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La Battaglia di Jena ed Auerstadt fu uno degli scontri più sanguinosi delle campagne napoleoniche. Nel 1806 l’esercito francese di stanza in Germania contava su 160.000 uomini, divisi in sei corpi d’armata e capitanati, in assenza dell’imperatore, da Louis Alexandre Berthier.
La Prussia si oppose a questo predominio francese in Germania, dichiarando guerra alla Francia il 9 ottobre 1806, presto affiancata da Russia e Inghilterra era la quarta coalizione, e Napoleone non si fece trovare impreparato.
Lasciata Parigi in tutta fretta, raggiunse il fronte accompagnato dalla moglie.
In brevissimo tempo la Grande Armée era nel cuore del paese, cogliendo impreparati gli avversari.
Il 14 ottobre, contemporaneamente, si svolsero così due battaglie importantissime, una a Jena, l’altra ad Auerstadt, a meno di venti chilometri di distanza l’una dall’altra.
A Jena gli scontri iniziarono alle sette del mattino.
I Prussiani di Hohenlohe iniziarono un attacco in direzione di Weimar, ma la fitta nebbia impedì loro di comprendere il corso degli avvenimenti intorno a loro.
Presto, quando la nebbia si diradò, s’accorsero che stavano per essere attaccati da Soult e dal maresciallo Michel Ney.
Il comandante prussiano, vistosi attorniato, dovette chiedere disperatamente rinforzi a Ruchel, ma le truppe di soccorso tardarono ad arrivare e, quando finalmente furono nel luogo richiesto da Hohenlohe, questi aveva già ordinato la ritirata e anche i soccorritori finirono massacrati.
I prussiani lasciarono sul campo qualcosa come quindicimila tra morti e feriti, moltissimi dispersi e migliaia di prigionieri.
I superstiti furono inseguiti in direzione di Weimar dalla cavalleria francese con altre ingenti perdite.
Alle tre del pomeriggio tutto era terminato a favore di Napoleone, che aveva riportato appena cinquemila perdite.
Ma la battaglia non era stata, da sola, capace di piegare la Prussia: lo scontro decisivo, combattuto ad Auerstadt nella stessa giornata, aveva infatti distrutto il grosso delle truppe prussiane, comandate dallo stesso Federico Guglielmo III.
Ad Auerstadt gli scontri iniziarono lo stesso giorno della battaglia di Jena.
L’armata francese, impegnata in Germania per la Quarta Coalizione, affronta qui il grosso delle truppe di Federico Guglielmo III di Prussia, guidate dallo stesso re e dal duca di Brunswick.
Lo scontro venne iniziato da Davout che, nonostante l’inferiorità numerica, volle attaccare per primo con una carica irresisitibile: lo stesso Brunswick cadde nello scontro (ferito all’occhio sinistro morirà alcuni gioRni dopo) e Federico Guglielmo non lo volle sostituire.
Ad attaccare furono allora i generali Schmettau e Waternsleben: il primo venne immediatamente travolto mentre il secondo, dopo alcuni scontri vittoriosi, venne decisamente sconfitto da Davout e costretto alla ritirata.
Davout proseguì e scompigliò l’ala destra del reggimento avversario, disperdendola e costringendo alla ritirata Federico Guglielmo, (che per tutta la battaglia era stato convinto di trovarsi a combattere contro Napoleone in persona).
La vittoria era stata incredibile: la battaglia, terminata alle 12.30, era durata meno di quella di Jena, era stata vinta dai francesi lasciando sul campo migliaia di uomini nemici.
Il giorno della doppia battaglia di Jena-Auerstadt fu gran festa in tutta la Francia.
Ricostruzione storica
Il diorama in questione ha rappresentato il pezzo centrale di una serie di soggetti inerenti l’esercito prussiano in Germania nel 1806.
L’idea originale è nata osservando una stampa dell’autore R. Knotel in cui viene rappresentata la ritirata dell’esercito prussiano ad Auerstadt dopo la carica di Davout con la figura centrale del Duca di Brunswick ferito a morte.
La fase iniziale ha pertanto comportato una ricerca uniformologica volta a studiare e capire gli elementi che avrebbero costituito il diorama, evitando di incappare in errori storici.
In aiuto mi è venuta la lettura di un libro in inglese sugli eventi di Jena-Auerstadt da cui, oltre a trarre l’immagine di riferimento, vengono riportate in dettaglio le uniformi dei granatieri e dei dragoni facenti parte del seguito di Brunswick, nonchè il dettaglio degli avvenimenti storici che avvennero in quella precisa data.
Lo studio iniziale ha pertanto portato a definire le seguenti figure che avrebbero fatto parte del diorama:
- Duca di Brunswick
- Dragone Prussiano della Regina Luisa
- 5 Granatieri Alvensleben
Scultura
Come sempre la prima fase ha comportato la realizzazione dei manichini, realizzati come sempre con filo di rame e copie in resina di busto/bacino/teste/scarpe.
Fase importante è stata quella di studiare bene la posizione dei pezzi evitando di creare sovrapposizioni che avrebbero comportato una scarsa visibilità dei figurini.
Quindi ho fatto delle prove a secco per studiare la giusta posizione di ogni figura ed apportando i vari correttivi.
Per esempio il soldato ferito che cammina dietro al cavallo è stato ripetutamente spostato vista la sua posizione defilata.
Differentemente dall’immagine di riferimento ho apportato delle modifiche alle figure cercando di dare maggiore drammaticità alla scena.
Pertanto ho modificato la posizione del granatiere che regge le redini del cavallo, dandogli un aspetto più dimesso rispetto al quadro.
Lo stesso granatiere che cammina alla destra del cavallo è stato modificato cercando di renderlo maggiormente partecipe alla scena.
Quindi ho fatto in modo che toccasse delicatamente con la mano la gamba del suo generale, conferendo così anche un tocco di sentimento che non guasta mai.
Anche al soldato morente sotto l’albero ho voluto dare un tocco di malinconia, immaginando l’attimo in cui ormai morente prende una lettera dallo zaino leggendo per un’ultima volta le parole della sua amata.
Mi piace costruire una storia intorno alle mie realizzazioni, perché credo che così facendo si riesca a dare un senso di maggiore realismo ed un maggiore coinvolgimento da parte di chi osserva.
Una volta definita la posizione dei manichini è iniziata la fase di scultura vera e propria.
Per una scena più complessa che prevede più figure è inevitabile lavorare contemporaneamente su più figure.
Personalmente ho lavorato prima su quattro pezzi, ultimati i quali ho iniziato con gli altri tre.
Questo procedimento ha il vantaggio di ridurre notevolmente i tempi di produzione, ma di contro ha lo svantaggio di ridurre la qualità del prodotto finito.
E’ inevitabile che lavorando su più pezzi si tenda a tralasciare alcuni particolari. Sicuramente nel mio prossimo diorama cambierò metodo di lavorazione, realizzando un singolo pezzo per volta.
In questo modo ci si può maggiormente concentrare sull’anatomia, sul panneggio e sui particolari ottenendo così un risultato qualitativo decisamente più alto.
Come al solito ho utilizzato magic per il panneggio e il duro per i particolari, oltre a lamierino per le buffetterie.
Nella realizzazione dei panneggi ho cercato di rappresentare dei vestiti molto sgualciti e provati dalle avverse condizioni in cui erano sottoposti.
Spesso si vedono dei panneggi molto lisci che credo non rappresentino molto la realtà del periodo. Bisogna considerare che i soldati nelle guerre napoleoniche portavano sempre e solo un’unica uniforme, in qualsiasi condizione climatica.
Questo faceva sì che le uniformi erano molto rovinate, con toppe a ricoprire i tagli e i buchi, segni di sporcizia, che certo non rendevano un soldato un modello di eleganza.
Per rappresentare queste condizioni ho insistito molto nella realizzazione delle pieghe (incise a stucco fresco con spilli di varie dimensioni a seconda della dislocazione e della trama della piega).
Oltre a realizzare le varie pieghe che tendono a formarsi in modo naturale con il movimento del corpo, ho realizzato diverse pieghe definite memoria”, cioè quelle pieghe che indipendentemente dal movimento restano impresse sugli abiti a causa di determinate condizioni o posizioni precedentemente assunte.
Per la realizzazione del cavallo ho utilizzato parti historex ed una copia in resina di una testa.
Il corpo del cavallo è stato allargato con del plasticard da 1 mm e perfezionata la muscolatura con il magic, con il quale ho ricostruito il collo.
Per la basetta ho utilizzato del comune DAS, mentre l’alberello è una radice gentilmente (sotto tortura!) regalatami dal mio amico e compagno di concorsi Bruno Carruolo.
Colorazione
Come sempre utilizzo colori acrilici Vallejo, Andrea e Citadel che tendo a mescolare tra loro cercando di sfruttarne le loro caratteristiche, finezza dei Vallejo, opacità degli Andrea e lucentezza dei Citadel.
Senza ombra di dubbio il colore più ostico è stato il blu delle divise prussiane, una tonalità base molto scura su cui è stato difficile fare risaltare le luci senza trasformare le divise in azzurro, e dove le ombre tendevano ad appiattirsi per via della tonalità base molto scura.
Per la divisa ho impiegato una mescola di blu di prussia andrea, blu napoleonico vallejo ed una punta di uniforme inglese.
Per le luci ho utilizzato del carne base, mentre per le ombre il nero.
Alla fine per smorzare i contrasti tra luci ed ombre ho effettuato dei lavaggi con una mescola di tintura di noce e wash blu della citadel.
Basetta
Per le mie basette preferisco sempre utilizzare elementi naturali che danno un maggiore realismo alla figura, evitando così di utilizzare colori.
Per questa base ho utilizzato differenti tipi di terra.
Per la strada sterrata su cui passano i soldati ho impiegato un tipo di terriccio molto secco che avevo a mia disposizione e che ben si addiceva ad una zona dove non cresce erba.
Differentemente per la collinetta dove cresce l’erba ho utilizzato una terra più scura, quindi più ricca di umidità.
L’erba è stata realizzata con canapa da idraulico colorata in differenti tonalità di verde, tagliata ed incollata con colla vinilica.
Le foglie, incollate singolarmente ai rami dell’albero sono delle escrescenze di betulla.
Sicuramente la realizzazione di un diorama presenta le sue difficoltà, ma la possibilità di rappresentare un evento storico giustifica il tempo e la fatica spesi nel realizzarlo.
15.11.2006