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Il kit di partenza è uno dei primi 190 Eduard, reinscatolato dalla Special Hobby, che comprai per 10 Euro nel 2017 al concorso di Moson, in Ungheria, senza scatola ne istruzioni, ma completo di tutto. Per contenuto praticamente equivalente a un Eduard Profi Pack.
Il kit è molto buono, forse le linee di pannello sono troppo marcate, ma una ripassata con incisore sottile MRP, e abbondante carteggiata, hanno migliorato le cose. Il modello è relativamente semplice, per cui l’assemblaggio fila via abbastanza liscio, con incastri buoni e uso limitatissimo di stucco.
Modelsvit stà facendo un ottimo lavoro con tutta la serie dei Mirage, producendo kit veramente bellini, fini incisioni in negativo, bel foglio decals, fotoincisioni, maschere per il canopy, vani carrelli, abitacolo, cono di scarico spettacolari. Scalandoli in 1/48 sarebbero ancora dei kit molto buoni.
In 1/72 non si trovano Block 50 plus, quelli in dotazione all’aviazione turca, per cui son partito da un Block 52 Kinetic, nato per indossare i colori greci o polacchi. Principali differenze tra i due blocchi, principalmente il motore e quindi il relativo cono di scarico ben in vista, e la presa d’aria.
Kit di partenza lo spettacolare Fine Molds, modello eccellente, realizzato con una scomposizione che a prima vista poteva far paura, me che in realtà è stata pensata per facilitare al massimo la colorazione dei singoli pezzi separati, quando possibile.
Il kit non è affatto male, semplicissimo da costruire, ma con un buon dettaglio dove serve, principalmente sui carrelli, visto che i vani sono chiusi, quando l’aereo è a terra. Niente di speciale l’abitacolo, ma d’altronde i jet moderni con i glass cockpit non lasciano grande margine al dettaglio.
Tra lock down e un’operazione ai legamenti della spalla, la scorsa estate avevo deciso di cimentarmi in qualche cosa di semplice, da fare da scatola, senza troppi patemi, mentre mi trovavo al mare, e quindi con attrezzatura ridotta, diciamo costruzione balneare.
Non servono presentazioni per il bel kittino Eduard in 1/72 della serie Profi Pack.
Sono partito dal bel Modello Italeri, un rebox del kit Kinetik, già dotato di un bel set di decal della Cartograf idoneo a riprodurre un bel diavolo.
Il kit è relativamente semplice, ma il dettaglio è buono e si presta ad eventuali autocostruzioni di dettagli aggiuntivi.
Sono partito dal vecchio, ma sempre valido kit Hasegawa, in scala 1/72 impreziosito da un abitacolo dell’Aires, ottime decals della Fightertown un pod ACMI autocostruito.
Ho realizzato in un’accattivante mimetica stile Sukhoi, adottata nel 1996 su una manciata di velivoli, distaccati dal VF-201 al NSAWC, basati a Fallon, Nevada.
Il 41mo fu formato nel 1916 e prese parte alle più importanti campagne, sul suolo europeo, durante le due guerre mondiali. Nel dopoguerra fu sciolto e riformato diverse volte, prese parte alle operazioni In Iraq nel 1991 e 2003, fino a quando nel 2006 cambiò ruolo, per diventare un unità per la valutazione operativa di Jet e armamenti.
IA-58 Pucarà con drone Mirach 100/2
Nel lontano 1988, un team dell’allora Meteor CAE S.p.A, ditta operante nel campo degli aerei teleguidati, si trasferì in Argentina per un’attività sperimentale di integrazione di un Radiobersaglio Mirach 100/2 sul biturboelica da appoggio tattico IA-58 Pucarà.
Irresistibile è stato il mio desiderio di riprodurre quel piccolo pezzo di storia dell’azienda.
Questo progetto vuole riprodurre una scena del tutto ipotetica che avrebbe potuto verificarsi, durante la prima guerra del golfo, in una località prossima al confine Arabo-Irakeno-Kuwaitiano.
Il soggetto principale è un Black Hawk dell’82ª divisione aerotrasportata, che sorvola una squadra di paracadutisti schierati a protezione di un piccolo conglomerato di case.
Il velivolo pilotato da Ira Kepford è un kit Tamiya in 1/72, relizzato su commissione per l’amico Pierluigi.
Rispetto ai miei due precedenti Corsari, questa volta sono andato pesante con gli aftermarket.
Sul modello Roden, in scala 1/72, ho usato le tecniche già utilizzate sui Due Fokker DVII e sul Nieuport 11; la fusoliera è coperta da losnghe, realizzate con decal Techmod.
Interessante è stata la colorazione dell’ala, dipinta con mescole autarchiche di Tamiya e una specie di Dry Brush realizzato con la fanghiglia estratta dai barattolini Humbrol.
Ho costruito velocemente, più o meno da scatola, quello che si suppone fosse stato il Tiger usato da Michel Wittmann, asso dei carristi Tedeschi, nella famosa Battaglia di Villers Bocage, il 13 Giugno 44, al comando della 2° compagnia del 101mo battaglione carri pesanti delle SS.
Il Modello è il nuovo Revell in scala 1/48. Un deciso passo avanti rispetto al recente Hobby Boss, già costruito qualche annetto fa.
Nonostante abbia una scomposizione un po’ anomala e contorta, si assembla bene a patto di aggiungere qualche battuta in plasticard nelle giunture dei pezzi che compongono la fusoliera.
Come al solito ho cominciato dagli interni, migliorati grazie al set Eduard e a particolari autocostruiti in plasticard e filo di ottone, che integrano degnamente le parti fotoincise.
Per rendere meglio visibili gli strumenti, decisamente "discreti", in questa scala, ho provato una nuova, almeno per me, tecnica.
Si comincia come al solito dall’abitacolo, dove tra autocostruzioni e fotoincisioni Part il da fare non manca, anche se, la pratica ormai acquisita con questo genere di soggetti, mi fa procedere abbastanza spedito.
Sorprendentemente le ali vanno immediatamente a posto, senza bisogno di modifiche ai montanti.
A Ottobre, su uno dei vari forum che frequento, lanciano un Group Build, soggetto: modello da scatola. Perfetto, quello che ci voleva per fare una pausa!
Comincio i lavori distrattamente, sul divano, guardando la TV, in un’ora scarsa il grosso è fatto, nove pezzi in tutto e l’aereo ha preso forma.
Lost in Viet Nam
Secondo lavoro nato da una collaborazione con Italo Feregotto che ha dipinto i figurini e collaborato alla colorazione della vegetazione.
Ecco il mio ultimo diorama aero-terricolo-lacustre.
[Prima parte] - [Seconda parte]
La struttura tubolare della fusoliera, riprodotta in rilievo sui fianchi interni, risultava decisamente piatta, per cui è stata spianata completamente, sono state applicate le decal a losanghe fornite da scatola, velate con un color crema acrilico per simulare il lato posteriore del tessuto stampato.
6.te Panzer Division
Il diorama è nato da un’idea di Italo, il quale mi ha proposto di creare una scenetta nella quale lui doveva occuparsi della colorazione dei figurini e io della realizzazione di un piccolo veicolo, con l'obbiettivo di partecipare al concorso di Ingolstadt (D) a Maggio 2011. [Prima parte] - [Seconda parte]
Sono partito dal relativo kit Roden, secondo me di una qualità che si pone a metà strada tra i modelli di grande serie e gli short run: ha però il pregio di avere una certa quantità di parti opzionali per meglio riprodurre la configurazione richiesta e una discreta riproduzione del motore Mercedes.
Come sempre faccio, ho cominciato a costruire tutti i mezzi, i figurini ed il diorama più o meno contemporaneamente, questo mi da la possibilità di differenziare la tipologia dei lavori per non annoiarmi e mi permette di avere i mezzi in avanzato stato di preparazione per poter meglio dimensionare il diorama e posizionare gli stessi.
Ed eccomi a pubblicare finalmente quello che, almeno dal punto di vista affettivo (se si può parlare di affetto nei confronti di un pezzo di plastica), considero “il mio modello”.
Non è una realizzazione recente, l’ho costruito nel lontano 2007, quando ancora il mio unico contatto col resto del mondo modellistico era rappresentato da Model Time e qualche altra rivista.
Un discorso a parte merita la mappa gialla dell’Afghanistan.
Premettendo che ero alla mia prima esperienza di autocostruzione di decal.
Mi sono fato ripulire elettronicamente l’immagine dello stemma, per poi poterlo stampare su foglio trasparente Tauro, l’operazione sembrava avesse avuto successo,...
Come rendere i modelli tridimensionali
Visto che diversi modellisti sono interessati a come riesco a rendere "tridimensionali" i miei modelli, ho scritto qualche nota che spero possa aiutare i meno esperti a migliorarsi, per quelli che hanno più esperienza di me, saltate pure a piè pari.
A tempo perso, ho voluto creare una piccola guida per tutti coloro si volessero cimentare nella realizzazione di piccole basette o diorami, per voler ambientare i propri modelli senza volersi impegnare in nulla di particolarmente complicato e impegnativo in termini di tempo e materiali utilizzati, ma senza per questo rinunciare ad un’ambientazione credibile.
Kit Hobby Boss, 1/48
Kit Revell, scala 1/32
F4U-1A Corsair, missione abortita!
Kit Tamiya in scala 1/48
Kit Revell, scala 1/32
Il Kittyhawk II in un “vecchio” kit Revell
Kit Revell, scala 1/72
Siluro a Lenta Corsa e Barchino esplosivo
Kit Revell, scala 1/32
Kit Revell in scala 1/72
Modello MPM Special Navy, scala 1/72
Sono nato a Gorizia nel 1964, vivo da sempre a Udine. Nel 1983 mi sono diplomato come perito aeronautico all’ istituto tecnico A.Malignani sempre a Udine.
Dal 1984 ho servito per tre anni come ufficiale di complemento alla Scuola militare di paracadutismo di Pisa.
Dopo essermi congedato, nel 1988, ho trovato impiego in un’ azienda del gruppo finmeccanca che produce aerei teleguidati, diventando pilota di radibersagli, praticamente pilota di aerei senza pilota.
Ho praticato per diversi anni paracadutismo sportivo, palla a volo e pesca in apnea.
Attualmente sono sposato, ho una figlia di quasi 7 anni ed un figlio di 4 che ogni tanto mi emulano, costruendo qualche aeroplanino in 1/72 (solo i miei figli, non mia moglie, no so se l’ avete capito).
Dopo avervi anoiato con la mia storia veniamo all’ attività modellistica.
Ho cominciato da bambino, con i mitici blister dell’ Airfix, montati in un pomeriggio e colorati di sabbia, marrone, verde e azzurro, si costruiva proprio bene quando non si conosceva il Federal Standard!
Ho continuato con tutti i modelli allegati all’enciclopedia Storia dell’ aviazione, la navi in 1/600 dell’ Airfix che credo di aver fatto tutte, per poi passare ai caccia imbarcati della US Navy in 1/48. Tutti gli aerei da me costruiti, fino ad allora, sono ormai finiti vittima della più potente arma antiaerea al mondo: la mamma armata di panno per spolverare.
Verso i 19 anni, quando ho lasciato casa dei miei ho smesso di costruire.
Quando ho mollato la manualità non mi mancava, ma non avevo avuto quei contatti con il mondo modellistico che ti permettono ti imparare qualche cosa di nuovo.
Modelli costruiti rigorosamente da scatola, nessuna modifica o autocostruzione, pittura eseguita rigorosamente a pennello.
Dry brush, lavaggi a olio, gessetti da artista erano tutte tecniche a me totalmente ignote.
Se non ricordo male, nel 2003, dovevo subire una piccola operazione ad un ginocchio, mi aspettavano tre settimane di convalescenza, così, contagiato da alcuni colleghi di lavoro, modellisti piùo meno praticanti, mi sono comprato un modello che mi aveva affascinato: l’ U-boot VIIC Revell in 1/72, una decina di colorie 4 pennelli.
In tre settimane era finito, naturalmente, anche se costruito con le tecniche di 20 anni prima, mi sembrava un capolavoro, che però, dopo qualche annetto, ha perso parte del suo fascino ed ha subito un “restauro” descritto in un articolo già pubblicato su questo sito.
Poi ho scoperto Model time, Corazzati, i fascicoli della serie invecchiamento dei mezzi imilitari, i libri della Oprey.
A quel punto gli orizzonti del modellismo mi si sono aperti!
Due anni or sono i primi contatti con il GAMS di Udine e i primi concorsi, dove sono anche riuscito ad ottenere qualche riconoscimento.
Attualmente cerco di impormi di costruire una nave (preferisco sommergibili e motosiluranti, le scale grandi insomma), un aereo (principalmente caccia a pistoni in 1/32) ed un carro in 1/35 (mezzi tedeschi della 2 GM), giusto per non annoiarmi.
Non sono un metodico, uso colori a smalto e acrilici, faccio le scrostature con la matita argento, a pennello o dando un fondo alluminio e scrostando la mimetica con uno stuzzicadenti, le colature le tiro a pennello con colori a olio o a spruzzo con lo Smoke Tamiya, insomma, non riesco a fare mai due modelli impiegando sempre le stesse tecniche e credo di essere anche fortunato, perché non sperimento mai su carcasse ma direttamente sui modelli buoni, e anche se ci sono andato vicino, non ho mai combinato nulla di irreparabile.
Non sono un fanatico di resine e foto incisioni, se non si vedono non le metto, questo mi permette di risparmiare tempo, un bene prezioso che, al pari di tanti colleghi modellisti, mi difetta.
Per contro la pittura e l’invecchiamento estremo mi affascinano, e non parlo solo di mezzi corazzati, quando partecipo ai concorsi mi rendo conto che i miei aerei e i miei mezzi navali sono i più sporchi, scrostati o arruginiti di qualunque altro. Non so se questo venga sempre apprezzato, ma a me piacciono terriblmente così, e, anche se ogni tanto ci provo, non riesco mai a smettere di invecchiare prima di aver raggiunto il limite del plausibile.
Ultimamente, poi, tendo ad autocotruirmi, almeno per gli aerei in scala maggiore, gli stencil per le insegne di nazionalità.
Comunque, piu di tante parole, contano le foto dei modelli che troverete pubblicate in questa galleria, spero vi possano interessare, buon modellismo a tutti.
Roberto “Target” Colaianni e-mail roberto.colaianni@alice.it |