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Il Nautilus è stato il primo vero sommergibile funzionante della Storia: fu progettato verso la fine del ‘700 da Robert Fulton, ingegnere e inventore statunitense della Pennsylvania trasferitosi in quegli anni in Francia.
Deve il suo nome a un genere di mollusco cefalopode, dal complesso e mirabile sistema di equilibrio idrostatico e che successivamente ispirò a Jules Verne il suo immaginario sottomarino comandato dal capitano Nemo nel libro "Ventimila leghe sotto i mari".
Nel 1800 propose di realizzare il suo progetto al Primo Console Napoleone Bonaparte, presentando l’idea di un sottomarino che avrebbe potuto attraversare la Manica e sott’acqua colpire nei loro porti le navi inglesi, allora in guerra con i francesi; ottenuto il finanziamento necessario, il Nautilus venne velocemente costruito presso il cantiere Perrier a Rouen e testato con successo nell’anno successivo nella località di Camaret-sur-Mer, all’ingresso della rada di Brest: lo stesso Fulton insieme a tre membri dell’equipaggio si immersero fino alla profondità di otto metri per un’ora, senza il minimo inconveniente.
Illustrazione d’epoca
Durante questo test riuscì anche ad affondare uno schooner, tipo di veliero a due o più alberi inclinati verso poppa, utilizzando una carica di polvere da sparo galleggiante trainata fin contro il bersaglio: una nuova arma che Fulton ribattezzò "torpedo" dal nome della manta, pesce dotato di organi capaci di emettere potenti scosse elettriche; negli anni a venire la torpedine divenne sinonimo di mina subacquea e siluro.
Nonostante il buon esito del collaudo i francesi non rimasero impressionati dalle sue prestazioni e ne bloccarono la produzione.
Decise allora di proporre la sua invenzione ai nemici di Napoleone, gli inglesi: nel 1805 in un altro test riuscì addirittura ad affondare un brigantino da 300 t ma, ancora una volta, non riuscì a convincere la Royal Navy, notoriamente conservatrice.
Visse una esistenza amareggiata dall'incomprensione del governanti ai quali si era rivolto per far realizzare i suoi progetti: non fu capito da Napoleone, dagli ammiragli inglesi, dal Direttorio ai ministri e dagli scienziati del tempo.
Benché il battello funzionasse egregiamente dimostrando il suo valore, non fu mai preso in considerazione, probabilmente per le idee troppo avanzate del suo progettista e per i tempi non ancora maturi ad accogliere un simile avveniristico mezzo subacqueo.
Finita la sua esperienza europea, Fulton rientrò in patria dove riuscì a coronare con successo un altro suo progetto: infatti, nel 1807 inventò la nave a vapore, facendo installare l’apparato motore ideato da James Watt sul battello commerciale Clermont in navigazione sul fiume Hudson.
Si spense a New York nel 1815.
Il suo progetto
Il Nautilus, dalla caratteristica forma filante ellissoide, dovuta agli specifici studi e sperimenti in acqua eseguiti dallo stesso Fulton, era costituito da una struttura metallica rivestita esternamente da lamiere di rame; lungo 6,5 m con un diametro di 1,9 m era dotato verso prua di una torretta a cupola con tre piccoli oblò per l’osservazione e a poppa due timoni per il controllo del movimento orizzontale e verticale, antenati dei moderni timoni di profondità.
Inoltre era provvisto sia di serbatoi di galleggiamento sotto lo scafo comandati da pompe interne, sia di serbatoi di aria compressa per il rifornimento di ossigeno, con una autonomia di circa sei ore per le previste quattro persone d’equipaggio.
Sott’acqua era spinto da un’elica bipala azionata a mano con un meccanismo a volantino (velocità 1-2 nodi), mentre la propulsione in superficie era data da un sistema velico a forma di ali di pipistrello sostenuto da un albero incernierato e pieghevole verso poppa, che veniva alzato o abbassato secondo necessità mediante un verricello con fune comandato dall’interno (velocità 3-4 nodi, naturalmente a seconda della potenza del vento).
Sotto la prua, agganciata ad una cima fuoriuscente da un foro, sporgeva una piccola ancora metallica a quattro bracci con marre che veniva comandata anch’essa da un apposito volantino.
Come detto in precedenza, l’arma offensiva - la torpedo - era costituita da un contenitore ovoidale galleggiabile con una carica di circa 11 kg di polvere nera che, trainato sotto lo scafo in legno della nave nemica, veniva provvisoriamente posizionato tramite spuntoni appuntiti di ferro sporgenti a raggiera dall’involucro, per poi essere definitivamente fissato mediante un apposito puntale a trivella azionato dall’interno e sporgente verticalmente sulla sommità della cupola di osservazione: dopodiché il sottomarino si sfilava, spezzando il puntale alla base e raggiunta una distanza di sicurezza avveniva l’esplosione a strappo, mediante un meccanismo di scatto sul relativo detonatore.
Il modello scala 1:32
Anche questo è un modello che mi ha particolarmente incuriosito, sia per la sua originalità che per la sua storia e quindi non ho esitato a procurami il kit della statunitense Cottage Industry Models.
Contrariamente ai precedenti kits della stessa casa produttrice (Hunley, Tennessee e David già illustrati in questo sito), non ho incontrato alcuna difficoltà a realizzarlo, vuoi per le dimensioni contenute che per la semplicità di montaggio dei vari componenti in resina di color bianco.
Un po’ laboriosa invece è stata la realizzazione del sistema velico, composto da
una struttura di sostegno formata da otto tondini di legno, tagliati a misura e opportunamente uniti tra di loro a ventaglio mediante funi e occhielli, mentre l’albero centrale a sua volta composto da due tondini è incernierato alla base, in modo da poter abbassare e adagiare il tutto sulla parte superiore dello scafo quando il sommergibile doveva operare sott’acqua.
Questa operazione veniva eseguita, tramite una manovella interna, da una bobina a due scanalature che agiva su un’unica fune; dalla scanalatura inferiore la fune partiva infilandosi in un tubo fissato orizzontalmente sulla sommità dello scafo, ne usciva da un foro praticato all’estremità per poi arrivare in diagonale ad un altro foro in cima all’albero centrale e discendere lungo lo stesso albero fino alla scanalatura superiore della bobina di partenza: un po’ complesso ma perfettamente funzionante!
La tela della vela l’ho ricavata da una pezza di cotone bianco, successivamente immersa in un vassoio in alluminio riempito con del the per dare un po’ di invecchiamento; l’ho tagliata sagomandola a forma di ali di pipistrello, l’ho bordata con un tratto di corda nascosta dalla piegatura interna dei lembi della tela stessa e l’ho fissata sulla corrispondente struttura di sostegno.
Per realizzare sia i vetri dei tre oblò che la lente del monocolo in mano al figurino ho usato il liquido Synthaglass della Toffano.
Alla torpedine ho aggiunto quattro spezzoni metallici appuntiti, non previsti nel kit, e un occhiello a cui ho fissato la fune di traino.
Ho eseguito la verniciatura con il solo uso del pennello con un mix di acrilici di colori e marche diverse, dando poi invecchiamento in forma leggera.
Per un maggior realismo, ho inserito il figurino "INCROYABLE" della francese Metal Modeles che ho scoperto dopo una ricerca nel Web e che è perfettamente adatto al contesto, sia come epoca che come postura nell’ammirare con incredulità il sommergibile.
Il modello, dalle dimensioni di 23x6xH.20 cm, e la torpedine poggiano su colonnine in metacrilato inserite in una lastra effetto acqua con fondo bianco della Essebiemme, sulla quale ho posizionato una lastrina in ottone con inciso il nome del battello e come parziale fondale una cartolina raffigurante la prova in acqua a Camaret-sur-mer in una illustrazione d’epoca.