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Filovia del Canavese, 1908 - Daniele A. Manfredi




La storia:
Tutto iniziò con un giovane e i suoi genitori che, credendo nelle sue capacità, lo fecero studiare da geometra. Con qualche risparmio in tasca, il ragazzo si recò in Svizzera, dove ebbe l’opportunità di vedere i tram elettrici, già in funzione nelle grandi città alla fine dell’Ottocento.
Ritornato in Italia viene a sapere tramite un amico, che in Liguria nella zona di La Spezia un piccolo mezzo di trasporto elettrico su strada faceva il servizio passeggeri, erano alle prime sperimentazioni.
Incuriosito, si recò sul posto e salito su di esso e visto le sue potenzialità, capii che poteva anche essere una realtà dove abitava a Cuorgnè nel Canavese.

Appassionato dal progetto e forte delle sue competenze da geometra, iniziò a lavorare su un piano ambizioso: creare un sistema di trasporto pubblico su strade provinciali sterrate, che permettesse sia il trasporto di persone sia di merci per le aziende lungo il percorso. Il tutto sarebbe stato alimentato, come forza motrice, da energia elettrica, una tecnologia ancora agli albori. Furono pertanto utilizzate le piccole centrali elettriche, le cui turbine, necessarie per generare energia utilizzavano i salti d'acqua dei torrenti della zona.

Dopo diverse riunioni con sostenitori e finanziatori, tenutesi in una saletta di un bar storico a Cuorgnè, il progetto prese forma. Il 30 marzo 1908 fu inaugurata la Filovia, con una linea elettrica da 550 volt, sostenuta da pali lungo un percorso di quasi 25 chilometri.



La linea partiva proprio da Cuorgnè, cittadina nota anche per essere stata, prima di Torino, dimora temporanea dello scrittore Emilio Salgari, autore di celebri romanzi d’avventura come La Tigre della Malesia e Il Corsaro Nero, autore che è stato sempre in Italia, ma con una fantasia illimitata leggendo molte enciclopedie e guardando le foto dei viaggiatori.

Dal centro del paese, la strada scendeva verso il ponte che attraversava il torrente Orco (dove da foto sul posto e misure in loco, ho realizzato il diorama), per poi raggiungere la frazione di Pedaggio, così chiamata perché in passato vi si pagava la Gabella, la tassa per attraversare il torrente. Proseguendo, il percorso conduceva a Castellamonte, celebre per le sue stufe in maiolica e ceramica esportate in tutto il mondo, e poi al comune di Bairo, noto negli anni ’70 per il famoso Amaro Don Bairo, pubblicizzato in televisione durante Carosello, prima prodotto dai frati e poi da un noto imprenditore ancora oggi famoso in zona che ne fece un azienda.

Da Bairo, la strada attraversava altre frazioni e comuni, fino a raggiungere Ivrea, città resa celebre dall’imprenditore Camillo Olivetti, fondatore della storica azienda Olivetti, famosa per le macchine da scrivere e, successivamente, con il figlio Adriano e suoi collaboratori, per i primi computer italiani come l’M20, l’M24 e l’M28 che dagli anni 80 utilizzava il MS-DOS sistema operativo, chi ha ora più di 60 anni lo ricorderà di certo.
Ivrea è inoltre nota per il suo storico Carnevale, con la famosa Battaglia delle Arance.

Il servizio della Filovia proseguì fino al 1935, quando fu sostituito dagli autobus della Fiat, più veloci, comodi e versatili. 
La linea, lunga circa 25 chilometri, richiedeva 1 ora e 45 minuti per il viaggio di andata o ritorno, con una velocità media tra i 12 e i 15 km/h.

Un dettaglio interessante è che la guida dei mezzi era “all’inglese”, ovvero a sinistra. Quando due veicoli si incrociavano lungo la strada, il conducente utilizzava una pertica isolata per sganciare il trolley dalla linea aerea, lasciava passare il mezzo opposto, quindi riagganciava il trolley per riprendere il viaggio. I filobus potevano trasportare fino a 14 passeggeri, principalmente giovani donne o ragazzi che si recavano a lavoro nelle manifatture o ai mercati dei paesi vicini.




La storia del modello:
Da due libri comprati e grazie a dati e alcune foto d'epoca visibili in questo articolo, ho realizzato in autocostruzione con plastica stirene Evergreen, gomma siliconica, resina bi-componente per realizzare doppioni, e tutti i pezzi per realizzare la filovia e il suo diorama di insieme.




La filovia è composta da 456 pezzi.


























La macchina fotografica a soffietto tripiede, lastre e cassa sono composti da 82 pezzi.




















Il carro agricolo chiamato in piemontese Cartun costruito con 102 pezzi.
















Il ponte, torrente e strada sterrata sono stati realizzati con 250 pezzi.




















Linea aerea, pali elettrici e telegrafo: n.50 pezzi.










Due buoi e 6 figurini modificati per l'epoca.






Il diorama in scala 1:87 misura cm.24 x cm.16.




Tempo di ricerca, progetto e lavorazione 1 anno e 6 mesi.





Daniele A. Manfredi

a.daniele.manfredi@gmail.com

[Gallery]

07.01.2025


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Commento di Daniele Manfredi [07/01/2025]:

Ciao Giacomo, grazie.


Commento di Ezio Bottasini [09/01/2025]:

ciao Daniele, ottima ambientazione ed autocostruzioni spettacolari.
Fantastico.
Al prossimo

Ezio


Commento di PIETRO [09/01/2025]:

Bravissimo Daniele.
un altro bel Tassello di Storia e... Turismo!
Complimenti
Pietro


Commento di Daniele [09/01/2025]:

Grazie, a tutti per complimenti e ormai vedo che il mio campo nel modellismo statico, negli ultimi anni, e modificare un modello migliorando nell'insieme, o auto costruire da ricerche storiche con tutte le difficoltà nel trovare qualcosa, uno o più modelli.
E qui se si arriva alla fine, che soddisfazione.


Commento di Giovanni Olivero [13/01/2025]:

Ciao Daniele, questo è un grandissimo lavoro di autocostruzione con pezzi veramente molto piccoli e poi hai fatto rivivere la storia, passata, menzionando imprenditori di altri tempi, non come i nostri... non vorrei divagare.
Complimenti un super lavoro
Gianni




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