiudere le semifusoliere, ho aperto i vani avionica anteriore e il vano inverter sul fianco sinistro.
L'autocostruzione dei dettagli interni dei due vani, non è stata di per se difficile, ma abbastanza dispendiosa in termini di tempo. Anche qui Vallejo e pennello.
Il troncone di coda è stato lavorato in questa fase, assottigliandolo a mezzo di fresa cilindrica.
Quando la plastica diventa sottile tende a rompersi, riproducendo in maniera realistica le lamiere divelte.
Alcune sedi di rivetti sono state forate con la punta di un’ago.
La paratia interna è in lamierino di rame, correntini e longheroni i plasticard.
Poiché rimarranno poco visibili a diorama ultimato forma e dimensioni sono abbastanza approssimative.
I leverismi di comando degli elevatori, e del passo rotore di coda, non visibili in foto perché aggiunti in seguito, sono stati riprodotti in plasticard e fotoincisioni di recupero.
Con cutter a lama curva ho cercato di ricreare le pieghe delle lamiere del rivestimento nell'area sotto il motore e la trasmissione, conseguenza della deformazione della fusoliera.
Diciamo che sono stato fortunato e un amico mi ha procurato ei documenti piuttosto dettagliati per cui la costruzione del motore, castello e impianti compresi, che sono stati dettagliati con il 100% delle tubazioni e l’80% dei cablaggi esistenti sul vero, anche se devo ammettere che in questo caso ho proceduto a vista rispettando grosso modo le proporzioni, più che le reali dimensioni dei singoli pezzi.
Su motore, castello, impianti vari e trasmissione ci ho perso l’intera estate. Per la sola turbina, quando ho raggiunto i 200 pezzi, ho smesso di contare. Sono stati usati quasi esclusivamente materiali di recupero, aghi per il castello motore, fili di rame, stagno e ottone per tubi e cablaggi, frames di vecchie fotoincisioni e gli immancabili profilati di plasticard Evergreen e Plaststuct (spero si scriva cosi) esagonali.
L'antiscivolo del vano motore è stato colorato con una mano di alluminio Tamyia e poi NATO Black, spruzzato attraverso una fine tulle da bomboniera, tutto il resto con acrilici Vallejo su un fondo metallizzato Tamyia o Model Master, ora non ricordo.
I particolari sono stati profilati con un nero acrilico Vallejo molto diluito.
Le paratie in acciaio Model Master.
Non è stato semplice costruire la trasmissione, paratia con filtro e motore in 3 assiemi separati, da assemblare facilmente una volta colorati separatamente, in particolare la turbina presentava innumerevoli tubi e cablaggi che si infilavano nella fusoliera, per cui diverse prove a secco sono state ripetute, fino a raggiungere una configurazione che permettesse l'incollaggio della turbina sul castello e il seguente collegamento di tubi e cablaggi, quasi come avviene nella realtà.
Ho voluto aprire molte delle carenature che coprono l’albero di trasmissione del rotore di coda, arrivando a ricostruire oltre all'albero stesso, la scatola della trasmissione a 90° in cima alla deriva, con relative nervature di rinforzo, carterino olio.
Un po’ di colpi qua e la, ispirati ad un paio di foto reperite in rete, hanno concluso la costruzione della coda.
Per dare un’aspetto schiacciato alla fusoliera e bombare le lamiere, gran parte delle rivettature in rilievo, sono state asportate, è seguita la decisione drastica, di ricostruirle utilizzando i rivetti della Archer Fine Transfer.
La misura più piccola, con diverse spaziature.
Terminato il lavoro pareva che l’intero elicottero, o meglio, i sui resti, fossero stati contagiati da una strana malattia tropicale!
Per la posa ho prima dato, sulla nuda plastica, una- due mani di cera Glanzer, un prodotto tedesco che dicono essere molto simile alla Future, tranne per il fatto che non può essere data sui trasparenti.
Ho posato le striscioline di rivetti come delle normali decals aiutandomi con un pennellino imbevuto nel Micro-sol.
Dopo una decina di minuti ho dato una seconda leggera mano di Micro-sol e mezzoretta dopo ho ripassato le cera per fissare meglio il tutto.
Un lavoro non difficile, ma lungo e tedioso.
Un altro lavoro di autocostruzione ha riguardato le canne e altri dettagli delle minigun di destra, che ha subito l amputazione delle canne originali, sostituite da particolari autocostruiti con lamiere e tubi di rame, e aghi di siringhe.
Le flangette circolari sono state forate in accoppiamento e rese tonde a lima.
Quella di sinistra, molto meno visibile e parzialmente sommersa, ha subito modifiche decisamente meno estese.
Anche le razziere sono state modificate, svuotando i tubi lancio con fresa e minitrapano, tranne uno, vittima di miss fire (mica fuziona sempre tutto alla perfezione) e aggiungendo il cablaggio del comando elettrico di sparo dei razzi da 70 mm.
A causa del posizionamento della fusoliera e dei figurini, il rotore, se lasciato intero, avrebbe tagliato la scena in maniera fastidiosa, ispirandomi quindi alle innumerevoli foto di elicotteri danneggiati, ho deciso di tranciare le pale.
Sono state fresate all'interno, lasciando un sottile strato di plastica a simulare la lamiera del rivestimento divelta.
Il riempimento a nido d'ape è stato riprodotto con dell’isolante per edilizia, rivestito in tulle incollata con la colla vinilica e colorato a pennello, dry brush alluminio Humbrol su base nera Vallejo.
Inizialmente avevo assemblato il rotore da scatola, ma aveva un aspetto spoglio e troppo “ordinato”.
Ho deciso quindi di sezionarlo con una minisega circolare, separando il supporto delle pale dalla piastra centrale per dargli una certa incidenza.
Molti dei leverismi erano mancanti, sono quindi stati autocostruiti in plasticard e in sprue tirato a caldo.
Notare le aste dei bilancieri rotte, di una delicatezza unica.
Dopo a verle reincollate almeno 15 volte, le ho sostituite con aghi.
Molto robusti, non hanno mai più ceduto, neanche quando infilzati profondamente nella carne viva.
Quando dico che questo modello mi è costato lacrime e sangue, anche se solo qualche goccia, lo intendo veramente.
Le portiere dei piloti, sono state anch'esse pesantemente modificate, originariamente erano costituite da un unico foglio sagomato e prive di dettagli interni.
Ho ricostruito lo scatolato con sottili fogli in plarticard, i frame attorno ai finestrini sono stati inspessiti con profilati rettangolari sempre in plasticard, la parte trasparente è stata sezionata in due parti, come il vero, sono stati applicati rivetti Archer, fotoincisioni Eduard per pannelli interni e cerniere.
Piuttosto laborioso mascherare un soggetto che presenta tutte queste aperture, anche perché il distacco dei rivetti è sempre una possibilità.
Sono stato fortunato, ne sono saltati solo tre, prontamente rimpiazzati e ritoccati ad aerografo.
Comunque sono partito dalla bocca di squalo, realizzata con Tamyia acrilici, che reputo i migliori per questo genere di lavori.
Per il verde, dopo un'accurato studio di foto di relitti e “gate guardian” non sono riuscito a riprodurre un credibile colore sbiadito, per cui mi sono messo davanti al modello, ho dato una prima mano di un verde Giapponese e con tutti i verdi più strani che avevo a disposizione ho cominciato a spruzzare, a ruota libera, incredibili intrugli fatti mescolando i colori direttamente nel barattolino dell'aerografo, cercando di creare luci e ombre sulle pieghe delle lamiere, sulle superfici curve e sulle parti più in ombra.
Non chiedetemi quindi di farne un’altro dello stesso colore, non ci riuscirò mai!!!
Su un verde così scuro ho preferito evitare di fare troppe scrostature in alluminio, preferendo far trasparire il Primer Zinco Cromo, che non è un integratore alimentare della Nutrilite, ma un primer anticorrosivo di colore giallo-verdastro.
Sul troncone di coda, tutti I simboli e le bande sono dipinte, inclusi I numeri, dipindi con mascherine autocostruite partendo dalle decal.
Da notare come la prima mano di verde abbia appiattito il dettaglio, il bianco poi, riflettendo la luce fa sparire tutto, ma non preoccupatevi, qualche scuritura col verde di base ad aerografo, qualche ritocco a pennello sui rivetti, faranno magicamente ricomparire tutto il dettaglio apparentemente dileguatosi.
Un Discorso a parte merita la Morte falciatrice dipinta su entrambi i portelli dei vani inverter.
Sul soggetto vero erano dipinte a probabilmente a mano, da un’artista improvvisato, neanche uguali su entrambi i lati, per cui le mia incapacità pittorica a pennello, ha contribuito ad aumentare il realismo.
Fortunatamente per me Bill Horan non era un membro dell’equipaggio del Grim Reaper!!!!!
Nella prossima puntata realizzazione del diorama e dei figurini.
Buon modellismo a tutti,