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A.D. 1978, l’anno della maturità; l’anno (per scelta un anno dopo), della patente; l’anno che portò in Italia “Star Wars Episodio IV” (all’epoca, tutti ci chiedemmo perché episodio IV, abbiamo dovuto aspettare 30 anni per capire tante cose), con questo film si cambiò il modo di vedere la fantascienza; fino ad allora film classici come ad esempio: “La guerra dei mondi”, “Ultimatum alla Terra”, “Il pianeta proibito”, film di buon impatto visivo per l’epoca che, però, erano “finti...”.
“STAR WARS”, invece, pur non avendo a disposizione le moderne tecniche di computer grafica, rese il “finto” come reale.
I duelli con la spada laser, i balzi nell’iperspazio, le astronavi, i quadropodi e tanto altro, furono resi in maniera tale da apparire come oggetti veri, sono entrati a far parte dell’immaginario di chi come me è stato un fan della prima ora, di ragazzi che avevano visto in diretta il primo passo sulla Luna e che all’epoca erano convinti, essendo cresciuti all’ombra di serie televisive quali: “UFO-1980” e “Spazio 1999”, che a breve la Luna sarebbe diventata una colonia abitata per dare sfogo alla sovrappopolazione, che Marte sarebbe stato raggiunto a breve (ancor oggi fantascienza).
Il mondo di Star Wars, immaginato e creato dal genio di Lucas, ha comunque segnato la mia generazione, ed anche ragazzi più giovani, e quindi con l’immaginazione ancora più viva permettendo loro di sviluppare la fantasia e di navigare per le costellazioni.
Penso che nessuno di noi ragazzi di allora, appassionati di fantascienza e di ciò che vola, non si sia immaginato ai comandi di un T-65, ad esclamare “…Rosso 5…sono pronto” e dare manetta per intraprendere il più appassionante duello spaziale della storia cinematografica, potendo avere a disposizione il miglior spazio-caccia mai concepito, pur nella sua livrea consunta e rattoppata per i numerosi scontri sostenuti, con quelle fiamme rosse sulle ali che ne definivano la squadriglia ed il rango.
Di poter dominare quei quattro iper-motori (che hanno sempre ricordato il famoso J-79 che ha equipaggiato aerei del calibro dell’F-4 Phantom II e dell’F-104 Starfighter), capaci di compiere il balzo iperspaziale, potendo così avventurarsi per le profondità cosmiche alla faccia della teoria della relatività di un certo Einstein, potendo coprire distanze enormi in pochi secondi e quindi darci la possibilità di visitare nuovi mondi, laddove nessun essere umano è mai giunti prima: “...Spazio, ultima frontiera...”.
Dopo 30 anni, dopo il non esaltante modello della AMT-ERTL, di cui all’epoca riuscii ad acquistare un esemplare, che non conteneva all’interno né istruzioni per il montaggio né decalcomanie, di conseguenza mi dovetti arrangiare per entrambe le cose e l’inesperienza di allora mi fecero realizzare qualcosa di cui non andare fiero.
L’aver ammirato l’opera di Massimo De Luca (il mio maestro “Yoda” di cui sono il padawan, pubblicata su questo stesso sito), mi ha ispirato e dato l’impulso per comprare e realizzare questo T-65 della giapponese Fine-Molds (dopo aver pensato di restaurare l’AMT, idea subito scartata), sicuramente un modello di ottima fattura, di cui non mi dilungherò nella descrizione (leggete l’articolo di Massimo, ne vale la pena, anche per le ottime immagini che possono ispirare chi volesse avventurarsi in questa Galassia).
Ho voluto realizzarlo nella classica versione “Rosso 5” di Luke Skywalker, un po’ perché è indubbiamente il più rappresentativo, un po’ per pigrizia nel fare modifiche alla scatola di montaggio (questo, tra gli altri, è il mio più grosso difetto modellistico).
Bene, ed ora ai comandi del nostro Incom T-65 X-wing Starfighter, caccia da superiorità spaziale delle Forze Ribelli, scateniamo l’inferno, all’attacco della Morte Nera, con tutti i duelli contro i TIE-fighter imperiali che ne conseguiranno, e...
”Che il Modellismo sia con noi”.