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Il Signore di Fossano tratto da un sigillo datato 1313
Note storiche:
Nel 1285, alla morte di Filippo I, la contea di Savoia è scossa da un decennio di conflitti fra i pretendenti alla successione. Nell'ambito della casata, infatti, non vigeva ancora il principio della progenitura e della successione del discendete diretto del defunto; prevaleva, invece, il concetto che l'eredità dovesse passare al rappresentante più anziano (e presumibilmente più forte e smaliziato) della famiglia, senza riguardo alla discendenza o prossimità parentale. Il fine era comunque quello di garantire l'indivisibilità e l'integrità del patrimonio e l'unitarietà del potere.
In questa occasione, peraltro, non fu possibile salvaguardare tali principi: infatti si dovette pervenire ad una spartizione del potere fra tre pretendenti. Il titolo comitale e la maggior parte dei domini andranno ad Amedeo V (nipote del defunto) che ottiene la fascia centrale e più vasta del territorio nonché il controllo delle vie commerciali attraverso le Alpi; un suo fratello più giovane, Ludovico, otterrà la regione nord-orientale del Vaud, mentre il terzo contendente, Filippo (che di Amedeo era nipote in quanto figlio del fratello più anziano Tommaso III) si vedrà assegnato un terzo delle terre piemontesi.
Il primo documento ufficiale che riguarda Filippo di Acaja è appunto il trattato del 24 febbraio 1295 che regola tale spartizione delle terre dei Savoia.
A Filippo si sottomettono una ventina di centri cittadini, fra cui Torino, Moncalieri, Cavoretto, Carignano, Vigone, Pinerolo, Perosa, Miradolo, Cavour, Villafranca, Frossasco, Cumiana, Collegno, Pianezza e Druento. Inoltre i signori di Valle San Martino, Lucerna, Mombrone, Bricherasio, Bagnolo, Barge, Casale, Virle, Vinovo, Scalenghe, Piossasco, Trana e Bruino ne riconobbero la supremazia territoriale, pur mantenendo i propri diritti signorili. In ogni caso tutte queste terre furono riconosciute a Filippo come feudo di Amedeo V, il “vero” erede dei Savoia e prosecutore della dinastia.
Nello stesso anno (1295) cominciano le trattative per il matrimonio di Filippo con Isabella di Villeharduin, discendente di Goffredo, cavaliere francese che dopo la IV crociata aveva ottenuto il principato di Acaia e Morea nel Peloponneso. Nel 1301 il matrimonio viene celebrato e Filippo ottiene, per via dotale, il principato ed il relativo titolo, che manterrà anche dopo la morte della moglie, avvenuta nel 1307.
Inizia così il ramo dei Savoia-Acaja, che si estinguerà, nel 1418, con la morte senza eredi dell'ultimo principe, Ludovico.
Filippo sceglie come capitale la città di Pinerolo, in bella e strategica posizione certo più sicura e tranquilla di Torino. Nella parte più alta, vi farà edificare il nuovo castello. Per 124 anni Pinerolo sarà la capitale del territorio degli Acaja, cui resterà sempre fedele, anche nell'alternarsi delle loro fortune politiche.
Chiuso fra i domini dello zio Amedeo V, il Marchesato di Saluzzo, quello del Monferrato e i territori degli Angiò che controllavano il Piemonte meridionale, Filippo cercò di ampliare i suoi territori con una politica dinamica e spregiudicata, in un vorticoso alternarsi di alleanze e scontri armati, senza linearità di sviluppo, ma esclusivamente in base alle occasioni che si presentavano.
Fra il 1301 e il 1304 lo troviamo in Grecia, per riprendere possesso del principato di Acaja pervenutogli in dote.
Tornato in Italia, nel 1305 viene eletto capitano del popolo di Asti dalla parte guelfa, che aveva preso il controllo della città. Su questa città ricca e vivace il principe aveva puntato gli occhi sin dall'inizio del suo principato, con l'ambizione di farne il gioiello del regno e il perno della sua espansione. Ma il progetto fallì.
Nel 1311 Enrico VII concede a Filippo il vicariato imperiale di Vercelli e Novara. In seguito ad accordi con lo zio Amedeo V ottiene, in tempi diversi, la metà dei territori di Asti e Chieri e parte del Canavese. Dall'alleanza con gli Angiò gli arriva il riconoscimento feudale di Savigliano e Bra e dei territori di Villanova, Castelnuovo, Buttigliera. Da Federico di Saluzzo ottiene la cessione dei feudi di Carmagnola, Revello e Racconigi. Toglie Chivasso ai Marchesi del Monferrato.
Il 1314 gli porta la dedizione di Fossano, minacciata dall'espansionismo artigiano. In soli otto anni (fra il 1324 ed il 1332) vi farà erigere il poderoso castello che ancor oggi la caratterizza.
Quando muore, nel 1334, il principato di Acaja aveva raggiunto la sua massima espansione.
I successori non dimostreranno altrettanta abilità nel saper contemperare le proprie mire espansionistiche con i diritti e le pretese dei vicini e inizieranno quei conflitti con i Savoia che porteranno a guerre devastanti ed al logoramento del principato.
I Principi di Acaja
- Filippo I (nasce nel 1278; muore nel 1334)
Conte dal 1294; principe dal 1301
- Giacomo
Principe dal 1334; muore nel 1367
- Amedeo
Principe dal 1367; muore nel 1402
- Ludovico
Principe dal 1402; muore nel 1418. Con lui cessa la dinastia ed i territori tornano ai Savoia
Il figurino:
Come di consuetudine pulisco il figurino da ogni traccia di fusione con cutter e carta abrasiva molto fine.Segue la lucidature della parti metalliche tramite piccole spazzole in ottone.
Eseguo quindi dei lavaggi con Lamp Black,Bruno Van Dyck e Terra Verde (Serie Alkyd W&N) diluiti in essenza di petrolio.
L'essenza di petrolio evaporando lascia il colore umido, che è possibile picchettare con un vecchio pennello creando un ottimo effetto, e sfumando dove necessario si ottengono delle gradazioni di toni scuri sul metallo molto naturali.
Gli alchilici hanno un'asciugatura rapida rispetto ai tradizionali oli, ciò mi permette di “stringere” notevolmente i tempi di pittura.
Una volta asciutto, per la cotta di maglia si eseguono le luci con leggerissime mani di Natural Steel (Valleyo) con la tecnica del drybrushing,le luci estreme e gli spigoli sonno accentuati con leggerissime mani di Silver (Valleyo).
Per l'elmo preferisco adoperare gli smalti Humbrol o i colori tipografici, di grana sicuramente più fine. Ultimo tocco passata con Tamiya x19 smoke insistendo con mani molto leggere nelle parti più in ombra per donare quel particolare effetto brunitura.
A questo punto sono passato alla colorazione della veste, eseguita in acrilico.
La base è formata da rosso basico e verde napoleonico dell'Andrea Color, schiariti con l'aggiunta prima di rosso basico, quindi con scarlatto e carne opaca (Valleyo).
Per scurire è stato semplicemente aggiunto verde napoleonico Andrea e per le ombre più nette Nero APA.
La croce patente bianca precedentemente solo abbozzata è stata dipinta con Silvergrey Valleyo, lumeggiata con avorio e scurita con nero e uniforme inglese Valleyo.
Una volta completata ho dipinto la barra blu del ramo degli Acaja.
Con questi colori ho eseguito sia l'araldica sullo scudo che quella sulle “alettes” a protezione delle spalle, di chiara influenza francese.
Su quest'ultime non è stata volutamente dipinta la banda blu in modo da rappresentare l'arme primitiva dei Savoia, come rappresentato sul sigillo datato 1313 che è stato la fonte iconografica su cui ha roteato tutto il progetto del figurino.
Conclusioni:
Ringrazio lo staff de “IL FIGURINO STORICO” che mi ha permesso di dipingere in anteprima questo bel figurino scolpito dalle abili mani di un sempre più bravo Maurizio Corigliano.
Per la ricerca storica si ringrazia il signor Luca Bedino dell'Archivio storico della Biblioteca civica di Fossano, e l'amico Paolo Di Marco per il prezioso aiuto fornito durante la realizzazione del soggetto.