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La G-5, il cui progetto fu sviluppato dal noto ingegnere aeronautico Andrei Tupolev, era una motosilurante costiera della Marina sovietica in servizio nel secondo conflitto mondiale, dall’aspetto così inconsueto da renderla più simile ad un piccolo sommergibile che a una unità veloce di superficie.
Foto d’epoca
Lo scafo, lungo 18 m e largo 3,5 m, reso filante dai fianchi fortemente arrotondati e dalla carena planante (in russo glisserny da cui "G"), era costruito in duralluminio e poteva raggiungere la velocità di 45 nodi a pieno carico, circa 16 t nelle ultime serie prodotte, spinto da due motori a scoppio da 1000 cavalli ciascuno.
Tuttavia, questo rendimento propulsivo si sviluppava solo in acque calme e calava drasticamente in presenza di mare mosso, limitando così la sua operatività.
Foto d’epoca
L’equipaggio era composto da sei uomini, mentre l’armamento era costituito da due mitragliere pesanti antiaeree DShK 1938 da 12,7 mm e da due lanciasiluri per armi da 533 mm: questi ultimi, posizionati a poppa su appositi scivoli, venivano lanciati all’indietro e una volta in acqua invertivano il senso del moto delle eliche per poi avanzare velocemente sulla rotta del bersaglio, mentre l’imbarcazione stessa accostava.
Foto d’epoca
La modalità di attacco era simile a quella del nostro motoscafo veloce silurante M.T.S.M.A. (Motoscafo Turismo Silurante Modificato Allargato), precedentemente illustrato in questo sito; infatti il siluro in dotazione, più corto del normale e posto al suo interno, veniva espulso all’indietro dallo sportello di poppa, entrando in acqua prima con le eliche già in moto per poi dirigersi velocemente verso l’obiettivo.
La G-5 tra il 1934 e il 1945, in 11 successive serie, fu costruita in circa 300 esemplari che operarono in tutti gli scenari ove fu presente la Flotta Rossa.
Nel corso del conflitto subì alte perdite, con l’affondamento di 84 unità: 36 dalla flotta del Mar Baltico e 48 dalla flotta del Mar Nero.
Il modello scala 1:35
Anche questo è un modello che mi ha particolarmente incuriosito per la sua originalità e quindi non ho esitato a procurami il kit prodotto dalla cinese MERIT International.
Da circa un anno sul mercato italiano è un soggetto poco conosciuto rispetto ai più noti MAS, Vosper, PT-109, Elco e Schnellboot della Italeri, prodotti nella stessa scala.
E’ veramente un ottimo kit, relativamente semplice come concezione, composto da sei stampate più scafo, carena e plancia realizzati indipendentemente, il tutto in plastica grigio chiaro di buona qualità; inoltre, sono presenti una piccola stampata per le parti trasparenti, un foglietto di fotoincisioni, le relative decals e le istruzioni chiare, corredate da una tavola a colori per la colorazione del modello.
Una volta assemblato, ho aggiunto alcune migliorie, dedotte come mia consuetudine da alcune foto d’epoca ricercate nel web:
Ho eseguito la verniciatura con il solo utilizzo del pennello, usando acrilici Tamiya, dando poi lavaggio e usura: ho trattato il lungo tubo di scappamento dei gas di scarico lungo il ponte con le diverse tonalità della serie "SDW rust" e ho sporcato i due siluri con "unto & grasso", entrambi prodotti della True-Earth.
Infatti, nella realtà operativa di allora, era indispensabile spalmare con grasso il corpo dei siluri, per avere così maggiore scorrevolezza nella fase di lancio e anche per preservarli dalla corrosione.
Terminato il modello della motosilurante che misura 55 cm e non convinto di lasciarlo così a sé stante, ho sviluppato via via l’idea di realizzare un piccolo diorama e di ambientarlo nella stagione invernale in uno spaccato della base navale della flotta nel Mar Baltico, dove il battello è ormeggiato a una banchina in attesa di essere rifornito del combustibile da un’autocisterna, prima di prendere il mare.
Il diorama
Ho progettato la banchina a tutta altezza, cioè dal fondale marino alla parte emersa, e per non "appesantirla" visivamente, ho preferito realizzarla con due strutture affiancate di materiali diversi.
La prima più estesa è formata da lastre di polistirene estruso opportunamente sagomate e sovrapposte tra di loro, sulla sommità della quale ho pazientemente posato a correre la relativa pavimentazione formata da blocchetti rettangolari di color grigio prodotti dalla Plus Model, inserendo anche una caditoia e il cordolo perimetrale, tra l’altro sporgente con risvolto verticale, usando elementi di maggior dimensione reperiti in un colorificio.
Ho eseguito poi la verniciatura sempre con acrilici Tamiya, sperimentando anche il Pannel Line color black lungo le linee di fuga tra i blocchetti della pavimentazione, con ottimi risultati.
Ho steso quindi dello stucco bianco extrafine sui paramenti verticali del sottostante blocco di polistirene, aggiungendo in modo non omogeneo un po’ di polvere di intonachino e della sabbia marina mischiati a frammenti vegetali.
Successivamente ho testurizzato il tutto con un pennello dalle setole grezze, verniciando poi le pareti con un mix di colori dati con pennello tondo e con un piccolo tampone di spugna naturale.
La seconda struttura invece è formata da un tratto di pontile in legno che ho costruito con listelli piatti fissati su una intelaiatura di travi posta tra l’altro su due livelli, il tutto poi verniciato con impregnante all’acqua Syntilor.
Il pontile stesso si regge su cinque pali ricavati da spezzoni di rami secchi che, per l’aspetto della loro corteccia rugosa e invecchiata naturalmente, si inseriscono ottimamente in questo contesto portuale.
A lato ho fissato un palo ricavato da un tondino in legno, trattato anch’esso con l’impregnante e protetto alla sommità da una coppella metallica, che sostiene una lampada da ferromodellismo che ho modificato e adattato, un salvagente anulare della francese U-Models e un pneumatico quale parabordo.
Per realizzare il fondo marino ho steso sopra una lastra in metacrilato da 62x27 cm del DAS "Terracotta", modellandolo opportunamente, sul quale successivamente ho spalmato della pasta acrilica, mescolando e testurizzando i due prodotti "Terra Russia Scura" e "Terra Fango Chiaro" dell’Abbiati Wargames, per dare così un effetto fangoso/sabbioso.
Ho aggiunto anche un leggero mix naturale di provenienza marina, vari detriti/rottami/rocce e per dare l’effetto bagnato ho completato il tutto dando più mani di liquido Toffano, unitamente alle pareti e ai pali "immersi" della banchina.
Per realizzare la superficie del mare ho usato una lastra in metacrilato "effetto acqua" della Essebiemme, della stessa dimensione di quella del fondale e spessa 5 mm, così da poter evidenziare la linea di galleggiamento dello scafo e visionarne la parte sottostante con il gruppo eliche/timoni.
Ho forato in successione una parte centrale della lastra stessa per poter poi asportare il tassello riferito all’ingombro dello scafo, quindi ho eseguito la verniciatura dal di sotto per creare, con un mix di acrilici color verde e blu, le diverse tonalità del mare.
Per sostenerla, l’ho inserita dal lato più lungo tra la sommità del blocco di polistirene e il soprastante pannello rivestito dalla pavimentazione, mentre agli angoli del lato opposto ho posizionato due tondini in metacrilato del diametro di 10 mm.
Dopo aver adagiato la motosilurante nel suo vano, nel corretto galleggiamento, ho sigillato con del silicone trasparente l’intero perimetro dello scafo, per poi stendere a pennello sulla superficie della lastra:
Dopodiché mi sono dedicato ad arredare la banchina.
Prima di tutto ho ormeggiato la G-5 alle due bitte a terra usando quattro cime, due delle quali più grosse di spessore incrociandole in tensione alle gallocce poste sul fianco verso prua e verso poppa nel metodo cosiddetto all’inglese (springs), al fine di ammortizzare lo scafo spinto dal moto ondoso o dal vento contro i due pneumatici parabordi.
Quest’ultimi li ho tagliati nella misura dello spessore della lastra per simulare la loro parziale immersione e la porzione inferiore tagliata è stata poi incollata in corrispondenza sotto la lastra stessa.
Una passerella d’accesso, recuperata dal mio archivio, la collega alla banchina dove sotto la zona d’appoggio ho posizionato un pezzo di ruvida iuta che, come in generale si usava nella realtà, serviva a frenare l’eventuale scorrimento laterale dovuto all’incontrollato movimento dell’imbarcazione.
Sul pontile in legno ho posizionato un gruppo formato da bidoni e casse coperti da un telone (sul quale ho appoggiato un imbuto…) in resina bianca della francese MK35, alcuni parabordi in cotone a forma cilindrica lavorati sempre a uncinetto della canadese Thachweave Products, una piccola bitta con catena, un carrellino di trasporto con relativo bidone e alcune taniche/contenitori, il tutto provenienti dal mio archivio.
L’autocisterna
Il BZ-38 mod.1939 era l’autocisterna multiuso dell’Armata Rossa, nel senso che fu usata per rifornire di carburante tutti i mezzi militari terrestri ed aerei nonché piccoli battelli, operando a supporto su ogni fronte.
Il telaio era lo stesso del camion GAZ-AAA (
Gor'kovskij Avtomobil'nyj Zavod, in italiano Fabbrica Automobili di Gor'kij) ma al posto del cassone di carico era installato un serbatoio di 1350 litri di combustibile.
Foto d’epoca
Il kit è dell’ucraina MINIART che mi ha piacevolmente sorpreso sia per l’ottima qualità dello stampaggio in plastica grigia che per i numerosi componenti molto particolareggiati e precisi.
Il livello del dettaglio è decisamente elevato, basti pensare che ogni pneumatico è costituito da ben sette strati sottili a forma di corona circolare da incollare l’uno sull’altro...
La colorazione esterna, del tutto simile a quella originale dei mezzi militari, è in acrilico Russian Green della MIG, data a pennello così come il bianco soprastante che ho steso con il Washable White Camo sempre della MIG.
Una volta asciutto ho iniziato a rimuovere quest’ultimo con un pennello umido d’acqua, sfumandolo in modo da creare quel tipico mimetismo che, durante il conflitto in ambiente invernale, i sovietici erano soliti creare verniciando abbastanza sommariamente i loro mezzi militari.
Al riguardo, usavano un’apposita vernice bianca lavabile, di bassa densità e con poca aderenza, che al cambio della stagione veniva facilmente asportata.
Come un unico intervento extra kit, ho posizionato arrotolata sul parafango posteriore destro una rete per stivaggio, annodata a mano con filo di cotone della canadese Thachweave Products.
I figurini
Dopo una lunga ricerca nel web, sono riuscito a reperire nove figurini di marche diverse, adatti in questo contesto, che ho distribuito nel diorama secondo le loro pose e mansioni che avevo ipotizzato.
Le uniformi sia dell’equipaggio della motosilurante che del personale di servizio a terra erano alquanto variegate, soprattutto in questo ambiente invernale e le tipiche magliette bianche a righe orizzontali azzurre erano coperte generalmente da quel particolare giubbetto color kaki, più o meno chiaro, in uso nell’esercito dell’Armata Rossa.
Quest’ultimo, in russo telogreika (scalda corpo), era in tessuto imbottito con lana e ovatta cuciti a strisce dall’aspetto simile alla trapunta e anche i sottostanti pantaloni, come la tuta intera da fatica, erano ben foderati.
Il copricapo era il classico colbacco ushanka (cappello orecchio) diversamente foderato con pelle di pecora, di coniglio o di altra pelliccia più pregiata riservata agli ufficiali superiori.
A due figurini che ho installato a bordo della G-5, il comandante in plancia e il mitragliere nel suo pozzetto, ho applicato un allungo, formato da un tondino in metacrilato da 10 mm di diametro incollato a una rondella metallica, al fine di metterli nella "quota" corretta.
Infatti, l’interno della motosilurante è completamente vuoto e privo di dettagli in plancia; del resto occorre dire che non risultano esistenti foto o disegni costruttivi degli interni di queste unità e quindi appare comprensibile la difficoltà di ricrearli sia da parte del produttore che da un modellista in autocostruzione, come meriterebbe invece il modello in questa scala.
Infine, ho completato il diorama inserendo alla base una lastrina in ottone da cm 15x3,5 con inciso al centro il nominativo, a un lato ho applicato l’immagine dello stemma della Flotta del Baltico e all’altro il distintivo metallico originale riferito ad una specializzazione della Marina sovietica, rintracciato tra i miei reperti di raccoglitore seriale e che mi fu dato direttamente da un ufficiale appartenente alla Marina Rossa, tanto tempo fa...
La frase incisa in cirillico sopra la stella si può tradurre letteralmente così:
"Allievo Eccellente Marina"
Questa invece è l’immagine tratta dal web dello specifico distintivo portato dagli equipaggi delle motosiluranti G-5, che purtroppo non possiedo.