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Questa scenetta è stata realizzata immediatamente dopo il diorama della fanteria inglese, presentata nel precedente articolo.
L’idea è stata quella di rappresentare due scenette separate nella basetta ma strettamente collegate tra loro.
Infatti il diorama degli inglesi rappresentava, al grido di Wellington "ora è il momento", la carica della fanteria inglese contro la guardia imperiale francese che si ritirava al grido "La garde recule".
La Battaglia di Waterloo rappresentò la fine dell’epopea napoleonica e questo fu rappresentato dalla sconfitta delle truppe di elite napoleoniche, vanto e gloria dell’esercito francese.
Le splendide divise dei granatieri con i loro colbacchi, incutevano timore e rispetto, e solo la loro presenza sui campi di battaglia era fonte di coraggio per i francesi e di scoramento per i nemici.
Napoleone era così fiero di queste truppe che spesso evitava di farle combattere (come avvenne per esempio a Borodino), e probabilmente il ritardo in cui furono impegnate a Waterloo fù un’altra causa della sconfitta francese.
Infatti i quadrati inglesi, dopo essere stati sottoposti alle continue cariche della cavalleria francese ed al fuoco dell’artiglieria, erano ormai allo stremo, ma eroicamente continuavano a resistere.
Napoleone, preoccupato dell’esercito prussiano che ormai era giunto sul campo di battaglia, ritardò ad inviare la guardia imperiale contro le linee inglesi, quando lo fece ormai le sorti della battaglia erano decise e la ritirata della guardia di fronte al fuoco inglese ne fu la logica conseguenza.
Scultura
Nella scenetta ho voluto rappresentare un granatiere che cerca di portare via un ufficiale ferito. Differentemente dall’altra scenetta questa è stata più complicata per il semplice fatto che ci sono due figure che interagiscono strettamente tra loro e quindi si è dovuto tener conto del peso rappresentato dall’ufficiale ferito che determina di conseguenza la posizione del granatiere.
Quest’ultimo cerca di portarlo via e quindi il busto e bacino sono spostati all’indietro, fuori asse dalle gambe, proprio per rappresentare lo sforzo compiuto per sorreggere e trasportare il ferito.
La scultura è partita dal soldato ferito che è stato interamente costruito, successivamente è stato realizzato il granatiere.
Per quest’ultimo si è partiti con il realizzare le gambe, poi la giacca ed in questa fase quando lo stucco è ancora fresco si è provveduto ad attaccare i due figurini.
Così facendo si riesce a dare maggiore contatto ai due pezzi ed inoltre si creano sulla giacca del granatiere delle pieghe da compressione molto naturali.
Successivamente sono state attaccate le braccia e perfezionato il tutto.
Per il colbacco di pelle d’orso tipico dei granatieri e per lo zaino ho fatto ricorso al Duro le cui qualità elastiche si prestano alla perfezione per simulare l’andamento del pelo.
In questo caso utilizzo un ago che bagno continuamente nell’alcool, infatti l’alcool tende a sciogliere il Duro e quindi permette alla punta dell’ago di incidere meglio.
Come al solito ho fatto ricorso al lamierino, ma per la prima volta ho utilizzato anche un altro prodotto per simulare i bottoni delle ghette del granatiere.
Si tratta di microsfere di vetro, trovate in un negozio per decoupage, le vendono in bustine a poco prezzo e di vario colore, ed una bustina basta per tutta la vita.
A stucco fresco le ho adagiate e pressate, realizzando poi le micro pieghe che si formano intorno.
Colorazione
I colori impiegati sono sempre gli stessi, acrilici Vallejo ed Andrea, con opacizzante Tamiya.
Per il blu delle uniformi sono partito da una mescola effettuata con prussian blu, napoleonic blu, uniforme inglese.
Per le ombre ho utilizzato prussian blu e nero opaco dell’Andrea, mentre per le luci ho utilizzato del napoleonic blu e del rosa antico. Per il bianco ho utilizzato invece come base dell’avorio con una punta di uniforme inglese e nero, per le luci il bianco e per le ombre sempre uniforme inglese e nero.
Purtroppo la foto ha appiattito molto il colore bianco, un problema della mia macchina digitale, per cui non si notano le ombre.
Per il terreno ho utilizzato la stessa tecnica impiegata per il diorama della fanteria inglese, in modo tale da conferire uniformità alle due scenette, per le quali è stata utilizzata anche uno stesso tipo di legno per la basetta ed una stessa etichetta.
13.06.2006